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Cagliari, da mistero ad arma salvezza: è scattata l’ora di Keita

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Quattro mesi, centoventicinque giorni, quindici partite senza una maglia da titolare. Keita Baldé ha ritrovato contro il Sassuolo un posto in attacco dal primo minuto, quel posto che l’ultima volta aveva occupato con il Cagliari a San Siro di fronte all’Inter nel lontano 12 dicembre 2021. In mezzo una Coppa d’Africa da attore poco protagonista – pur se con la medaglia d’oro al collo – e qualche spezzone come arma della disperazione.

Mistero d’inverno

Dopo cinque sconfitte consecutive e dopo aver seguito il detto che squadra che vince non si cambia, Walter Mazzarri si è affidato all’attaccante senegalese per cercare il ritorno alla vittoria. E i tre punti sono arrivati non con un gol di Keita, ma comunque con una prestazione di buon livello dell’ex Monaco. L’assenza di opportunità per il classe 1995 ha rappresentato un mistero. Tornato dalla Coppa d’Africa ha avuto la sfortuna – se così si può dire – di ritrovare un Cagliari ritrovato, gioco di parole, e quindi l’obbligo morale di doversi accomodare in panchina. In attesa del proprio turno, con qualche minuto qua e là e il tentativo di far cambiare idea a Walter Mazzarri. Da acquisto di punta a ultimo della fila nelle gerarchie offensive il passo è stato breve. Ma così come le vittorie lo avevano allontanato dal campo, ché gli assenti hanno sempre colpa, le sconfitte hanno portato una nuova occasione. Il tecnico toscano si è affidato a Keita non tanto per ricevere in cambio gol, ma piuttosto per dare freschezza a un reparto che dopo aver recuperato le reti di Joao Pedro aveva bisogno di una sterzata.

Partner preferito

Il Cagliari, va detto, ha un parco attaccanti di tutto rispetto confrontato con le concorrenti alla salvezza. La concorrenza alza l’asticella, chi non si sacrifica e non dimostra allenamento dopo allenamento lo spirito giusto deve lasciare il passo ai compagni più in palla. Con Joao Pedro punto fermo, anima tecnica e mentale della squadra, al suo fianco si sono alternati con diverse fortune Pavoletti, Pereiro e appunto Keita. Ognuno capace o meno di sfruttare il momento, ognuno dalle caratteristiche diverse rispetto ai compagni. Keita, dal canto suo, ha nei dati la lancia da spezzare a proprio favore. Tredici le reti del Cagliari con lui in campo dal primo minuto – dodici le presenze dall’inizio per il senegalese – che equivalgono a una media leggermente superiore al gol a partita. Senza Keita titolare, calcolatrice alla mano, sono arrivati 18 gol in 21 gare e il confronto è semplice. Senza dimenticare l’apporto dato alla prolificità di Joao Pedro che nell’ex Lazio ha il compagno con il quale ha segnato di più. Dei 12 palloni messi in rete in campionato, infatti, cinque sono stati con il senegalese come partner d’attacco, mentre le altre marcature si dividono nelle quattro con Pavoletti al suo fianco, due con Pereiro e una giocando da unica punta. Se poi si guarda alla media tra le partite giocate assieme e le reti siglate, ecco che il dato diventa ancora più eclatante. Con Keita al suo fianco – considerando solo le gare giocate in coppia dal primo minuto – Joao Pedro ha una media di 0.42 gol a gara, con Pavoletti di 0.36, con Pereiro di 0.22.

Profumo d’intesa

La novità vista contro il Sassuolo è stata lasciare che sia il brasiliano che il senegalese giocassero senza particolari compiti difensivi. Quando il Cagliari si è chiuso a difesa della propria porta, infatti, Keita e Joao Pedro sono rimasti alti per dare sfogo alle transizioni rapide. Palle in verticale senza però eccedere nei lanci lunghi, al contrario di quanto si è visto normalmente con Pavoletti in campo. E sempre con il livornese il capitano rossoblù è spesso costretto a restare lontano dal ruolo di terminale offensivo, mentre con Keita l’intesa sugli spazi da occupare e la capacità di scambiarsi i ruoli è apparsa migliore. Pereiro, dal canto suo, occupa di norma lo spazio opposto a quello di Pavoletti. Se il numero 30 toglie a Joao Pedro la zona dell’area avversaria, il Tonga fa lo stesso con quella da regista offensivo. Keita, al contrario, sembra capire meglio i desideri del compagno e agire di conseguenza, alternando ruolo da centravanti che attacca la profondità a quello da seconda punta che esce dalle linee per lasciare lo spazio al capitano rossoblù.

Pericolosità aumentata

Contro il Genoa Keita va a caccia di una conferma dopo aver atteso per tanto tempo il proprio momento. Non solo, ma dopo aver messo in campo una prestazione buona sotto tanti aspetti, ma con qualche ruggine davanti alla porta, l’ex Sampdoria dovrà migliorare il feeling con il gol nel suo personalissimo Derby della Lanterna. I cinque tiri – due in porta – scoccati contro il Sassuolo restano un segnale importante dopo tanta penuria alla voce conclusioni nel Cagliari delle precedenti uscite. I sei falli subiti e i quattro recuperi un dato importante per descrivere la capacità di far respirare la squadra e l’essere un pericolo sempre attivo per gli avversari. Il ballottaggio con Pavoletti resta vivo, ma Keita sembra aver messo la freccia per le ultime cinque finali con l’obiettivo salvezza. D’altronde, Mazzarri docet, squadra che vince non si cambia.

Matteo Zizola

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