Passato, presente e futuro determinano le vite di tutti. Solo gli ultimi due però possono trasformarsi in qualcosa di diverso rispetto a quello che si era immaginato. I destini del Cagliari e di Guglielmo Vicario sono diventati incerti nonostante solo poco tempo fa sembravano correre in una strada che per forza di contratto si sarebbe di nuovo incrociata. Nella partita contro l’Empoli di domenica 13 febbraio alle 15, le due parti si affronteranno nuovamente dopo la gara d’andata, in un momento in cui non sono mai sembrate così distanti.
Scelte
Vicario era stato designato come l’erede di Alessio Cragno già dal luglio 2019, quando il presidente Giulini aveva deciso di investire sul classe 1996 ben due milioni di euro pur di strapparlo al Venezia. Guardando probabilmente al primo complesso anno del nativo di Fiesole in Sardegna, la società decise di lasciare Vicario in Serie B, sponda Perugia, per un’altra stagione prima di sbarcare in Sardegna nell’estate del 2020. Un’annata, la prima nella massima serie, fatta di attese ma anche di momenti importanti in campo, come nelle vittorie contro Parma, Udinese e Roma nella seconda metà del girone di ritorno. Partite in cui il friulano si è messo in evidenza per reattività e sicurezza nel guidare una difesa spesso in balia degli avversari, convincendo sé stesso e altre realtà come Genoa ed Empoli di poter meritare una chance da titolare nel massimo campionato. Senza l’uscita di Cragno, il Cagliari ha lasciato via libera al giocatore che ha visto nella società toscana la possibilità di difendere i pali con più continuità . Il Cagliari però ha provato ad assicurarsi il suo rientro: diritto di riscatto fissato a dieci milioni e soprattutto una clausola nel contratto di possibile estensione dell’accordo con gli isolani fino al 30 giugno 2026, allungando così il precedente patto valido fino all’estate del 2024. Cifre e parole rafforzate da una stretta di mano che però le prestazioni del portiere cresciuto nelle giovanili dell’Udinese hanno reso meno forte.
Destini intrecciati
Perché se l’Empoli è riuscito a sorprendere avversari e addetti ai lavori, il merito è anche dei guanti di Vicario. La crisi difensiva degli azzurri tra dicembre e gennaio, 17 gol subiti in 5 partite, ha portato la squadra di Andreazzoli a diventare la seconda squadra con più gol subiti nella massima serie. Un momento complesso che però non rende meno importante il tragitto fatto dalla neopromossa fino a questo momento della stagione. Un altro dato però è più rilevante, quello delle parate effettuate da Vicario fino a questo momento: 94 in 24 partite, il numero più alto in Serie A. Una statistica che da una parte sottolinea le difficoltà difensive dei toscani ma dall’altra rende chiaro il talento di un portiere finito anche per questo sotto gli occhi delle grandi squadre. Le parole del presidente empolese Corsi, il 7 gennaio scorso, erano state quasi un avvertimento per il Cagliari sul futuro del giocatore, destinato, secondo il numero 1 azzurro, a vestire la maglia di una grande squadra. Un’opinione a cui sembrano essere seguiti dialoghi concreti tra gli agenti dell’estremo difensore, i dirigenti dell’Empoli ma soprattutto quelli della Lazio. Il club di Lotito, bisognoso di una nuova e giovane sicurezza tra i pali, a gennaio aveva messo gli occhi sul giocatore con la possibile intenzione di portarlo in biancoceleste in estate a seguito di un aiuto nel riscatto fornito all’Empoli. La sessione invernale poi si è conclusa con un nulla di fatto ma in estate il discorso potrebbe nuovamente tornare di primaria importanza. Il Cagliari dovrà raggiungere la salvezza prima di sedersi al tavolo con le pretendenti e con lo stesso giocatore: la cifra importante, il bisogno di Cragno di ritrovare stabilità anche in chiave Qatar 2022 e le buone prove di Radunovic potrebbero portare i rossoblù a convincersi della bontà di un sacrificio che, tuttavia, peserebbe sul fattore progettualità . La necessità di punti però costringe ora il club isolano a vivere il presente e non a pianificare il domani. E soprattutto ad avere la speranza che la porta di Vicario, oggi avversario, non resti inviolata.
Matteo Cardia














