Zenga è alle prese con la conta degli infortunati per la sfida di sabato alla Sardegna Arena del suo Cagliari contro il Sassuolo di De Zerbi, ultimo della lista Pellegrini la cui stagione potrebbe essere giunta al termine.
Fino a qualche giornata fa sarebbe potuta essere una gara con vista sull’Europa, ma i rossoblù, al contrario degli emiliani, hanno progressivamente perso il treno e la partita di sabato assume più l’occasione di riprendersi dopo la sconfitta di Genova che l’opportunità di raggiungere obiettivi ormai lontani. Il Sassuolo – definito “sbarazzino” da Zenga in conferenza stampa – rappresenta anche un banco di prova importante per capire se il Cagliari riuscirà a scrollarsi di dosso la sterilità offensiva di fronte a una difesa che concede parecchio: la casella zero alla voce gol fatti delle ultime 4 partite è un problema non da poco, da un lato le difficoltà di Simeone e Joao Pedro causate anche da una condizione giocoforza approssimativa visto il loro continuo utilizzo, dall’altra le soluzioni offensive che latitano e che sembrerebbero non sfruttare le vere potenzialità delle bocche di fuoco rossoblù.
Il marchio di fabbrica del Cagliari di Maran
Il Cagliari versione Maran era ai vertici della classifica di reti di testa, 10 gol nonostante l’assenza di Pavoletti compensata da un Joao Pedro sugli scudi – 4 reti per lui su gioco aereo – più le 2 di Simeone e le singole marcature di Pisacane, Ceppitelli, Cerri e Castro, mentre da quando in panchina è arrivato Zenga dei 7 gol segnati nessuno è arrivato grazie ai colpi di testa. Eppure per cross effettuati i rossoblù restano nelle prime posizioni della speciale graduatoria, al quarto posto dietro Inter, Lecce e Udinese, lasciando così il dubbio che la scelta di giocare prevalentemente cercando di sfruttare i palloni che arrivano dalla fasce non sia quella più ideale. L’arretramento di Joao Pedro e l’avvicinamento alla porta di Simeone hanno prodotto questa contraddizione: il brasiliano è sicuramente più abile del Cholito nel gioco aereo, ma nonostante ciò la manovra offensiva insiste sui palloni alti verso il centro dell’area. Perfino contro la Sampdoria, con il numero dieci rossoblù relegato inizialmente in panchina, la squadra ha cercato la via della rete attraverso i cross, nonostante il compagno d’attacco di Simeone fosse un certo Ragatzu, non certo specialista sulle palle alte.
Il ruolo di Gianni Vio
Lasciando da parte l’efficacia dei traversoni che spesso e volentieri non arrivano a destinazione – Nández escluso – la soluzione potrebbe comunque arrivare da un cambio di formazione: per Simeone, così come per Joao Pedro a Genova, appare necessario rifiatare e così potrebbe arrivare l’occasione di vedere in campo la strana coppia Joao Pedro-Pereiro, il brasiliano riportato al centro dell’attacco con El Tonga a supporto con libertà di creare e funzione di raccordo tra i reparti. Non va infine trascurato l’apporto deficitario dato dalle palle inattive, soprattutto considerando le aspettative create dall’arrivo di Gianni Vio a curarne i dettagli: zero gol da quando Zenga ha preso la guida del Cagliari, ma anche pochissimi pericoli creati alle difese avversarie. Se si escludono infatti i due calci d’angolo del Bentegodi e lo schema che portò Joao Pedro a fallire una buona occasione a Bologna, il Cagliari non ha mai dato l’impressione di poter colpire né su azione dalla bandierina né su punizione: è pur vero che le caratteristiche fisiche della rosa non aiutano, l’assenza di Ceppitelli tanto meno, ma era lecito aspettarsi di più dal caos organizzato di Vio.
Contro il Sassuolo la prova del nove, solo nell’ultima gara con la Juventus due dei tre gol bianconeri sono arrivati proprio da azione d’angolo: tornare alla rete è una priorità, farlo su calcio da fermo sarebbe un’ulteriore miglioramento.
Matteo Zizola