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Cagliari | Dati su, classifica giù: il gol che manca è solo un problema di singoli?

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Un solo gol segnato in cinque partite, diretta conseguenza i due punti frutto di due pareggi prima delle tre sconfitte consecutive che hanno relegato il Cagliari in fondo alla classifica. Il tutto nonostante il primo posto nell’intera Serie A alla voce tiri effettuati (85) e il dato degli expected goals che parla di 6.6 reti attese contro l’unica di Piccoli effettivamente realizzata per gentile concessione della difesa del Como.

Tra dati e realtà

I rossoblù di Davide Nicola sono anche in testa nella graduatoria dei legni, ben sei in questo inizio di stagione. Con la gara di Coppa Italia contro la Cremonese che ha confermato il trend tra il palo colpito da Viola e le diverse occasioni mancate, su tutte quella di Luvumbo a tu per tu con il portiere dei grigiorossi Saro. Sfortuna? Imprecisione? Entrambe ragioni valide, ma che non raccontano tutto ciò che c’è dietro i dati. A partire proprio dagli expected goals e dai tiri effettuati. Perché non conta solo il dato numerico nudo e crudo, ma piuttosto la sua interpretazione. Il Cagliari, infatti, ha sì raccolto in termini di gol meno di quanto creato, ma il come e il quando ha una valenza che non si può trascurare. Partendo ad esempio dall’ultima sconfitta in Serie A contro l’Empoli, con gli expected goals che parlano di una squadra che avrebbe dovuto mettere a segno una rete, ma che non segnalano come tutte le occasioni propizie per trasformare l’attesa in realtà siano arrivate dopo il doppio vantaggio dei toscani. Così come la trasferta di Lecce recita un dato di quasi 2 reti “virtuali”, ma senza considerare l’inferiorità numerica dei salentini arrivata poco prima della fine del primo tempo. O ancora l’1,4 di expected goals contro il Napoli, con un Cagliari che avrebbe sì meritato il pareggio fino al raddoppio degli ospiti, ma il cui successivo crollo non può cambiare quanto venuto fuori dal campo in tutti i novanta minuti. Le statistiche, insomma, sono una chiave di lettura, ma non possono essere l’unica e soprattutto non può essere messa da parte la loro interpretazione. Momenti della partita, evoluzione del risultato, situazioni di gioco: tutti aspetti che spostano il discorso al di là dei meri numeri.

Serenità, ma…

Nicola dal canto suo, come ripetuto più volte davanti ai microfoni, non guarda la classifica. Però sì osserva con attenzione i dati, mette l’attenzione su un Cagliari che deve lavorare, ma che probabilmente ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato e fa spallucce sul tema del gol che non arriva. Avendo ragione quando sottolinea che se le occasioni non mancano le difficoltà sono diverse – e per certi versi inferiori – rispetto a ciò che sarebbe se i gol non arrivassero per assenza di opportunità. Una valutazione alla quale vanno aggiunti altri fattori, ossia il tipo di opportunità create. Tiri dalla distanza con Marin, colpi di testa ravvicinati – Gaetano, Piccoli e non solo – e le parate di Falcone a Lecce. Le imprecisioni nella finalizzazione e nelle scelte di Luvumbo, i calci piazzati che non hanno portato dividendi al contrario dei gol subiti da situazioni identiche e nonostante una crescita della rosa alla voce fisicità rispetto al passato. Insomma, anche le occasioni vanno tarate su un gioco che ha avuto alcune fiammate, ma non ancora né lineare né creativo, non nel senso di fantasia quanto in quello di appunto creare con continuità. Tante conclusioni verso la porta (ma non nello specchio) ed expected goals superiori a quelli reali, due dettagli che non possono solo ricadere sulle qualità dei singoli e sui loro difetti, presunti o effettivi che siano. Perché, in fondo, andando a rivedere le prime cinque giornate è difficile ricordare occasioni clamorose fallite dai vari Piccoli, Luvumbo, Pavoletti e Lapadula, fermati a volte dal portiere in giornata di grazia e altre da palloni non esattamente facili da trasformare in gol. Al di là dei numeri che nel lungo termine potrebbero restituire quanto non raccolto oggi – almeno secondo Nicola – l’allenatore rossoblù non dovrà solo lavorare sui singoli del reparto offensivo o sull’apporto realizzativo di centrocampisti e difensori, ma anche se non soprattutto su un gioco che rimetta al centro tecnica e creazione di opportunità nitide e non solo corsa e volontà. Partendo da Parma, forse la squadra migliore da affrontare nella situazione attuale per caratteristiche e per libertà lasciata agli avversari.

Matteo Zizola

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