Esistono appellativi che possono passare dall’avere un significato negativo all’esatto opposto. Dipende dal contesto, dalle situazioni, da tutto ciò che circonda il protagonista. Claudio Ranieri non ha mai amato quando i media inglesi lo definivano “The Tinkerman”, soprannome con accezione tutt’altro che positiva cancellato con un colpo di spugna dalla Premier League vinta con il Leicester. E ora, a Cagliari, il tecnico testaccino può far diventare quello che sembrava un difetto come il suo miglior pregio.
Nuovo corso
“Un allenatore che sperimenta continuamente attraverso cambi tattici o di giocatori di partita in partita”. Questa la definizione del termine inglese Tinkerman che, oltremanica, è stato di fatto a lungo sinonimo di Ranieri. Proprio Sir Claudio ebbe modo di spiegare le ragioni del soprannome: “Quando arrivò Abramovich al Chelsea avevamo tantissimi soldi, ma fu solo alla fine del mercato che cominciammo a fare tutto. A quel punto comprammo qualcuno ogni giorno ed era importante per me metterli insieme pur se la stagione era già iniziata. Fu lì che mi chiamarono The Tinkerman perché cambiavo spesso, ma quando arrivano continuamente nuovi giocatori devi capire come si inserirli nella squadra”. Una situazione per certi versi simile a quella che Ranieri ha trovato a Cagliari, con le dovute differenze. Il suo ritorno in Sardegna a gennaio, infatti, coincide con un mercato che obbliga la società rossoblù a rivedere quanto fatto in estate, con un conseguente andirivieni che porterà uscite – necessarie sia dal punto di vista tecnico che economico – che entrate. E Paulo Azzi, prossimo alla firma dopo il trasferimento dal Modena – sembra essere la cartina di tornasole del nuovo corso. Quello di un Cagliari che passa dall’integralismo tattico delle ultime stagioni – con un’eccezione nell’interregno di Leonardo Semplici – alla capacità di Ranieri di adattare di volta in volta tattica e principi di gioco.
Integralismo addio
Un filo conduttore lega quasi tutti i tecnici passati dal centro sportivo di Assemini da quando Tommaso Giulini è diventato presidente. Fin dal primo, Zdenek Zeman, arrivando all’ultimo, Fabio Liverani, il trait d’union è stato un certo integralismo tattico sia nei numeri che nei principi. Il 4-3-3 del boemo, il passaggio a un Massimo Rastelli più flessibile, il 3-5-2 di Diego Lopez, il rombo di Rolando Maran – con il trequartista sempre e comunque con l’adattamento degli uomini al modulo e non viceversa – e ancora il 4-3-3 di Eusebio Di Francesco, il 3-5-2 di Mazzarri fino ad arrivare al 4-3-3 di Fabio Liverani. Tutti allenatori con un credo ben specifico, abbandonato in itinere vittime di risultati poco soddisfacenti e di una rosa quasi mai cucita sul vestito tattico conosciuto, morti sportivamente non con le proprie idee ma bensì dopo modifiche sostanziali rese necessarie dagli eventi. L’eccezione che ha confermato la regola arrivata con la salvezza targata Semplici, calcio scolastico e senza un integralismo di base ma più improntato allo sfruttamento del gruppo per le caratteristiche a disposizione piuttosto che il piegare i giocatori alla propria filosofia. Ranieri, d’altronde, lo ha ribadito nella conferenza stampa di presentazione, quando ha detto che “io non ho moduli, li ho usati tutti. Non ho uno schema preordinato, spesso bisogna cambiare al volo per sorprendere l’avversario, poi a volte sbagli però questo è il calcio”. The Tinkerman, appunto, ma non come critica, bensì come ventata d’aria fresca in un ambiente come quello rossoblù piegato troppo spesso nelle ultime stagioni a un integralismo tattico e filosofico che i fatti hanno descritto come controproducente.
Camaleontico
Le scelte sul mercato, dunque, più che sul 4-4-2 o 4-3-1-2 che sia sembrano orientate alla duttilità. Ruoli specifici sì, ma con giocatori capaci di interpretare in maniera diversa le diverse partite o anche una singola gara. Il primo innesto, Paulo Azzi, risponde proprio a questo nuovo corso. Reinventato esterno basso di sinistra da Attilio Tesser, ma con una lunga esperienza anche come esterno di centrocampo su entrambe la fasce, utile per la difesa a quattro ma anche come opzione in caso di passaggio al 4-4-2. Perché Ranieri punterà più sullo stile che sui meri numeri da lavagna tattica, più sui concetti che su uno schema precostituito. E per farlo avrà bisogno di chi può assecondarlo tra i giocatori già presenti in rosa e di innesti che possano percorrere senza difficoltà questa nuova strada. Per abbandonare l’integralismo e sfruttare al meglio il materiale a disposizione, in una rivoluzione che punta a riportare il Cagliari in alto in classifica. “Poi a volte sbagli, però questo è il calcio”.
Matteo Zizola