“Naturalmente dopo un cambio di allenatore c’è un surplus di entusiasmo, tutti si vogliono mettere in mostra”. Parole di Claudio Ranieri a margine della vittoria nel suo nuovo esordio rossoblù contro il Como, con il suo Cagliari che da quel momento iniziava a prendere forma. Dopo nove partite sulla panchina che fu di Fabio Liverani, tracciare un sunto della crescita – o meno – della rosa a livello individuale aiuta anche a capire dove il tecnico rossoblù dovrà migliorare e dove, invece, il suo lavoro ha già inciso.
Collettivo e singoli, difesa in salita
Rispetto al passato chiamato Liverani, se si guarda ai reparti e non ai singoli, senza dubbio la difesa è quello apparso in salita come rendimento. Inizialmente grazie alla linea a tre, poi dimostrando comunque solidità anche quando si è passati a quella a quattro. Pur con alcuni dubbi viste le difficoltà della retroguardia nell’ultima uscita di Brescia. Chi a livello individuale ha beneficiato della cura Ranieri è stato Giorgio Altare. Il difensore ex Olbia, infatti, ha abbandonato i tentativi di seguire la linea Liverani – costruzione dal basso e pallone da giocare – e si è armato di tutti gli strumenti necessari per aiutare Sir Claudio a costruire le fondamenta della nuova casa. Sacrificato dal cambio tattico, Altare ha raccolto novanta minuti nelle ultime quattro partite. Titolare contro il Genoa, in panchina contro Brescia e Venezia, squalificato contro il Bari, ed è proprio l’assenza in Puglia ad aver determinato lo stop a una titolarità fino a quel momento indiscussa. In ogni caso, quando chiamato in causa, ha messo in mostra le qualità da difensore vecchio stampo che si erano perse nell’enfatizzazione dei limiti e la limitazione dei pregi viste con Liverani. Inutile sottolineare l’esplosione di Alberto Dossena già partita con Fabio Pisacane in panchina nella sfida contro il Cosenza. A quattro o a tre l’ex Avellino è un intoccabile di Ranieri e non senza ragioni, tra affidabilità e capacità di guidare i compagni. Come per Dossena anche per Adam Obert il cambio tattico non ha particolarmente influito, grazie all’assenza sul lato opposto di terzini di copertura lo slovacco si è imposto per la sua duttilità e l’abilità a coprire sia il ruolo di esterno basso sia quello di braccetto sinistro della difesa a tre. Prestazioni non esaltanti, ma nemmeno sotto la sufficienza. Infine Goldaniga, non una vera e propria crescita perché se da una parte ha dato ulteriore stabilità al reparto, dall’altra la prima parte di stagione l’ha vissuta in infermeria nel momento più buio della squadra. Non una coincidenza, aspetto sottolineato da prestazioni solide dal suo ritorno.
Conferme e non solo
Pur se il reparto non ha prodotto quanto atteso, sicuramente tra i giocatori in salita non si può non citare Gianluca Lapadula. Già su livelli importanti nella gestione precedente, con Ranieri ha confermato il suo essere fondamentale e unico con quattro gol segnati nelle ultime nove gare con Sir Claudio in panchina, portando il totale a undici in ventisei presenze in Serie B. E assieme al numero nove anche Zito Luvumbo ha trovato maggiore continuità soprattutto nelle ultime giornate. Esterno alto del centrocampo a quattro oppure seconda punta, l’angolano con Ranieri ha provato a sgrezzarsi tatticamente, perdendo magari qualcosa nello spunto ma dimostrando di poter essere pedina importante. Dall’altra parte del campo anche Boris Radunovic è cresciuto con il cambio di allenatore, in un discorso simile a quello di Altare sull’addio alla costruzione dal basso, con prestazioni attente e sia causa che effetto della difesa ritrovata. In mezzo infine il contributo di Nunzio Lella si è alzato sia come minutaggio sia come utilità sostanziale. Prima di fermarsi per infortunio contro il Venezia il centrocampista pugliese aveva disputato tutte la gare – da titolare o in corsa – a partire dalla vittoria casalinga contro la Spal. L’intelligenza tattica ha spinto Ranieri a preferirlo ad Azzi sulla corsia di sinistra con la mediana a quattro e proprio l’ex Modena, al netto delle scelte del suo tecnico dopo l’ottimo inizio da quinto di centrocampo, è un altro che nel quadro generale può essere considerato tra i positivi.
