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Cagliari, difficoltà e futuro: quanto pesa l’assenza di Prati nella mediana di Nicola?

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Il più giovane della rosa e allo stesso tempo il più decisivo. Non in chiave realizzativa, non tanto per le qualità in costruzione, ma per il suo ruolo da equilibratore che copre la zona mediana del campo e che migliora l’apporto di chi gli sta intorno. Matteo Prati è il classico esempio di un’assenza che pesa molto di più di quanto si potesse immaginare. In un Cagliari che, da quando il ravennate è uscito contro il Lecce dopo il duro intervento di Dorgu, ha perso non solo le due partite contro Napoli ed Empoli, ma anche la stabilità del centrocampo. Dettaglio confermato, nonostante la vittoria, anche da diversi momenti di difficoltà nella sfida di Coppa Italia contro la Cremonese.

Nodo tattico

Il Cagliari di Davide Nicola ha messo in mostra un problema che è diventato una costante nelle ultime tre gare tra campionato e coppa. Volendo trovare una metafora per descriverlo, i rossoblù sono una sorta di ciambella, ben presenti sugli esterni e nelle zone opposte del campo, ma con un buco al centro. Non tanto di presenza, quanto di attenzione e gestione dei momenti. La pressione alta uomo su uomo lascia praterie agli avversari una volta saltata, sia sulla trequarti che in mediana – dunque in entrambe le fasi – il Cagliari non appare in grado di coprire bene la zona nevralgica. Pagando quindi in costruzione bassa e alta, pagando soprattutto in filtro ed equilibrio. E non è più una coincidenza che le difficoltà in questo aspetto siano cresciute esponenzialmente dal secondo tempo contro il Lecce in poi. Nonostante la superiorità numerica contro i salentini, nonostante le tante occasioni sprecate contro il Napoli, nonostante la vittoria contro la Cremonese. Gli avversari giocano come il gatto con il topo, aspettano il calo fisico di Deiola e compagni per poi attaccare centralmente con verticalizzazioni rapide la difesa. Lasciata spesso allo sbando. Un problema nelle transizioni rapide che si riflette anche nel recupero palla, quindi non solo in quelle negative ma anche in quelle positive. Un problema che si è appunto acuito non appena è venuto a mancare Prati, il giocatore che nella rosa di Nicola rappresenta l’unico in grado di mantenere la posizione con intelligenza tattica e letture di situazioni e momenti delle gare. Quando da avversario si era presentato alla Unipol Domus con la maglia della Spal, Prati aveva fatto strabuzzare gli occhi del presidente Tommaso Giulini, di Claudio Ranieri e dei tifosi rossoblù per la personalità nel chiedere il pallone in costruzione e, soprattutto, per il lancio in diagonale che portò alla rete del momentaneo pareggio firmata da Celia. Dando l’idea di essere di fronte a un regista che, nel lungo termine, potesse ripercorrere le orme di Luca Cigarini – per restare nell’ambiente del Cagliari recente. Una sorta di Andrea Pirlo in pectore, fatte le dovute proporzioni, con le aspettative diventate subito enormi non appena prelevato nell’estate del 2023 dalla Spal vincendo una corsa serrata con il Palermo.

Assenza che pesa

Tra i pregi di Prati sicuramente quello di aver fatto dimenticare quanto scritto sulla propria carta d’identità: data di nascita 28 dicembre 2003. Pretendere da un ragazzo che ancora deve compiere 21 anni di essere già pronto e costruito appare una forzatura, a maggior ragione se all’età anagrafica si aggiungono i dati relativi alle presenze. La prima stagione in A più l’inizio dell’attuale raccontano di 29 partite, alle quali aggiungere quella in Coppa Italia contro il Cittadella dello scorso agosto. In Serie B con la maglia dei ferraresi le presenze furono 20, che portano ad appena 51 totali da professionista considerando l’unica in Serie C con la maglia del Ravenna. Insomma, una scalata vertiginosa dalla D alla massima serie, con un hype forse esagerato e con l’attenzione verso le sue qualità di costruttore che hanno messo da parte il suo vero pregio. I dati dei portali fbref e scoutingstats, infatti, dicono che nella rosa del Cagliari le caratteristiche dei centrocampisti sono diverse, c’è chi eccelle nella cosiddetta “ball retention” (la squadra mantiene il possesso dopo un suo passaggio) e nel “progressive passing” (passaggi che aiutano la squadra ad avanzare) come Antoine Makoumbou e chi nella “chance creation” (creazione di occasioni) e nel “progressive carrying” (conduzione palla al piede che aiuta la squadra ad avanzare) come Razvan Marin, o ancora chi come Alessandro Deiola è in una zona media in diverse caratteristiche senza esaltarsi in nessuna. In questo contesto Prati rappresenta un unicum, perché è l’unico tra i centrocampisti rossoblù che si eleva nella “ball recovery” o, più semplicemente, nel recupero palla. A ciò si possono aggiungere anche altri dati, come quelli che lo vedono in alto nella classifica degli ultimi 365 giorni tra i mediani di pari caratteristiche nei cinque principali campionati europei: tackle nella zona centrale del campo (81 percentile), dribbling fermati (78 percentile), percentuale di dribbling fermati con successo rispetto a quelli provati contro di lui (85 percentile) e anche il 67 percentile nei passaggi intercettati. Insomma, se la sua assenza ha dato la sensazione di non essere la chiave delle difficoltà, le statistiche dicono esattamente il contrario e mostrano un Prati differente dalle attese, più decisivo come filtro che (solo) come costruttore. Per questo motivo Nicola attende con ansia il suo ritorno, ancora in dubbio in vista di Parma. Con Prati che lavora sempre in differenziato, vittima della durezza dell’intervento di Dorgu e di un recupero più lento delle attese. Un infortunio che gli ha fatto perdere anche la nazionale Under 21 nel quale è centrale, in attesa di proseguire la scalata anche in azzurro e di una nazionale maggiore che potrebbe arrivare in un futuro nemmeno troppo lontano. Ma per la chiamata di Luciano Spalletti c’è tempo, prima la priorità è tornare a comandare il centrocampo del Cagliari per rimettere ordine e puntare alla salvezza.

Matteo Zizola

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