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Claudio Ranieri e Gianluca Lapadula esultano dopo il gol del 2-0 alla Spal | Foto Luigi Canu

Cagliari, dai mugugni agli applausi: la cura Ranieri per Lapadula

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Da Sir a Sir, da Claudio a William, rapporto solido con vista promozione in Serie A. Ranieri e Lapadula, condottiero fuori dal campo e leader dentro, uno al servizio dell’altro in nome del gol. Rete dopo rete, il numero 9 del Cagliari trascina e incide, mentre l’allenatore si gode l’ennesimo centravanti plasmato e reso nuovamente letale.

Fiducia

Lapagol, il Bambino delle Ande e Sir William. Braveheart, cuore impavido, il secondo nome di battesimo dopo Gianluca occasione per un nomignolo nato a Pescara e trasportato fino al Perù. Sir, cavaliere, come Ranieri dopo la Premier vinta a Leicester, anche allora grazie a un numero nove decisivo e prolifico. Non il primo, non l’unico, in un rapporto binario tra giocatore e tecnico che va al di là della relazione professionale. Leader designato, Lapadula ha raggiunto la vetta della classifica marcatori, ma soprattutto ha scalato quella del rispetto dell’ambiente rossoblù. Non solo nello spogliatoio, ma anche tra i tifosi che a inizio stagione avevano storto il naso per il suo arrivo. La memoria del finale di Lecce, novembre 2019 e l’espulsione di Olsen frutto anche della provocazione del centravanti italo-peruviano, l’etichetta di uomo di Liverani ad accompagnarlo negativamente quando i gol non arrivavano e la squadra faticava. Poi la svolta, già con la gestione precedente fino all’esplosione definitiva con il ritorno in Sardegna di Ranieri.  “Con il mister si è creato un rapporto di stima e di grande fiducia, qualcosa molto importante per me. L’ho conosciuto solo due mesi fa, eppure qualcosa si è stabilito in poco tempo. Credo che il fatto che mi abbia dato tantissima responsabilità mi abbia aiutato molto a Cagliari“, le parole di Lapadula a Sky Sport all’interno della rubrica B Side. Responsabilità espressa dalla fascia di capitano quando i primi della lista sono mancati all’appello, oltre che dagli ormai famosi dialoghi fitti e strette di mano dopo ogni rete messa a segno dal numero nove.

Fattore

Otto gol nelle ultime otto partite, due doppiette e solo due occasioni a bocca asciutta. Con Lapadula il Cagliari parte da uno a zero già prima del fischio d’inizio, non solo un modo di dire ma realtà. Perché nelle sei gare dall’11 febbraio in poi – dal Benevento fino al Sudtirol – nelle quali il numero nove rossoblù ha messo il proprio nome a tabellino, tutte lo hanno visto segnare la rete del vantaggio. Di testa, di piede, su rigore, sempre dentro i sedici metri dell’area avversaria, terreno di conquista di Sir William nella guerra da vincere contro i nemici di turno. Sedici in totale, nove nel 2023, in una rincorsa del duo Cheddira-Brunori che lo ha visto scavalcare la concorrenza e regnare nella classifica marcatori della Serie B. Non una novità per chi segnò più di tutti in cadetteria con la maglia del Pescara, trenta gol nel 2015-16 tra stagione regolare e playoff a garantire la promozione agli abruzzesi. Non una novità nemmeno per Ranieri, far rendere al top il suo attaccante principale una costante, anche se proprio Sir Claudio ha minimizzato i propri meriti nel post partita contro il Sudtirol: “L’allenatore deve togliere fuori il meglio dai suoi giocatori, ma con lui c’è poco da togliere fuori, fa il suo e trascina anche i compagni“. Eppure la storia del tecnico rossoblù racconta di un rapporto speciale con i numeri nove passati sotto le sue mani. Ne sa qualcosa Gabriel Batistuta che dopo un inizio difficile a Firenze diventò Batigol proprio con Ranieri in panchina, con il picco dei 26 gol in Serie A nel 1994-95 come vetta più alta in carriera. Altro giro altro bomber, Claudio Lopez che nel Valencia del tecnico romano raggiunge 21 gol in Liga e 33 in stagione, suoi massimi storici. Ranieri vola a Madrid, sponda Atletico, ed è Hasselbaink a diventare cecchino: 35 le reti tra campionato e coppe nel 1999-2000, manco a dirlo record in carriera. Ranieri porta con sé l’olandese al Chelsea, altri gol – tanti – e un altro successo chiamato Gudjohnsen, l’islandese nel 2001-02 segna 23 reti totali, ovviamente il suo bottino maggiore di sempre.

Corsi e ricorsi

Passano gli anni e cambia poco, perché il tocco di Ranieri non smette di esaltare il centravanti di turno. Nella sua Roma del biennio 2009-2011 Francesco Totti ritrova i gol dopo l’annata da scarpa d’oro del 2006-07, saranno 25 a fine stagione in tutte le competizioni, cifra mai più raggiunta dopo quell’annata. E nel 2010-11, il secondo anno di Sir Claudio sulla panchina giallorossa, anche Borriello con i suoi 17 gol stagionali segnò il picco della sua esperienza nella Capitale. Anche con il suo aiuto, pur in un campionato non esaltante, Diego Milito siglò 24 reti in Serie A nel 2011-12 con la maglia dell’Inter, top in nerazzurro e in carriera assieme ai 24 con la maglia del Genoa di tre stagioni prima. Il capolavoro di Ranieri a Leicester mette in luce Jamie Vardy che, dopo l’annata precedente da 5 reti, tira fuori una Premier da 24 gol, ancora una volta la migliore nella militanza in maglia Foxes dell’attaccante britannico. Nel suo Nantes del 2017-18 sale alla ribalta Emiliano Sala, l’attaccante argentino tragicamente scomparso nel gennaio del 2019 e che con Ranieri raggiunge per la prima volta la doppia cifra in Ligue 1. Sulla panchina della Sampdoria Ranieri esalta Manolo Gabbiadini, le 11 reti del 2019-20 restano il suo massimo in una singola stagione di Serie A e l’unica volta in carriera in doppia cifra. Da Batistuta a Lapadula, da Batigol a Lapagol, la storia del tecnico romano con i suoi numeri nove è una garanzia. Il Cagliari si aggrappa ai due sir, Claudio e William, per inseguire il sogno della Serie A attraverso i gol del centravanti italo-peruviano. Impossibile raggiungere le vette di Pescara, ma vincere la classifica marcatori è obiettivo concreto per aiutare i rossoblù a ritrovare il paradiso. E rendere la stagione in Sardegna un altro tassello nella carriera di Ranieri, un altro numero nove da far splendere.

Matteo Zizola

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