Aleksej Stachanov era addirittura finito sulla copertina del Time. La sua immagine di lavoratore instancabile nelle miniere dell’oggi conteso Donetsk lo fece diventare un punto di riferimento per l’Urss e non solo. Da allora si parla di Stakanovismo in tutti i campi, calcio compreso. Con i volti e le gambe più trainanti che finiscono per diventare esempio per i compagni e punti fissi per gli allenatori, ancora di più nella retroguardia, dove c’è da difendere l’idea di non subire ma di costruire una partita diversa. Accade anche in casa Cagliari, dove i ritratti di Sebastiano Luperto e Gabriele Zappa potrebbero apparire in qualche casa del popolo immaginaria. Fermi immagine che però non tengono in conto, come nel passato, di ciò che potrebbe accadere intorno e soprattutto del valore della stanchezza accumulata.
No-stop
Venticinque partite da titolari e la parvenza che in loro assenza qualcosa somigliante a un allarme potrebbe suonare. Sia al centro che sull’esterno destro, dove il Cagliari ha bisogno di un equilibratore in grado di bilanciare le necessità di affondare il piede sull’acceleratore di Nadir Zortea. Per gli isolani, in una stagione alla ricerca della stabilità , quello di Luperto è diventato il profilo che può fungere da esempio dell’obiettivo desiderato. Duemiladuecentocinquanta minuti giocati, l’unico insieme ad altri quattro giocatori di movimento dell’intera Serie A a non essere mai sostituito, ma soprattutto un giocatore capace di unire l’affidabilità in fase difensiva – certificata dalle poche sbavature e dal 53% di duelli vinti in stagione – a quella di possesso con il pallone tra i piedi per risalire il campo. Dati messi insieme in una stagione che potrebbe essere la conferma di una crescita evidenziatasi negli anni a Empoli. Con Nicola in panchina ad aiutare a chiudere un cerchio. Percorso simile per certi versi per quel Gabriele Zappa che ha trovato nel tecnico piemontese un alleato in grado di utilizzare il sistema del bastone e della carota, delle richieste incessanti e della fiducia. Un mix che ha portato alla stagione dove la costanza nel rendimento non è stata utopia, ma un aspetto tangibile e riconosciuto anche da quell’ambiente che non era stato spesso benevolo con il classe ‘98. Tanto che durante il corso dell’annata sono state solo due le sostituzioni decise. Una situazione che però alla lunga oltre a mettere in risalto gli effetti positivi, ha messo anche in luce i risvolti negativi, come evidenziato dalle settimane di appannamento tra Torino e la gara interna con la Lazio, con la stanchezza come fattore citato da Nicola guardando specialmente all’ex Primavera dell’Inter. Se è vero che l’affidabilità è stata immediatamente riacquistata tra la sfida con il Parma e la gara di Bergamo con l’Atalanta, la strada per la salvezza è ancora lunga. E a fronte di un reparto difensivo che potrebbe perdere un’altra pedina questa sembra farsi non impossibile da affrontare, ma sicuramente più tortuosa.
Virtù
Le parole del presidente del Talleres Fassi su Luis Palomino (qui per leggere), si sono aggiunte oggi a quelle del tecnico rossoblù dopo la sconfitta con la Lazio e poi riprese dal diesse Bonato nella conferenza del 5 febbraio scorso (qui per leggere il commento). Palomino infatti a oggi rappresenta l’unica alternativa esperta a Luperto in rosa, data anche la preferenza di Nicola per Obert come laterale sinistro in alternativa ad Augello. Oltre che la possibilità di avere un porto sicuro in caso di assenza di un Yerry Mina sempre più determinante, in attesa della crescita di un giovane aggregato come Cogoni. Un rischio importante quello che sembra voler correre la società isolana, che si aggiunge alla scelta di avere come alternativa a Zappa quel Zortea che ha dimostrato di trovarsi più a suo agio con responsabilità diverse rispetto a quelle del quarto di difesa. Con la retroguardia che potrebbe ritrovarsi a vivere il paradosso della coperta corta, malgrado la duttilità di più elementi, fino a poter addirittura rimettere in piedi l’opzione Deiola come centrale difensivo.
Tra conti da rispettare, volontà da ascoltare e azzardi da vincere, Nicola potrebbe ritrovarsi così davanti a un nuovo livello da sbloccare dentro all’obiettivo più grande della salvezza. Quello di non disperdere in corsa l’equilibrio tattico, estremizzando il valore della necessità come virtù. In una gestione delle forze che sarà fondamentale per la difesa, ma anche per il resto di un organico che solo in mezzo al campo sembra potersi dire ricco di alternative.
Matteo Cardia














