Che fine ha fatto Filip Bradaric? In casa Cagliari il croato è uscito dalle rotazioni.
Nonostante le assenze, anche contro la Sampdoria è rimasto a guardare al fianco di Maran la sconfitta dei compagni. Dopo i primi mesi promettenti, nel 2019 Bradaric ha perso il posto in favore di Cigarini e, pur se provato in settimana assieme al compagno, Maran gli ha preferito Deiola prima e Faragò poi nella sfida persa uno a zero contro i blucerchiati.
A fargli compagnia in questo anno nuovo è stato spesso l’altro ben più famoso connazionale, quel Darjo Srna che aveva altrettanto stupito nella prima parte del campionato. Se nel caso di quest’ultimo la scelta può essere giustificata dall’età e dall’aver tirato la carretta per tante gare dopo un anno di inattività, per Bradaric è difficile capire le ragioni dietro un accantonamento che, se non definitivo, è sempre più costante di partita in partita. In una squadra che già di per sé pecca alla voce tecnica, fa scalpore che il regista croato non riesca a trovare spazio nemmeno quando le scelte sono estremamente ridotte, relegato quando va bene a pochi scampoli sul finire di gara.
Se è pur vero che l’ex Rijeka dopo l’inizio incoraggiante è via via sceso per qualità di prestazioni, soprattutto dopo la trasferta di Torino e l’autogol che ne aveva minato le certezze, è altrettanto vero che in una fase difficile a livello numerico non può che fare scalpore la rinuncia al suo piede e alle sue geometrie a prescindere dalla preferenza verso l’esperienza di Cigarini. L’infortunio a cavallo della sosta invernale non ha aiutato, ma a distanza ormai di più di un mese appare una giustificazione senza fondamento, così come l’adattamento al nostro calcio dovrebbe essere ormai completato da tempo.
Forse la poca abitudine a un campionato con una sosta invernale breve (come d’altronde per Srna) può aver avuto importanza, ma queste ragioni perdono di valore nel momento in cui uno come Thereau è stato buttato nella mischia immediatamente nonostante la lontananza dai campi lunga un anno. Spostare la preferenza verso giocatori più di tecnica che di sostanza potrebbe anche risolvere il problema principe dei rossoblù, eliminando così quella prevedibilità offensiva ormai vero marchio di fabbrica del maranismo: da Marassi si è usciti a testa alta nonostante la sconfitta, ma accontentarsi del mordente mentre la pericolosità offensiva latita appare come la classica vittoria di Pirro.
Matteo Zizola