Dilidin Dilidon o, nella versione di Leicester, Dilly ding dilly dong. Una campanella che sveglia un intero ambiente, una campanella che è sinonimo di Claudio Ranieri. Dopo giorni che sono sembrati eterni come la sua Roma, Sir Claudio e il Cagliari hanno trovato la strada comune e il tecnico di Testaccio è il nuovo allenatore rossoblù. Dal primo gennaio 2023, anno nuovo vita nuova, un ritorno dopo oltre trent’anni che ha acceso la città e portato rinnovato entusiasmo. Dilidin Dilidon, però, vale anche per il prossimo futuro, quello chiamato Cosenza lunedì 26 dicembre.
Risveglio
L’attesa per il secondo matrimonio sardo di Ranieri ha messo da parte quanto accaduto negli ultimi mesi e, soprattutto, quanto dovrà giocoforza accadere tra meno di 72 ore. Il sogno ha cancellato gli incubi, quelli chiamati classifica, Serie B e tre punti da prendere senza se e senza ma. E senza l’allenatore che sarà il condottiero una volta che si entrerà nel nuovo anno, mettendosi alle spalle un 2022 che definire sotto le aspettative sarebbe riduttivo. A scaldare per una sola gara la panchina della Unipol Domus sarà Roberto Muzzi, altro romano di Morena, altro ex giallorosso ma dal cuore biancoceleste. Da Club Manager a manager del team in senso letterale, allenatore per un pomeriggio nel quale la vittoria non potrà mancare. Responsabilità non da poco per l’ex attaccante rossoblù che, assieme a Fabio Pisacane, dovrà riportare alla realtà giocatori e tifosi, la realtà fatta di una classifica che piange, di due vittorie nelle ultime tredici partite, della zona retrocessione diretta distante tre punti e quella playoff quattro. Dilidin Dilidon, appunto, ché ora c’è da giocare una gara fondamentale e i sogni devono lasciare spazio alle solide realtà.
Bum bum Cosenza
Muzzi, come d’altronde Sir Claudio, è tornato in Sardegna dopo numerosi anni. E nei suoi primi nuovi mesi rossoblù ne ha viste parecchie, soprattutto addii in serie, da Capozucca a Passetti arrivando a Liverani. Collante tra spogliatoio e società, questo il suo ruolo come Club manager, ora tocca a lui mettersi in prima fila e provare a dare una gioia sul campo dopo quella del ritorno di Ranieri lontano dal prato verde. Gli avanzi dopo la scorpacciata natalizia, questo rappresenta Santo Stefano, ma nessuna briciola potrà essere lasciata sul tavolo contro il Cosenza. Troppo importante per la classifica, ma anche per dare un minimo di spinta al nuovo tecnico una volta che si metterà in sella al cavallo rossoblù. L’ultima esperienza di Muzzi in panchina, peraltro, non è stata trascendentale per usare un eufemismo. Empoli, subentrato a Bucchi nel novembre del 2019, 10 partite con una sola vittoria contro l’Ascoli, cinque sconfitte – una in Coppa Italia – e quattro pareggi, quindi l’esonero nel gennaio del 2020 per far posto a Marino. Non uno score da ricordare, anzi, nella sua prima e unica volta da primo allenatore nel calcio dei grandi. Poi i ruoli fuori dal campo, prima quelli da assistente in Italia e all’estero, prima ancora il percorso nelle giovanili della Roma partito proprio quando Ranieri era tecnico della prima squadra della Capitale tra il 2009 e il 2011.
Priorità
La parola, dunque, passa come si suol dire al campo. Dopo la sbornia anticipata, un Natale arrivato presto per l’ambiente rossoblù. Contro il Cosenza dell’ex Larrivey, con il dubbio se Muzzi proseguirà sull’ultima strada tracciata da Liverani – il 4-3-1-2 da lui usato anche a Empoli – oppure se si inizierà già a preparare il tavolo per il futuro, ovvero per il 4-4-2 che Ranieri ha messo in mostra in tutte le sue ultime esperienze, Leicester e Premier League vinta incluse. Così come durante il ritiro in vista della sfida contro i calabresi chissà se si è puntato ancora verso lunedì sul gioco fatto di possesso palla e gestione orizzontale o se, al contrario, si punterà già sulla verticalità del mister di Testaccio. L’unica certezza è che mai come questa volta la priorità saranno i tre punti a prescindere dal come. Per non perdere l’entusiasmo raccolto nelle ultime ore e, soprattutto, per non perdere uno scontro salvezza che vale anche in vista della zona playoff. Il resto, poi, è un’altra storia da scrivere nel 2023.
Matteo Zizola