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Cagliari | Dall’Isola al Ghana: Sulemana e un futuro da punto fermo

Ibrahim Sulemana realizza il gol del pari in Cagliari-Hellas Verona | Foto Luigi Canu
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Era il 1963 e il Ghana, indipendente da soli sei anni, organizzava la quarta Coppa d’Africa nella storia e la vinceva. Nasceva allora il mito delle Black Stars, che il presidente ghanese Kwame Nkrumah vedeva come uno strumento per rinforzare il processo di integrazione nazionale ma anche come mezzo per diffondere le proprie idee panafricaniste. Da allora sono passati avvenimenti politici e sportivi, tra cui altri tre successi, l’ultimo però risalente al 1982. In una parabola che ha visto il periodo florido tra il 2010 e il 2020 come un picco che poi ha trascinato la selezione africana fino al punto più basso toccato nell’ultima Coppa d’Africa, con l’uscita dalla prima fase del torneo e le conseguenti proteste degli appassionati alla ricerca di nuove risposte, tra gli uomini in dirigenza e in campo. Una richiesta, almeno in parte, esaudita. Anche con la convocazione di Ibrahim Sulemana, uno dei volti delle nuove Black Stars. Coronando così un processo di crescita con il Cagliari che ha convinto anche il ct Otto Addo a chiamarlo per le prossime due sfide di qualificazioni ai Mondiali del 2026.

Processo

Sfruttando la macchina del tempo e tornando indietro all’8 ottobre scorso sarebbe difficile immaginare l’esito descritto prima. Cagliari-Roma, 4-1 il risultato finale di una ottava giornata di campionato complessa. Con Sulemana in mediana a soffrire gli inserimenti romanisti, un giallo arrivato nei primi minuti e un rosso rischiato in almeno due situazioni. E l’insicurezza con il pallone tra i piedi a completare un bilancio con il segno meno, certificata dal richiamo in panchina al 39’ del primo tempo. Era iniziato così un periodo difficile per il classe 2003, giunto in Sardegna come primo acquisto della precedente campagna acquisti. Cinque partite di fila senza giocare un minuto, con l’arrivo delle prime due vittorie in campionato dei rossoblù senza il suo contributo che avrebbero potuto far scattare qualche pensiero negativo di troppo nella testa di un ventenne. Il risultato invece è stato contrario, con la mano di Ranieri a muovere i fili di una gestione rivelatasi giusta nel lungo periodo. Oltre al contributo del caso a dare una mano, quando contro la Lazio il tecnico romano dopo l’espulsione di Makoumbou aveva bisogno di due larghi polmoni in mezzo al campo. Una prova dai pochi fronzoli, quella cioè necessaria per riprendere fiducia malgrado la sconfitta. Dall’Olimpico è partita una rincorsa che ha portato il mediano ghanese ad avere minuti in campo, da titolare o da subentrato, sette volte su nove. Con il gol contro il Frosinone e soprattutto la prova con il Bologna del 14 gennaio a mostrare definitivamente i passi in avanti compiuti. Dopo la gara con i felsinei, quella con il Torino poteva essere un altro palcoscenico ideale in un giorno speciale per il Cagliari dopo la morte di Riva. La caviglia però ha scricchiolato interrompendo il funzionamento di un ingranaggio ormai ben oliato. Uno stop diverso rispetto a quello volontariamente deciso da Ranieri e che per sette partite ha fatto capire quanto potesse essere importante avere il nativo di Sunyani tra le opzioni disponibili. Poi però, come nelle storie più classiche è arrivato il ritorno contro quel Verona che l’aveva lasciato partire e che si è visto raggiungere nel suo punteggio da un destro da fuori area. L’incipit di una parte finale di annata in cui il protagonismo è diventato evidente. Prima contro l’Atalanta nell’arginare Koopmeiners e successivamente a San Siro contro l’Inter. Un racconto terminato con la sfida del Mapei Stadium a Sassuolo, con la nave traghettata fino al porto della salvezza grazie anche al suo badare maggiormente alla quantità nella seconda frazione.

Aspettative

Che gli alti e i bassi avrebbero potuto fare parte del percorso di Sulemana probabilmente era stato messo in conto. Anche se quella in Sardegna era la seconda stagione in A, dopo l’esordio con il Verona compreso di spareggio per mantenere la massima serie giocato da titolare. Servivano tempo, pazienza, compiti chiari e una mentalità dello spogliatoio diversa per rendere il terreno più fertile e permettere così l’inizio della maturazione del giocatore. La crescita ha portato alla prima chiamata in nazionale del nuovo corso del Ghana di Otto Addo, tornato sulla panchina delle Black Stars nello scorso maggio e che nei suoi trascorsi nello staff del Borussia Dortmund ha lavorato a lungo con i più giovani. Motivo per cui la convocazione del centrocampista del Cagliari potrebbe essere la prima di diverse. Tanto passerà da quello che dirà una prossima stagione in cui il Cagliari punterà sui giovani di proprietà, come definiti dal presidente Tommaso Giulini. Un’annata dove Sulemana, così come Prati, potrebbe avere ulteriori responsabilità in mezzo al campo. E in cui avranno un peso quelli che si sono mostrati i miglioramenti necessari, soprattutto con il pallone tra i piedi, per diventare un centrocampista ancora più versatile. E diventare così una certezza del futuro del Cagliari, oltre che di un Ghana che cerca nuove risposte.

Matteo Cardia

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