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Cagliari, così no: dal buio di San Siro nuove paure e nuove sfide

Pantelis Hatzidiakos durante Milan-Cagliari di Coppa Italia | Foto Valerio Spano
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Così no. Alzi la mano chi, guardando giocare il Cagliari a San Siro negli ottavi di finale di Coppa Italia, non ha avuto nell’arco dei novanta minuti più recupero questo pensiero. Non è tanto la sconfitta e il pesante 4-1, con conseguente eliminazione dalla competizione, a fare riflettere sui rossoblù di Claudio Ranieri, quanto l’atteggiamento e i soliti errori di leggerezza fatti che sanno di netto passo indietro per la formazione isolana. Sicuramente non il momento migliore per Mancosu e soci, con la sconfitta contro il Verona al Bentegodi, seguita dal pari interno contro l’Empoli e poi dalla passeggiata di salute (per il Milan di Pioli) al Meazza che hanno riportato alla luce vecchi fantasmi e un fastidio da parte della piazza nei confronti dello spirito messo in campo dalla squadra rossoblù che non si vedeva dai tempi peggiori di qualche stagione fa in Serie A o dalla parentesi poco fortunata di Fabio Liverani in cadetteria. E nel prossimo weekend di campionato la sfida in trasferta contro il Lecce diventa l’ennesima gara da dentro o fuori per un Cagliari costantemente con l’acqua alla gola.

Parole, parole, parole

Prima della partita il Cagliari aveva approcciato la gara di inizio anno di Coppa Italia con parole di circostanza ma anche piene di speranza, che si sono rivelate vane. “Il Milan sarà un’opportunità per chi ha giocato meno. Questi ragazzi in allenamento vanno a mille, sono uno spettacolo da vedere. Nei precedenti turni di Coppa hanno dimostrato di essere valide alternative e ora a San Siro dovranno continuare a mettermi in difficoltà nelle scelte anche per la Serie A“. Così parlò Ranieri subito dopo i rimpianti del pari a reti bianche contro l’Empoli. E al tecnico romano ha fatto da eco il direttore sportivo Nereo Bonato: “Siamo certi delle qualità della rosa a nostra disposizione e vogliamo sfruttare la Coppa Italia come opportunità per rimettere al centro del progetto alcuni giocatori“. Tra dire e il fare però, come sempre, c’è di mezzo il mare. La gara ai “ragazzini” di Pioli doveva essere la chance giusta per Radunovic, Jankto, Wieteska, Hatzidiakos e Petagna (su tutti) per dimostrare di poter essere ancora più che importanti per questa formazione e per il cammino verso la salvezza del Cagliari. Invece la prestazione orribile, senza troppi giri di parole, di San Siro rischia di essere una sorta di pietra tombale sul loro utilizzo in stagione e per qualcuno anche per il futuro in Sardegna. Perché alla fine, citando Ranieri: “Si può perdere a Milano, ma non così. Devi farla sudare sempre all’avversario. Invece noi non abbiamo mostrato quel carattere che io chiedo per la salvezza. Volevo delle risposte dai miei ragazzi e ne ho ricevute altre, dovrò agire di conseguenza nelle future scelte“. Frase che sa di bocciatura, forse definitiva, specie considerando che diversi profili schierati contro il Milan, Jankto su tutti, in estate erano stati degli acquisti fortemente voluti o avvallati dallo stesso Ranieri. Una sorta di ritorno sui propri passi, che con il mercato aperto potrebbe anche portare a delle scosse dentro lo spogliatoio di Asseminello.

Musi lunghi

D’altronde dal momento del suo ritorno sulla panchina del Cagliari Ranieri non era mai apparso così scuro in volto e poco propenso alla visione ottimistica del presente come nella pancia di San Siro a termine gara. Non c’è da meravigliarsi se l’allenatore romano proverà a suo modo a ribaltare un gruppo che vive ancora di troppi bassi e pochi alti. Specie dal punto di vista umorale. Al di là dell’aspetto mentale però società e staff tecnico dovranno prendere atto di quanto espresso dai primi cinque mesi della stagione: la squadra ha delle profonde lacune tecniche. Ranieri in alcuni casi, spesso con un po’ di sana follia e di “caciara organizzata” nei minuti finali, ha ridato coraggio a una squadra che fatica da anni nel trovare la giusta continuità per crescere. Ma per il resto il Cagliari ha bisogno di rinforzi di qualità ed esperienza per ambire alla salvezza. I tanti errori nelle due fasi non stanno arrivando a caso o solo per un po’ di leggerezza, ma proprio perché la rosa pecca in diversi fondamentali. E la prestazione, di quelle che possiamo definire riserve, a San Siro ha dimostrato la poca profondità, nelle opzioni di peso e non in termini numerici, di questo Cagliari. Fare la rivoluzione a gennaio, guardando alle trattative recenti dei rossoblù, sembra difficile. Troppo importante tenere al momento per il club un occhio, o forse due, sul bilancio. Però pare evidente che il mercato estivo dovrà insegnare. I veterani, o presunti tali, che il Cagliari ha comprato o preso in prestito per aiutare la crescita di alcuni giovani già in rosa e degli altri acquistati (come Prati e Sulemana) hanno di fatto tutti deluso. L’unico usato sicuro che ha mostrato fin qui affidabilità tra i nuovi arrivati è stato Scuffet. In questo primo mese dell’anno i sardi dovranno essere chirurgici nel liberarsi di alcune pedine fuori dal progetto e nell’ inserire dei calciatori che vadano di comune accordo sia con la parte economica che con la parte tecnica. Impresa non da poco, ma quanto mai necessaria per non vivere serate come quella del 2 gennaio 2024 a Milano. Con questo Cagliari che fin qui ha dimostrato di non poter quasi giocare contro le prime della classe. Forse l’unica squadra al momento in stagione a non essersi regalata una serata di gloria contro una “big” (o presunta tale). E Ranieri, che in carriera ne ha fatto un mantra, dovrà far ritrovare la capacità di sognare alla sua squadra. Anche perché per citare ancora una volta lo stesso sir Claudio, ma anche quello che ha pensato ogni tifoso rossoblù dopo il 4-1 con il Milan: “Perdere a San Siro ci può anche stare, ma così no”.

Roberto Pinna

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