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Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini | Foto Valerio Spano/Cagliari Calcio

Cagliari, da Venezia a Venezia: i silenzi e le scelte di un nuovo Giulini

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Dal 22 maggio al 25 febbraio, da Venezia a Venezia. Duecentosettantanove giorni che separano il pareggio per 0 a 0 del Penzo che sancì la retrocessione in Serie B del Cagliari alla sfida del prossimo sabato alle ore 14, per certi versi decisiva nella corsa verso il ritorno in Serie A. In mezzo il silenzio del presidente Tommaso Giulini, interrotto da parole sporadiche per lo più in merito allo stadio e da qualche tweet sui colori rossoblù.

Don’t look back in anger

La polemica con Fabio Caressa di fronte alle telecamere di Sky Sport, la conferenza stampa per provare a spiegare a caldo le ragioni della disfatta. L’ultima volta di Giulini davanti ai microfoni dei giornalisti – al netto degli eventi con parole a corollario – ha lasciato spazio a un silenzio che fa rumore. Dal presenzialismo del presidente al mettersi da parte, osservare a distanza ma senza lasciare il passo, anzi, raddoppiando. Le conferenze di presentazione di Liverani e Ranieri, dei giocatori arrivati in Sardegna durante l’estate, di Nereo Bonato, ogni protagonista chiamato a prendersi la scena senza che il patron rossoblù si sedesse al loro fianco come capitato in passato. “So I start a revolution from my bed“, la musica degli Oasis come colonna sonora del nuovo Giulini che ha lasciato spazio, magari non restando sul proprio letto, ma portando comunque avanti quella piccola rivoluzione nei ruoli e nei compiti attesa da tanto tempo. A ognuno il suo, la ciliegina sulla torta l’arrivo di Claudio Ranieri al posto di Fabio Liverani. Non solo una mossa di facciata, atta a recuperare la piazza e mettere la polvere di una classifica deficitaria sotto il tappeto. Ma il simbolo di quella che è apparsa sempre di più una nuova era del Giulini presidente, non più in prima fila e senza figure ingombranti a limitarlo, ma pronto a lasciare il passo nella parte prettamente tecnica. Carta bianca a Ranieri, carta bianca a Bonato senza dimenticare i limiti imposti da un bilancio ancora da sistemare dopo gli eccessi della gestione post cessione Barella. “Abbiamo fatto investimenti importanti e purtroppo questa strategia non ha pagato. E il primo responsabile sono io“, disse il presidente del Cagliari nell’immediato post partita del 22 maggio scorso. È in quel momento che è iniziato il nuovo corso, anche a livello mediatico. L’ammissione di colpa – quasi un unicum nella storia della sua presidenza – che ha dato il là al passaggio di mano non come proprietario, ma piuttosto come deus ex machina di ogni area del club.

Cerchio

Venezia è una macchia indelebile. Lo resterà a prescindere dal risultato della sfida valida per la ventiseiesima giornata di Serie B in programma sabato 25 febbraio. Rimane però l’occasione di una rivincita, simbolica più che reale. Eppure da cogliere senza se e senza ma, per poi proseguire nella strada tracciata e non farsi prendere da tentazioni di ritorno al passato. “Ora conta solo ripartire a testa alta e più forti di prima” disse il patron rossoblù il 22 maggio. Una falsa ri-partenza ha avuto come seguito l’ennesimo pit-stop della sua gestione, l’arrivo di Ranieri ha creato i presupposti per ritrovare il sorriso e per stimolare nuovamente un ambiente depresso. “Don’t look back in anger“, non guardare con rabbia al passato, ricordarlo sì ma come esempio per migliorarsi. Il passato di “un anno complicato per il Cagliari Calcio, uno dei più difficili degli ultimi decenni della nostra storia“, ha ammesso Giulini durante la presentazione a Peschiera Borromeo del film su Gigi Riva lo scorso 24 dicembre. E ora la sfida di Venezia arriva per chiudere il cerchio, per provare a dare uno scossone alla classifica ma soprattutto scacciare i fantasmi del dramma sportivo consumatosi a maggio. Con “quella cazzo di palla” che questa volta riesce ad “entrare nella porta di merda“, ipse dixit. E, chissà, ritrovando un domani la voglia di parlare nuovamente e rispondere alle tante domande rimaste nell’aria in questi quasi trecento giorni di silenzio. Per continuare quella rivoluzione che ha portato a modifiche sostanziali nel club, nel suo aspetto sportivo e in quello prettamente societario. Nella speranza che l’all-in chiamato Claudio Ranieri continui a dare i propri frutti e che a fine stagione si possa tornare a sorridere. A bassa voce, senza proclami.

Matteo Zizola

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