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Cagliari, con Mina è tutta un’altra musica: Nicola si gode il suo leader Yerry Villain

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“Processo di influenza sugli altri per far loro comprendere e accettare decisioni o azioni che devono essere avviate, al fine di supportare gli sforzi individuali e collettivi verso il raggiungimento di un obiettivo comune”. Questa la definizione di leadership nell’enciclopedia Treccani, mentre se si cerca un sinonimo del termine nel dizionario Cagliari la risposta non può che essere una: Yerry Mina. C’è infatti un a.M e un d.M. nella storia recente rossoblù, un avanti Mina e un dopo Mina, una squadra timorosa e senza una vera guida in campo prima di gennaio 2023 e una con un generale a guidare l’esercito della difesa (e non solo) dopo il suo arrivo dalla Fiorentina un anno fa.

Yerry Villain
Il Festival di Sanremo è alle porte e in un duetto immaginario si possono intravedere salire sul palco dell’Ariston Rose Villain e Yerry Mina. Pronti a cantare insieme la canzone preferita del panita colombiano, quella del suo amico e concittadino Pichi. Diventato famoso in Spagna con l’arrivo del centrale di Guachené al Barcellona che portò con sé l’allegria della salsa chocke del singolo “Caíste en la trampa”, brano poi diventato colonna sonora anche della nazionale dei Cafeteros. Un titolo che condensa in quattro parole ciò che Mina mette in campo ogni settimana, una trappola mentale nella quale cade l’avversario di turno che cerca (invano) di non soccombere di fronte ai giochi psicologici del numero 26 rossoblù. Pizzicotti, parole, risate mentre tiene il coltello metaforico dietro la schiena per poi uccidere sportivamente con il sorriso, provocazioni vecchio stampo nelle quali sono caduti uno dopo l’altro tanti soldati dell’esercito nemico. Ne sanno qualcosa Danilo D’Ambrosio del Monza e Ante Rebic del Lecce, due cartellini rossi via VAR arrivati nelle ultime due gare giocate da Mina e dopo un confronto proprio con il colombiano protagonista. Due espulsioni decisive per due vittorie in scontri diretti dal grande peso specifico e che le reazioni del difensore dei brianzoli e dell’attaccante dei salentini hanno messo in discesa. Senza poter puntare il dito contro Mina, perché il centrale classe ’94 gioca con il limite tra il consentito e il non consentito senza però mai dare l’occasione di diventare co-imputato con il colpevole di turno. Con D’Ambrosio un semplice duello, la caduta simultanea, le gambe lasciate lì quel secondo in più per infastidire senza andare oltre il lecito, la scarpata dell’ex Inter che in tempi di VAR non può passare inosservata. Con Rebic un preambolo in un contrasto vinto da Mina che poi si gira verso il croato per dirgli che no, con lui non si passa, provocando la prima reazione. Poi un nuovo uno contro uno, il difensore rossoblù che passa davanti all’attaccante del Lecce, la carica alle spalle e di nuovo insieme a terra: Rebic si alza e pesta volontariamente il braccio di Mina, conseguenza inevitabile il richiamo del VAR e l’espulsione diretta. E il Cagliari che dilaga undici contro dieci, in un 4-1 che esalta e conferma il momento positivo anche grazie al leader difensivo.

Prossime fermate
Contratto in scadenza il prossimo giugno dopo il rinnovo annuale della scorsa estate, Mina è legato cuore, corpo e mente al progetto Cagliari. Dove ha trovato il luogo ideale per rinascere dopo le difficoltà di Liverpool con la maglia dell’Everton e il cameo semestrale di Firenze vestito di viola. Muscoli fragili da curare con attenzione, il clima della Sardegna che ne favorisce la condizione tanto da aver giocato diciassette gare su ventuno, con solo due assenze per gestione o problemi fisici e altre due per squalifica, contro la Roma alla prima figlia dell’ammonizione all’ultima della scorsa stagione e quella contro il Milan alla Unipol Domus dopo il rosso di Roma di fronte alla Lazio. Sette le partite in cui è stato sostituito da Davide Nicola a scopo precauzionale, spia di una gestione che punta a non sovraccaricarlo. Un capitano senza fascia, completamente immerso nel ruolo di leader non solo della difesa ma dell’intero gruppo. Come dimostrato a Monza quando dolorante alla caviglia dopo uno scontro con Dany Mota ha stretto i denti, con buona pace dei medici rossoblù che avevano già indicato la necessità del cambio. Non solo per atteggiamento e prestazioni, ma anche fuori dal campo Mina ha sposato in toto la causa Cagliari. Rendendo praticamente inutile la clausola che avrebbe permesso, prima in estate e poi fino al 10 gennaio, a qualunque club di strapparlo ai rossoblù di Nicola per due milioni di euro senza poter rifiutare l’offerta e andare avanti. A rifiutare però è sempre stato il difensore colombiano che ha detto no a diverse proposte – anche corpose dal punto di vista economico – arrivate dal Sud America anche in questa finestra di mercato, un ritorno in Brasile dopo gli anni del Palmeiras nemmeno considerato dal classe ’94 di Guachené. Che ora ha messo il mirino su nuove vittime della sua trappola, già dalla prossima sfida contro il Torino con Che Adams e soprattutto la vendetta da consumare fredda nella gara successiva alla Unipol Domus contro la Lazio. L’unica del suo periodo in Sardegna nella quale è stato Mina a caer en la trampa, con il Taty Castellanos che provocò il secondo e immeritato giallo costato l’espulsione al colombiano. E quel saluto beffardo dell’argentino dopo che Ayroldi gli aveva mostrato il rosso, un conto aperto che Mina è pronto a chiudere sul campo. In una sfida tra Paesi sudamericani che non si amano, tutt’altro, come dimostrato dal duello contro Lautaro Martinez vinto dal 24 rossoblù prima che il polpaccio gli facesse alzare bandiera bianca e aprisse la strada allo 0-3 nerazzurro. Con Mina no party, parafrasando il claim di una celebre pubblicità. Ne è consapevole anche Nicola che mai rinuncia se non costretto al suo leader difensivo. Ne è consapevole l’ambiente che ha ritrovato un idolo da esaltare con il nome scandito a voce alta dagli spalti come non si sentiva dai tempi del Bruno Bruno Bruno per il portoghese Alves. E lo sa il club che da febbraio si siederà al tavolo per provare a prolungare l’accordo in scadenza. Il dubbio, infatti, è stato spazzato via, quello di un giocatore fragile fisicamente che avrebbe dovuto dare prima garanzie per poi, sì, guadagnarsi il contratto anche per il futuro. Garanzie che sono arrivate, come continuerà a suonare la musica della salsa chocke del suo amico Pichi: “Cómo a mí me gusta la nena rumbina / Me la presentó el parcero Yerry Mina / Me dijo dale música que es tremenda atrevida”. Caiste en la trampa, firmato Yerry Villain.

Matteo Zizola

 
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