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Mattia Felici durante Milan-Cagliari | Foto Valerio Spano

Cagliari | Dribbling e assist con il sorriso: Felici, elogio della semplicità

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Dallo stadio “Druso” di Bolzano alla Scala del Calcio. Da Köfler a Calabria, da Tait a Fofana. In poco meno di dodici mesi la vita di Mattia Felici è cambiata tanto. Dai campi difficili della Serie B, cercando di trascinare a un’improbabile salvezza la matricola Feralpisalò, all’esordio da titolare a San Siro con la maglia del Cagliari, davanti a oltre 70mila spettatori di cui oltre 600 pronti a spellarsi le mani per le sue fughe sulla fascia sinistra.

Sorpresa
Lo scorso 13 gennaio 2024 Felici era in campo nell’1-0 tra Sudtirol e Feralpisalò, di fronte a oltre 3mila spettatori. Un paio di sgasate delle sue, con tanto di tunnel al difensore avversario prima di andare a concludere con il destro a giro sul secondo palo. Sarà pure cambiato il contesto, ma non il suo modo di affrontare ogni partita: andatura caracollante, sfrontatezza nell’uno contro uno e quell’innata capacità di far sembrare semplice la giocata difficile, frutto spesso dell’intuizione del momento. Contro il Milan il classe 2001 di San Lorenzo ci ha messo un po’ prima di entrare in partita. “Finora San Siro l’avevo visto solo in tv, quando lo vedi dal campo sembra ancora più grande e non capisci dove finisca…”, ha detto sorridendo in sala stampa al termine del match contro i rossoneri. Nella prima mezz’ora sembrava che dovesse prendere le misure a uno degli stadi più iconici di tutto il mondo, lui che fino allo scorso luglio aveva vissuto la sua carriera tra Serie C e la cadetteria. Più volte, in quei 30 minuti scarsi, lo si è visto sbracciarsi verso la panchina rossoblù: quasi insofferente per come stava andando il match, con il Milan a fare la partita e il la squadra di Nicola abbottonata e cortissima per non lasciare spazi agli esterni offensivi di Conceicao. Anche Felici è stato costretto a un surplus di attenzione difensiva, in soccorso del solido Obert che dalla sua parte aveva a che fare con un certo Pulisic. Poi, quasi all’improvviso, la gara dell’ex Feralpisalò è cambiata. Appena il Cagliari ha iniziato a tirare fuori la testa dalla trincea, le doti atletiche e tecniche dell’esterno romano sono state lo strumento perfetto per mettere in difficoltà la difesa rossonera.

Sfacciataggine
Mal di testa da Felici? Chiedere a Calabria e Fofana: il numero 97 rossoblù ha ripetutamente puntato l’avversario diretto, come dimostra il dato Opta sui dribbling: il 75% di quelli tentati è andato a buon fine (3, la metà esatta del dato dell’intero Cagliari, 6) ma, soprattutto, la piacevole sensazione di essere pressoché illeggibile dalla difesa milanista. Il modo in cui l’esterno romano va via a Fofana prima di servire l’assist dell’1-1 a Zortea è esemplare. Tocco ad allungare la palla poco prima dell’intervento dell’avversario e corpo a scappare dall’altra: uno di quei giochetti che si imparano da bambini che però, quando si diventa adulti, spesso si mettono da parte in un calcio sempre più agonistico e c’è poco spazio per questo tipo di giocate. Lo stesso tipo di dribbling tentato (e riuscito) nel primo tempo su Calabria (al 37’), prima di essere poi steso da Tomori. Ma la spontaneità è la forza di Felici, l’elemento che lo rende unico nella rosa del Cagliari. Forse anche più di Luvumbo, che punta più sull’esplosività e sulla corsa per sfuggire ai difensori avversari. L’ex Feralpisalò invece è uno “da colpo di genio”, da giocata estemporanea. Solo un miracolo di Maignan gli ha negato la gioia del primo gol con la maglia del Cagliari con un destro a giro diretto da sinistra verso destra sotto l’incrocio dei pali, calciato dopo un pregevole controllo di tacco sulla sventagliata di Makoumbou. “Mi sono divertito oggi, non sento pressioni particolari: amo giocare a calcio e cerco di farmi valere”, ha detto ancora Felici nel post-partita.

Lecce nel destino
L’elogio alla semplicità, insomma: in un calcio che diventa sempre più codificato e dogmatico, calciatori “all’antica” come Felici non possono che fare bene. Specie in questo Cagliari, che ha un grande bisogno di uomini in grado di spaccare (o “determinare”, come suol dire Nicola) le partite. In attesa di recuperare appieno il talento di Gaetano e di reinserire l’acciaccato Luvumbo, il 23enne di San Lorenzo è l’uomo giusto per questo compito. Il suo inserimento in Prima squadra è stato forse più lento del previsto, ma lui è stato bravo a farsi trovare pronto nel momento in cui servivano imprevedibilità e fantasia. Intendiamoci, il lavoro da fare per il numero 97 rossoblù è ancora tantissimo. Così come per il Cagliari, che contro il Lecce è chiamato a confermare quanto di buono prodotto tra Monza e Milano. Un incrocio non banale per Felici, che con la maglia giallorossa si è fatto le ossa in Primavera e fino all’esordio in Serie B – 2018-19, era il Lecce di Liverani e Mancosu – e in Salento è diventato calciatore professionista. I rossoblù hanno bisogno di continuità, così come l’esterno romano. In un incrocio di destini in una storia, però, che non è strana come quella cantata dal concittadino di Felici Francesco De Gregori nella sua “Il bandito e il campione”(celeberrimo brano ispirato alla storia del ciclista Costante Girardengo e del bandito Sante Pollastri) ma assolutamente genuina e, soprattutto, ancora tutta da scrivere.

Francesco Aresu

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