Amici mai, perché certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Citazione resa famosa in chiave calcistica da Adriano Galliani, che riprese il testo di Antonello Venditti quando il brasiliano Kaká tornò a Milano dopo l’esperienza di Madrid. Citazione nuovamente di moda a Cagliari in questi ultimi giorni, quando due nomi su tutti sono tornati a circolare con motivazioni diverse e uno stesso, quasi impossibile, destino.
Sogno spezzato
Arrivato in rossoblù nel 2014, la scorsa estate Alessio Cragno ha salutato la Sardegna in direzione Monza. L’idea di restare in Serie A per giocarsi le proprie carte anche in chiave nazionale, il naufragio con due sole presenze stagionali – entrambe in Coppa Italia – e Di Gregorio come titolare sia con Stroppa in panchina che dopo l’arrivo di Palladino come successore. Situazione lontana dalle attese di un portiere che, al momento del passaggio in Brianza, dichiarò “la chiamata del Monza mi ha reso felice”. Felicità lontana e la voglia di spostarsi altrove per provare a ritrovare il posto tra i pali, non solo per ragioni di colore azzurro, ma anche per la semplice necessità di non restare a guardare seduto in panchina. Con il Cagliari che a gennaio dovrà giocoforza cercare un portiere, ecco che il nome di Cragno è spuntato come possibilità. L’infortunio di Giuseppe Ciocci in primis, con il giovane estremo difensore out per tutta la stagione, gli alti e bassi di Radunovic come seconda ragione, le parole dell’ex rossoblù mentre diceva addio alla Sardegna a dare ulteriore conferma. “Non so ancora se sarà solo un addio o un arrivederci”, questo quanto scritto da Cragno nel post social al momento dei saluti. Resta comunque complicato, per non dire impossibile, che l’estremo difensore di Fiesole possa prendere l’aereo in direzione Cagliari il prossimo gennaio. La formula del trasferimento prima di tutto, quel prestito oneroso con obbligo di riscatto in caso di salvezza dei brianzoli, appare un ostacolo insormontabile per un accordo tra le due società. L’ingaggio da Serie A del portiere, inoltre, non si sposa con la politica di riduzione del monte stipendi intrapresa dal Cagliari in estate. Ci sarebbe la remota ipotesi, alla stregua dell’utopia, di un Monza che riscatta in anticipo Cragno per poi girarlo in prestito nuovamente alla società rossoblù, magari con uno sconto sulla cifra stabilita al momento dell’affare. Utopia, appunto. Detto che il mercato è da sempre il regno dove l’impossibile può diventare improvvisamente possibile.
Telenovela, parte quattro
Quando si parla di utopia e di clamorosi affari non può che tornare alla mente il primo ritorno di Radja Nainggolan al Cagliari. Estate 2019, il presidente Tommaso Giulini che definisce fantacalcio il possibile affare con l’Inter per riportare in prestito il Ninja in Sardegna, due giorno dopo Nainggolan atterrava a Elmas tra una folla festante. Altri tempi, troppa acqua passata sotto i ponti nel frattempo. Dal secondo rientro con sei mesi di ritardo – dopo un tira e molla durato fino all’ultimo giorno di mercato e la successiva fumata nera d’inizio ottobre 2020 – fino al mancato arrivo nell’estate del 2021. Causa di dichiarazioni contrapposte, accuse reciproche di patti non rispettati che hanno coinvolto il giocatore, il presidente Giulini e l’allora direttore sportivo Stefano Capozucca. Ora che Nainggolan è stato messo alla porta dall’Anversa, ecco che il suo nome risuona per l’ennesima telenovela di un amore che ha fatto un altro giro e che, di fatto, non è mai finito. Ma che, difficilmente, ritornerà. Il centrocampista belga avrebbe il desiderio di chiudere la carriera con la maglia del Cagliari, di tornare in quella che è la sua vera casa. Ma, dall’altra parte, la società rossoblù non appare desiderosa di accontentarlo. Non solo per una mera questione economica, facilmente superabile nel momento in cui il Ninja dovesse abbassare il proprio ingaggio su livelli da Serie B, ma soprattutto per tutto quanto successo nell’ultima trattativa dell’estate del 2021. Un tira e molla che è stato vissuto come tradimento dal giocatore e che, parola di Capozucca, per il club è stato tutt’altro che un voltare la faccia. “Nainggolan aveva ricevuto una proposta fatta da me e da Cossu“, queste le parole dell’ex ds nella conferenza stampa dello scorso giugno, “una proposta che lui stesso non accettò perché trovò una squadra che gli aveva offerto molto di più. Non è vero che non ci furono accordi non rispettati“. Ed è qui il nodo, oltre gli aspetti tecnici, fisici ed economici. Un nodo che potrebbe sciogliersi con la spinta di alcune componenti della società verso il presidente Giulini o, ancora, con i protagonisti intorno a un tavolo pronti a spiegare le proprie ragioni e mettere da parte il passato. Utopia, anche in questo caso. E, anche in questo caso, con il mercato che può trasformare l’impossibile in possibile.
Matteo Zizola