Piccoli segnali agostani, piccoli dettagli che possono indicare una via. Due gare ufficiali, due volte seduto in panchina a guardare i compagni. Zero minuti, nemmeno l’occasione di un ingresso in corsa. E per chi arriva da due stagioni da imprescindibile la domanda è automatica: quale futuro per Antoine Makoumbou? Il Cagliari per il terzo anno di fila o un addio verso altri lidi? La risposta non si farà attendere, con il mercato che entra nell’ultima fase e il nodo da sciogliere senza se e senza ma.
Opposti
Arrivato nell’estate del 2022 come primo acquisto post retrocessione, Makoumbou è diventato fin da subito il perno del centrocampo del Cagliari. Con Fabio Liverani prima, con Claudio Ranieri ancora di più poi. Non a torto, perché l’ex Maribor ha dimostrato nelle due stagioni da titolare in rossoblù di essere un calciatore importante nonostante alcuni limiti noti. La salvezza conquistata con fatica sembrava l’anticamera del salto di qualità in quella appena cominciata. Nonostante le voci su pretendenti in fila per strapparlo al Cagliari, con Makoumbou legato fin da subito alla Sardegna e con l’occasione di avere un altro anno per poi, magari, spiccare il volo. Corsa, tecnica, freddezza in fase di possesso, letture tattiche in quella di non possesso: queste le doti del classe ’98 parigino. A fare da contraltare un’eleganza troppo spesso fine a se stessa, quel tocco in più a ritardare i tempi di gioco, la ritrosia al colpo di testa, quella al tiro in porta. Ed è proprio nei limiti che si nasconde la risposta alla domanda iniziale: quale futuro per Makoumbou? Limiti che Ranieri ha voluto – o saputo – nascondere abbandonando l’idea iniziale del centrocampista box to box e dandogli compiti più da mediano che da incursore. Limiti che, però, con l’arrivo di Davide Nicola sono diventati forse insuperabili. Chi nasce tondo non muore quadrato dice un antico proverbio. Detto valido, validissimo per il franco-congolese i cui aspetti positivi e negativi sono noti alla stessa maniera. E da qui parte l’altro dubbio. Può Nicola adattare se stesso al giocatore o lo scontro filosofico tra le richieste del tecnico piemontese e le caratteristiche di Makoumbou è irrisolvibile? In un centrocampo che ha trovato in Marin doti tecniche e che attende l’innesto offensivo mancante, in una mediana che punta sulla crescita di Prati, in un reparto con Deiola e Adopo adetti al lavoro sporco, può il Cagliari rinunciare alle qualità di per sé uniche dell’ex Maribor nonostante i limiti citati?
Rischio
Le due prime gare ufficiali del nuovo corso Nicola – come le amichevoli estive – sembrerebbero aver dato una risposta netta. Non tanto per il mancato utilizzo di Makoumbou, quanto per la filosofia messa in campo dal nuovo allenatore rossoblù. Centrocampo a due o a tre che sia, gli interpreti hanno tre tipi di compiti. Chi come Prati (o in sua assenza Marin) deve far girare la squadra in velocità e con aperture sugli esterni a tagliare il campo. E chi come Deiola, Adopo e il romeno deve abbinare copertura a inserimenti in area avversaria per raccogliere i cross dalle fasce. E chi, infine, deve provare a concludere dalla distanza quando possibile, Marin – ancora lui – o Deiola o Prati, in attesa di capire se anche Adopo potrà mostrare questa dote balistica. Tutti aspetti che danno automaticamente la risposta cercata. Perché Makoumbou è sì giocatore di qualità, è sì giocatore che nell’arco di un campionato lungo e complesso potrà tornare più che utile, è sì elemento che in una mediana a lungo povera di tecnica è emerso per qualità, ma è allo stesso tempo privo di ciò che Nicola cerca di più nei suoi centrocampisti: velocità di pensiero, inserimenti, gioco aereo in difesa e in inserimento offensivo, tiro dalla distanza. Questa la chiave per capire il mancato utilizzo, questa la chiave per capire il possibile futuro di Makoumbou. Che sarebbe una perdita non da poco, un sacrificio sull’altare del nuovo corso da non fare a cuor leggero. Con il direttore sportivo Nereo Bonato che non chiuderebbe le porte a un suo addio, tutt’altro, sempre se dovesse arrivare un’offerta ritenuta congrua e senza abbassare il muro alla voce valutazione. Per non disperdere il lavoro di Ranieri che lo ha valorizzato, aspetto non da poco. Ma se la scelta dovesse ricadere sul suo accantonamento anche parziale, ecco che un suo addio diventerebbe quasi necessario, prima che da uomo mercato possa trasformarsi in esubero da lasciar partire a prezzo di saldo. Che sia Sassuolo – complesso – o estero, con soprattutto la Ligue 1 a guardare con attenzione. Con la consapevolezza che una sua cessione dovrà portare logicamente a un nuovo innesto in mediana e con il dubbio se davvero sia il caso di rinunciare a un giocatore che, pur se croce e delizia, è risultato fondamentale nell’era del Ranieri bis. E che potrebbe ancora esserlo, anche all’interno del calcio di Nicola.
Matteo Zizola