Sineddoche, ossia la parte per il tutto. Figura retorica che può essere utile per guardare all’ultima sfida del Cagliari contro la Juventus come esempio, dettagli che nella loro ripetitività spiegano a grandi linee cosa va e cosa non va nella gestione tattica dei rossoblù di Claudio Ranieri. Soprattutto nel primo caso, gli aspetti negativi, la costante è quella di una squadra che ha difficoltà chiare alla voce palle inattive e, spesso, nella gestione della fase di possesso in uscita.
Fermi da fermo
Un attaccante da 15 gol a stagione, così s’intitola il libro di Gianni Vio sull’importanza delle palle inattive. Passato fugacemente dalla Sardegna come collaboratore di Walter Zenga – senza però praticamente mai essere di fatto parte del Cagliari causa problemi personali – Vio è da sempre riconosciuto come il massimo esperto alla voce calci da fermo. E l’importanza sia in positivo che in negativo delle palle inattive è diventata chiara nelle ultime uscite dei rossoblù in Serie A. Un aspetto da migliorare nella fase difensiva e in crescita in quella offensiva. La sconfitta contro la Juventus, d’altronde, è un riassunto perfetto. Tre gol, tutti arrivati da calcio da fermo. E, nel caso degli uomini di Ranieri, sono diversi i dettagli che si sono ripetuti ancora una volta. Mancanza di concentrazione, piazzamento, ma anche una sorta di differenza fisica che viene pagata nelle situazioni di palla inattiva. Il Cagliari, infatti, manca sostanzialmente di giocatori adatti a contrastare nel gioco aereo: tolti i difensori centrali e, quando presenti, Pavoletti e Petagna, nella rosa a disposizione di Sir Claudio sono pochi gli elementi che spiccano per fisicità e abilità nelle palle alte. Non gli esterni, non i centrocampisti – escluso Deiola – non l’attacco leggero spesso utilizzato da Ranieri.


Prima contro il Bologna, con l’errore di Radunovic a completare il quadro. Poi contro il Milan con la disattenzione sul corner corto. Quindi lo svantaggio immediato contro la Fiorentina, punizione dalla trequarti esterna e lato più lontano rimasto scoperto. Tanto che anche contro il Genoa soltanto la traversa aveva evitato la rete di Vasquez in un’occasione simile al gol subito al Franchi. E, forse per questo motivo, contro la Juventus è arrivato un errore figlio del tentativo di correggere il passato. La costante resta, quella di un Cagliari che ha difficoltà evidenti a non concedere occasioni su determinate situazioni di palla inattiva. Di fronte ai bianconeri, ad esempio, il gol del momentaneo 1-0 firmato da Bremer arriva con il brasiliano lasciato libero fin dal principio. Augello si concentra sulla copertura del lato più lontano nonostante sia uomo in più, perdendo di fatto la visione d’insieme e la maggiore pericolosità di Bremer. Dossena, probabilmente il più adatto in campo per contrastare l’ex Torino, guarda solo il pallone lasciandosi sfilare alle spalle il centrale bianconero. Una sorta di coperta corta che per riscaldare una zona della difesa finisce per raffreddarne un’altra e viceversa.
Contro la Juventus è arrivata anche la prima rete subita su azione di calcio d’angolo a sfavore. In precedenza c’era stata quella contro il Milan, ma non su tiro diretto verso l’area di rigore rossoblù, ma con un’azione leggermente più elaborata. In ogni caso un altro gol preso non tanto per disattenzione nel piazzamento collettivo, quanto per la poca reattività individuale.


