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Claudio Ranieri durante Cagliari-Frosinone | Foto Luigi Canu

Cagliari, da arma in più a punto dolente: ora i cambi sono un problema

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Cambiando l’ordine il risultato non cambia. La proprietà commutativa dell’addizione e della moltiplicazione, regola matematica, ha la sua conferma anche quando si parla del Cagliari. Lo ha dimostrato la sconfitta di Parma, con Claudio Ranieri che non è riuscito a dare nuova linfa ai rossoblù nonostante le sostituzioni dopo lo svantaggio firmato Dennis Man.

Inefficaci
Un problema che nasce da lontano, l’incapacità di svoltare attraverso gli innesti in corso d’opera che resta una delle note dolenti del Cagliari. L’altro lato della medaglia, guardando alla sfida contro i ducali, è il dubbio che i cambi siano arrivati in colpevole ritardo, uno su tutti quelli di Paulo Azzi. In un senso o nell’altro resta la criticità di una rosa che non lascia molto spazio alla fantasia del suo tecnico. Tolta la sfida vinta 4-1 contro l’Ascoli grazie proprio alle sostituzioni all’intervallo e alla modifica tattica conseguente, da quando Ranieri si è seduto sulla panchina rossoblù mai gli ingressi a gara in corso hanno determinato una svolta alle partite. L’ultimo caso di Parma è solo la punta di un iceberg fatto di poche alternative, poca incisività di chi entra e di un canovaccio difficilmente modificabile con i cambi. Dopo la svolta contro l’Ascoli, Ranieri aveva trovato la quadra, ma quella che sembrava la soluzione è diventata nel medio termine un’illusione. Una squadra a volte incapace di controllare risultati favorevoli, altre di reagire alle avversità. Innesti a partita in corso che non solo non danno gli effetti sperati, ma che a volte sono apparsi addirittura controproducenti. Mentre gli avversari, il Parma l’ultimo esempio, proprio grazie ai cambi sono stati capaci di invertire la rotta.

Idee e realtà
C’è un Cagliari ideale e c’è un Cagliari reale, due squadre che come rette parallele non si incontrano e sperano di incrociarsi almeno all’infinito. Ovvero nella coda della stagione chiamata playoff, quando i rossoblù potrebbero ritrovare numerosi elementi ancora lontani dalla migliore condizione. E regalare così a Ranieri maggiori alternative e soluzioni, iniziali e durante la gara. Un rosa che sulla carta ha almeno due uomini per posizione, ma che alla prova dei fatti manca di alternative valide. La difesa ha trovato la propria dimensione, i ricambi non mancano pur se resta la criticità di una fascia sinistra monca. Perché se Azzi è cresciuto con il passare delle giornate, la sconfitta di Parma è frutto anche delle poche garanzie date da Barreca. Uno tra le maggiori delusioni di una squadra allestita sui nomi e non sulla sostanza. L’esterno brasiliano ex Modena, gravato dall’ammonizione in occasione del rigore, non ha potuto fermare Man ed evitare così con un fallo il raddoppio del Parma, mettendo a nudo il mancato cambio che non solo a posteriori sarebbe stato probabilmente necessario. Ma che, se non è stato effettuato, è perché chi avrebbe dovuto prenderne il posto non sembra dare la dovuta solidità. In mezzo al campo i miglioramenti di Makoumbou da mediano-regista non possono nascondere l’assenza prolungata di Viola che, oltre a togliere a Ranieri uno specialista del ruolo, non gli permettono di utilizzare l’ex Maribor nel ruolo a lui più congeniale di mezzala. Lella prima e Deiola poi hanno provato a coprire il doppio buco, perché oltre a Makoumbou anche l’assenza di Rog ha fatto sì che chi sarebbe dovuto essere un’alternativa sia diventato di fatto un titolare. Assenza peraltro prevedibile visto il recente passato del croato alla voce stabilità fisica. Identico discorso per Pavoletti, con Prelec che da rincalzo da aspettare con calma è diventato parte integrante dell’undici titolare senza però i gol che servirebbero per vincere la Lapadula dipendenza.

Esempio Luvumbo
Barreca, Lella, Millico, Luvumbo, Pavoletti. Questi i cinque innesti di Ranieri nella gara contro il Parma. Soprattutto gli ultimi tre, per motivi diversi, hanno deluso le attese. Se il livornese non può salire sul banco degli imputati visto il rientro dopo tante settimane, un discorso a parte meritano l’attaccante scuola Torino e il classe 2002 angolano. Tanto il fumo, poco l’arrosto e l’incapacità di mettere in campo qualità che sono rimaste nel mondo delle idee. Millico continua la propria parabola di incompiuto, talento atteso da tempo e mai decisivo già prima della esperienza in rossoblù. Ma è Luvumbo che è diventato ormai più croce che delizia, confinato nel ruolo di esterno che arrivato al momento del dunque si perde nelle propria inconcludenza. A questo a Parma si è aggiunta un’indolenza per certi versi inaccettabile per un giocatore che ha ancora tutto da dimostrare. La volontà di essere determinante è diventata sinonimo di egoismo e se quello palla al piede può essere giustificabile, quello in fase di non possesso lo è decisamente meno. Diverse le occasioni nelle quali al Tardini l’angolano ha lasciato passare l’avversario diretto, altrettante quelle nelle quali non ha buttato il cuore oltre l’ostacolo per dare manforte al compagno di turno. Venendo catechizzato anche con durezza, rispondendo con alzate di spalle alle richieste dei colleghi più esperti. Ranieri cerca di fare di necessità virtù, ma senza riuscire nell’intento. Nella speranza che le prossime settimane oltre ai punti possano regalare anche nuove soluzioni, soprattutto da una panchina apparsa non all’altezza della missione promozione. E che possano avvicinare il Cagliari ideale a quello reale, portando quanto scritto su carta anche nella sostanza.

Matteo Zizola

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