Una scalata con i tempi giusti. Cercando di valorizzare le attese, ma soprattutto gli errori fatti in un percorso in cui la propria duttilità ha rischiato di diventare croce oltre che delizia. “Non guardo né stipendio né età”, aveva detto Claudio Ranieri nella conferenza stampa che inaugurava la sua seconda avventura a Cagliari. Un principio, che nella testa di Adam Obert si è fatto spazio fino a convincere proprio l’allenatore rossoblù a regalargli spazio quando le sfide dal sapore di playoff si sono presentate sul calendario.
Fiducia
Millesettecentoquattro minuti giocati, un minutaggio secondo solo a quello di Gabriele Zappa tra i difensori della rosa rossoblù. Un dato costruito soprattutto sulla capacità di occupare in campo diverse zone della retroguardia, tra la zolla centrale e quella della corsia sinistra. Obert già nel proprio impatto con la Serie A della scorsa stagione aveva fatto intravedere buone potenzialità, sia fisiche che tecniche. Qualità che avevano convinto prima Walter Mazzarri e che poi a fine stagione hanno spinto il club a puntare su di lui, confermando così almeno in parte l’intenzione di ringiovanire la rosa. Mettendo anche in conto possibili errori di gioventù che alla lunga però avrebbe potuto pagare. Passi falsi che sono arrivati, come in occasione della doppia ammonizione nella gara di andata con il Benevento, del rigore concesso contro la Ternana o l’errore di lettura nella gara di Frosinone condiviso con Carboni in occasione della prima rete ciociara nella partita di fine novembre. Episodi che tuttavia non hanno abbattuto il giovane slovacco, diventato con il tempo un trait d’union tra la gestione Liverani e quella Ranieri.
Passaggio
Il ritorno in Sardegna di Ranieri ha avuto come primo obiettivo quello di rimettere insieme i pezzi di una difesa che non aveva mai trovato le proprie sicurezze. Costretta quasi ad adattarsi ai dogmi tecnici e tattici della precedente guida, la retroguardia ha lavorato per ritrovare solidità di idee e concretezza nei modi. Idee che hanno inizialmente tenuto lontano dal campo Obert, per caratteristiche l’elemento più adatto al gioco voluto da Fabio Liverani, e anche per questo nell’undici iniziale nelle ultime cinque gare con il tecnico ex Lecce in panchina. Tuttavia, il tempo di apprendimento della nuova filosofia è stato ristretto. Sia per meriti dello stesso Obert, che per quanto vissuto da Dossena e compagni. Il necessario tempo di recupero per Goldaniga e le incertezze sulla corsia sinistra, tra i dubbi di Azzi e le difficoltà di Barreca a trovare ritmo con il campo, hanno infatti favorito la risalita delle quotazioni dell’ex Primavera. Che a partire dalla gara di ritorno con il Benevento ha giocato sei partite sulle otto totali da titolare, tre da centrale e altrettante da esterno mancino nella difesa a quattro, conquistando specialmente il campo dal primo minuto nelle ultime due uscite contro Reggina e Sudtirol. Un segnale non da poco lanciato da Ranieri, con il classe 2002 preferito sia a Edoardo Goldaniga che a Giorgio Altare in match dal peso specifico in chiave playoff. A favore dello slovacco, sono tornate quelle qualità e sicurezze nella prima costruzione più evidenti rispetto ai compagni di reparto, sia nel fraseggio corto che nei cambi di gioco. Ma a dar manforte è stata anche un’attenzione accresciuta in fase difensiva, dato non trascurabile per la solidità delle fondamenta viste da Ranieri come un aspetto imprescindibile.
Giovane, ma ormai sicuro, tanto da essersi guadagnato anche la chiamata con la Nazionale maggiore della Slovacchia. Adam Obert sembra ormai aver convinto il tecnico romano delle proprie potenzialità e si candida a diventare protagonista nella fase più calda di una stagione in cui il Cagliari crede ancora fortemente di poter raggiungere la Serie A.
Matteo Cardia