Simile alla rete subita contro l’Udinese in Coppa Italia, ma con una discriminante negativa ulteriore a rendere il 2-0 di Rugani ancora più difficile da digerire per Ranieri. Makoumbou a uomo sull’ex di turno, mentre Augello è uno dei difensori che marca a zona e che avrebbe dovuto essere pronto per supportare eventuali mancanze di uno dei compagni. Il centrocampista franco-congolese perde di vista Rugani, mentre l’ex Sampdoria non è pronto nell’accorciare e contrastare il centrale bianconero. Situazione che evidenzia una carenza già vista contro il Milan – pur se in una giocata leggermente differente – e che per certi versi ricorda quelle dei calci di punizione dalla trequarti diretti al lato opposto. E che aggiunge un ulteriore dettaglio alla mancanza di specialisti difensivi sulle palle inattive nella rosa a disposizione di Ranieri.
Tocco in più
Caratteristiche tecniche, deficit, movimenti senza palla. Tutti elementi che creano difficoltà al Cagliari quando arriva il momento di costruire, soprattutto partendo dalla gestione del pallone da parte della difesa. Vero è che il possesso palla non è arma utilizzata da Ranieri, gioco diretto e verticalità , ma anche seguendo le linee guida di Sir Claudio spesso e volentieri i rossoblù sono apparsi farraginosi e poco fluidi. L’innesto nell’undici titolare di Prati ha senza dubbio cambiato almeno in parte il volto del Cagliari in questi aspetti, ma intorno all’ex Spal restano criticità da risolvere sia con la consapevolezza che con una mentalità più costruttiva. Tanto che proprio il giovane regista-mediano ravennate, al netto della voglia di dare sempre l’opzione di giocata ai compagni, è risultato anche contro la Juventus ignorato o saltato dai compagni in fase di possesso. O, peggio, la perdita del giusto tempo di gioco ha fatto sì che il suo liberarsi non fosse sufficiente, con gli avversari pronti ad accorciare grazie al ritardo nel servirlo.

Makoumbou che, pur se in netto miglioramento, esegue ancora quel tocco in più che rallenta la manovra. Gli esterni e i centrali di difesa che hanno bisogno del controllo di troppo prima di alzare la testa e trovare la soluzione giusta. Un esempio quanto successo a Torino quando è arrivata l’occasione per Chiesa da distanza ravvicinata, in una giocata che si è vista anche in altri momenti della sfida. Perché i singoli rossoblù, quando chiamati a gestire il pallone, appaiono spesso in difficoltà nel sapere cosa fare prima di ricevere la sfera, perdendo tempi di gioco e permettendo agli avversari – a maggior ragione se più intensi e tecnici – di chiudere gli spazi. Nella situazione specifica Zappa ha tre opzioni di uscita: quella verticale verso Jankto – o alle sue spalle – oltre a quella orizzontale ma rischiosa su Makoumbou e, infine, quella su Prati centralmente. La lentezza nella gestione del possesso porta la Juventus ad avere la possibilità di chiudere gli spazi e a Miretti di poter controllare ben due delle tre opzioni, sia quella orizzontale che quella alla ricerca del regista. Il risultato è che da un lato si corrono rischi nel voler giocare palla a terra, dall’altro la scelta semplice del lancio lungo regala spesso un nuovo possesso – con il Cagliari fuori posizione – agli avversari di turno.
Il Monza, prossimo avversario dei rossoblù domenica 26 novembre alle 12 e 30 alla Unipol Domus, è una squadra che è ormai stabilmente nella parte sinistra della classifica e che si caratterizza per un calcio moderno, fatto sia di possesso che di pressione alta, di verticalità e triangolazioni rapide, oltre che di abilità nelle palle inattive. Tutti elementi che vanno a stimolare gli aspetti negativi del Cagliari, anche di quello in miglioramento visto nelle ultime settimane. Per questo l’attenzione dovrà essere massima, correggere gli errori del passato doveroso, puntare sugli aspetti positivi altrettanto. Perché se da un lato i rossoblù hanno pecche che si ripetono – e sulle quali Ranieri avrà sicuramente lavorato durante la sosta – dall’altro hanno anche mostrato un’evoluzione positiva fatta di gol – 9 nelle ultime quattro giornate contro i 3 delle precedenti 8 – e di una duttilità tattica non più a contrastare le peculiarità altrui, ma piuttosto per provare a esaltare le proprie.
Matteo Zizola














