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Boris Radunovic durante Cagliari-Spal | Foto Luigi Canu

Cagliari, dai mugugni agli applausi: la cura Ranieri per Radunovic

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Secondo il principio dei vasi comunicanti un liquido contenuto in due o più contenitori collegati tra loro raggiunge in tutti i recipienti lo stesso livello. Una legge della fisica che se applicata al Cagliari può spiegare bene la crescita della difesa, con da una parte i centrali e dall’altra Boris Radunovic, contemporaneamente causa e conseguenza delle rispettive prestazioni.

Svolta

Come prima cosa abbiamo detto di migliorare la difesa e stiamo cercando di farlo“. L’obiettivo numero uno di Claudio Ranieri appena arrivato in Sardegna è stato quello di ridare sicurezza e solidità alla retroguardia. E, senza ombra di dubbio, il traguardo è stato raggiunto. Cinque reti subite in nove giornate, cinque gare con la porta inviolata dopo che nelle precedenti diciannove solo in quattro casi Radunovic non aveva raccolto palloni in fondo alla rete. Una delle quali nella sfida contro il Cosenza con Pisacane in panchina, ulteriore segnale del cambio di rotta sostanziale dopo l’esonero di Liverani. La metafora delle fondamenta, cara a Ranieri, è così ben espressa dai dati. “Le squadre di calcio sono come i palazzi: prima si fanno le fondamenta poi si va su. Stiamo dando delle certezze, prima di tutto facendo vedere che non vogliamo subire gol” le parole del tecnico rossoblù prima della sfida contro il Modena, unica gara dal suo arrivo nella quale il Cagliari ha subito più di una rete. A trarre beneficio dalla svolta sono stati i centrali difensivi, da Altare a Dossena arrivando a Goldaniga, ma anche se non soprattutto Radunovic. Il portiere serbo, infatti, dopo una prima parte di stagione con qualche alto e numerosi bassi, sembra aver raggiunto una continuità di rendimento che a un certo punto del campionato appariva utopia.

Da Ascoli all’Ascoli

La prossima battaglia sarà quella di venerdì 10 marzo alla Unipol Domus contro l’Ascoli. Proprio la gara d’andata contro i bianconeri rappresentò probabilmente il punto più basso dell’esperienza di Radunovic in Sardegna. Il rigore causato per il vantaggio bianconero e il secondo gol regalato da un suo pallone velenoso verso Barreca furono episodi fondamentali che misero peraltro a nudo tutti i problemi del calcio di Liverani. Titolare designato per il campionato cadetto dopo l’addio di Cragno, il serbo ha faticato e non poco a imporsi dopo tante stagioni da comprimario. Ventotto presenze, sempre nell’undici iniziale, contro le sedici totali delle precedenti tre stagioni: dalle dieci con la maglia della Cremonese nel 2018-19 alle tre con quella del Verona nel 2019-20 e del Cagliari nel 2021-22, con un intermezzo fatto di zero apparizioni con l’Atalanta nel 2020-21. Una storia che può spiegare i problemi nel trovare la continuità di rendimento, ma non solo. Perché il sistema di gioco di Liverani chiedeva al classe ’96 di Belgrado di partecipare alla costruzione della manovra dal basso – Ascoli, appunto – mentre con l’arrivo di Ranieri non vengono disdegnati, anzi, i lanci lunghi dalle retrovie per evitare qualsivoglia errore. Il miglioramento è stato così esponenziale, non tanto tra i pali dove Radunovic è stato sollecitato in maniera nettamente inferiore rispetto al passato, ma piuttosto nel dominio dell’area di rigore. Quel portiere timoroso che condivideva le paure nei sedici metri con i compagni della difesa ha dimostrato nelle ultime gare di avere una padronanza quasi totale dello spazio aereo. Una svolta nata dalla capacità della retroguardia di non regalargli brividi costanti, ma anche dalla mentalità del serbo che sembra essersi tolto di dosso ruggine e poca convinzione nei proprio mezzi. Vasi comunicanti, appunto, perché in fondo il miglioramento è dipeso in egual misura dalla tranquillità reciproca. Per Dossena e compagni sapere di avere alle proprie spalle un estremo difensore affidabile ha cambiato l’approccio, per Radunovic vedere un reparto che lascia poche occasioni semplici agli avversari ne ha aumentato la consapevolezza e l’audacia.

Il prossimo step sarà quello di farsi trovare pronto, perché per un portiere è più facile esaltarsi quando gli avversari portano pericoli con continuità, ma è più complicato farlo quando le conclusioni arrivano con il contagocce dopo lunghi tratti di riposo tra i pali. Radunovic ha dimostrato a Benevento e a Genova nel girone d’andata di essere in grado di salire in cattedra di fronte alla tempesta, mentre i limiti sono emersi quando le folate degli avversari sono state improvvise. In un finale di campionato con i playoff come obiettivo, con una difesa che lo aiuta a non ricevere assalti all’arma bianca, per il serbo sarà fondamentale farsi trovare preparato quando chiamato in causa. A maggior ragione se il campionato del Cagliari regalerà la coda per provare a raggiungere la Serie A, perché se una parata può fare una certa differenza nelle gare singole di un campionato, in quelle secche o andata e ritorno dei playoff può determinare il destino in maniera netta.

Matteo Zizola

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