Alti e bassi
Crescita sì, ma non senza intoppi. Discorso valido per numerosi elementi della rosa rossoblù, a volte apparsi in netto miglioramento per poi fare un passo indietro. La mancanza di continuità lascia così a metà giocatori come Gabriele Zappa, apparso sicuramente in salita rispetto al passato, ma comunque partendo da un livello di prestazioni spesso lontano dalla sufficienza. Nel ruolo di quinto sulla corsia di destra ha dato risposte positive, in quello di terzino basso nella linea a quattro meno. Sul lato opposto Antonio Barreca cerca ancora la migliore condizione, poco l’utilizzo e senza picchi a parte il salvataggio all’ultimo a Venezia. Christos Kourfalidis è riuscito a ritagliarsi uno spazio dopo il mancato utilizzo nella prima parte di stagione, ma a un approccio con Ranieri positivo ha fatto seguito un calo fisiologico. Manca, insomma, il vero salto di qualità, l’assenza di rotazioni può essere stata un’altra chiave della mancanza di continuità di prestazione. Il centrocampo, di fatto, è il reparto che quasi nella sua interezza ha deluso nel complesso. Si può sì dire che Antoine Makoumbou sia cresciuto in alcune occasioni singole – Genoa ad esempio – ma ancora non si vede quella costanza di rendimento necessaria. Così come Rog difficilmente gioca gare estremamente negative – Venezia esclusa – ma da un giocatore del suo calibro ci si aspetta sempre qualcosa in più oltre al noto problema infortuni. Infortuni che hanno condizionato anche la possibile crescita di Marco Mancosu, assente fino alla titolarità contro il Benevento ma ancora lontano dall’essere al 100% e dunque in salita netta. Aspetto valido anche per Nahitan Nández, rientrato per il secondo tempo contro il Genoa e poi apparso in calo a Brescia. Sostanzialmente ingiudicabili sotto Ranieri.
In discesa tra infortuni e scelte
Desaparecidos totali o, al massimo, finiti nel dimenticatoio da diverse partite. Che sia per infortunio o per scelta tecnica, alcuni giocatori del Cagliari sono in netta discesa da quando Ranieri è arrivato in Sardegna. Capradossi, ad esempio, ha pagato il cambio di modulo in difesa, ma non solo. Perché già con il ritorno di Goldaniga l’ex Spal aveva perso posizioni e ora sono cinque di fila le panchine, uno solo il minuto in campo nel finale di Bari. La prestazione negativa di Modena una chiave di lettura ulteriore possibile per spiegare il suo scarso impiego. Anche Millico ha continuato la propria discesa nonostante il cambio di guida tecnica, pur trovando spazio inatteso a gara in corso, più causa assenza di concorrenti che per reale crescita sul campo. Prelec, arrivato a gennaio, non ha ancora dato il contributo da vice Pavoletti, oltre le difficoltà nelle prime apparizioni in rossoblù anche un piccolo infortunio gli ha tolto spazio a Brescia. Pronto a cercare di dire la propria contro l’Ascoli, non si può definire in discesa, così come gli infortunati di lungo corso – o appena rientrati – non possono ancora essere giudicati con Ranieri. Di Pardo, uno spezzone al Rigamonti e niente più, Deiola, tornato tra i convocati a Venezia ma mai utilizzato nella nuova gestione e Pavoletti, centrale nel progetto Ranieri, gol contro il Como e poi il problema alla caviglia che lo ha visto nuovamente in campo negli ultimi minuti in Laguna e nella ripresa contro il Genoa e ora nuovamente ai box. Discorso a parte merita Viola, altro infortunato di lungo corso – ultima presenza i 27 minuti di Palermo – e curiosamente mai nominato da Ranieri quando chiamato a rispondere sul recupero degli infortunati. Il tecnico romano non lo ha mai potuto seguire in gruppo, come mostrato dai canali social del Cagliari il recupero in personalizzato prosegue. Ma la dimenticanza dell’ex Benevento richiama anche al tentativo di cessione a gennaio, oltre che a essere una richiesta specifica di Liverani. Dettaglio non da poco, vista la diversità di principi di gioco tra Ranieri e il suo predecessore che Viola rispecchia a pieno sia nel ritmo che nella circolazione del pallone. Falco invece resta nei pensieri del suo allenatore che sì non gli ha regalato minuti a Brescia pur se convocato dopo l’infortunio, ma che potrebbe rispolverarlo almeno in corsa contro l’Ascoli dopo averlo già messo titolare a Cittadella. Comunque in discesa, visto che con Liverani sembrava essere stata intrapresa la strada del ritorno in forma poi bloccata da una fragilità fisica che lo tiene spesso fuori.
Matteo Zizola