Per accendere la risposta definitiva bisognerà attendere l’ultimo giorno di agosto, quando il calciomercato chiuderà i battenti e si potrà giudicare a bocce ferme la campagna acquisti e cessioni del Cagliari. Eppure fin dalle prime battute l’inversione di tendenza almeno alla voce tempistiche appare netta. Chi ha tempo non aspetti tempo, a maggior ragione pensando all’addio di Claudio Ranieri e alla necessità di dare al suo successore Davide Nicola il materiale per costruire il nuovo volto dei rossoblù.
Vecchia strada
Calendario complesso, ultimi arrivati all’ultimo secondo dell’ultima partita dei playoff, la definizione di matricola. Questi i mantra che hanno accompagnato il Cagliari nella prima parte della scorsa stagione, con Ranieri pompiere delle aspettative e il volare basso misto a un forse eccessivo realismo come elementi per giudicare l’inizio complicato. A reggere il filo delle trattative, inoltre, anche quell’indicatore di liquidità che si è vestito da padrone della filosofia rossoblù sul mercato della scorsa estate. Addii veloci, arrivi frutto di lunghe trattative e spesso orientati su scommesse e profili da recuperare dopo un campionato difficile. Come dimenticare infatti il ritiro in Valle d’Aosta con un attacco ridotto ai minimi termini, con porte costantemente girevoli più per salutare in uscita che in entrata, e come esempio l’arrivo di Shomurodov dopo settimane di inattività e il calciatore da recuperare completamente dal punto di vista fisico. Poi la corsa ai centrali di difesa, con Wieteska e Hatzidiakos acquistati negli ultimissimi giorni di mercato. O ancora l’affare Petagna, anche lui in cerca di rilancio. Il tira e molla per Prati, mentre Sulemana in principio di sessione come eccezione a confermare la regola assieme a Scuffet. Insomma, il tempo è stato il filo rosso negativo di un Cagliari che si è trovato impreparato ai nastri di partenza, con un calendario complicato e tanti, troppi tasselli da sistemare e da mettere a regime. Pagandone le conseguenze in termini di risultati, dovendo inseguire più che dettare la linea, guardando ancora una volta come in passato alla salvezza del mercato di gennaio per raggiungere l’altra salvezza, quella sul campo.
Svolta
Lasciando da parte l’aspetto tecnico, ciò che sembra aver imparato la società rossoblù dalla passata stagione è che il tempo è tiranno. A maggior ragione senza il parafulmine Ranieri, ancora di più senza l’alibi di una Serie A raggiunta all’ultimo e una rivoluzione tecnica da perseguire. Il direttore sportivo Nereo Bonato, oggi come allora, ha sottolineato la necessità di ridurre al minimo gli errori. Obiettivo non raggiunto dodici mesi fa, obiettivo che si fa prioritario in questa nuova stagione che punta al consolidamento della categoria senza i patemi vissuti nell’ultimo campionato. Con la consapevolezza che anche il tecnico andrà supportato, nuova realtà da costruire e il fantasma di Sir Claudio da cui liberarsi. Partire bene diventa così fondamentale e per questo motivo il Cagliari ha accelerato come mai successo nelle precedenti annate. A prescindere dalle valutazioni di merito su acquisti e cessioni che, come sempre accade, sarà il campo a determinare. L’addio di Dossena in direzione Como è stato il primo passo per le mosse successive chiamate Nicola e Luperto: via il centrale esploso in rossoblù – con plusvalenza monstre come proporzioni rispetto all’investimento fatto – e dentro il suo sostituto, con tanto di tesoretto da mettere in cassa come differenza. E con l’attesa per il tecnico non sembra essere stata vana, in una sorta di controtendenza tra la lentezza dell’ufficializzazione e l’accelerata successiva sul mercato. Il tesoretto, parola usata proprio da Bonato, è altro tema protagonista delle ultime settimane e che non sembra aver trovato chiaro riscontro nei primi passi della campagna acquisti. Perché più che di milioni da spendere, ciò che ha cambiato il gioco rispetto all’estate passata è la discesa del monte ingaggi, aspetto che ha permesso alla società rossoblù di evitare cessioni alle condizioni delle pretendenti. Tenendo l’indicatore non come valore da raggiungere, recuperando liquidità attraverso vendite frettolose, piuttosto come valore da preservare evitando così in futuro di ricadere negli stessi errori. E in questo contesto rientrano le ultime operazioni, da quelle con l’Atalanta fino al rinnovo di Viola. Tesoretto che, però, è diventato poi effettiva disponibilità dopo le prime mosse: da Dossena a Sulemana, passando per il riscatto di Altare da parte del Venezia, il Cagliari ha raccolto una cifra tra i 18 e i 21 milioni bonus inclusi, mentre ha speso per Luperto, Felici, Zortea e il prestito oneroso di Piccoli tra i 9 e gli 11 milioni, con un attivo che varia dai 7 ai 12 milioni di euro e che diventa la base per affari futuri, come ad esempio quello possibile per il ritorno di Gaetano.
Tempi e modi
Le priorità del Cagliari per affidare a Nicola una rosa il più completa possibile erano e sono note. Partendo appunto dal difensore centrale al posto di Dossena, casella che ha avuto il classico check con l’arrivo di Luperto. In attesa di capire il futuro di Mina e dei vari Wieteska, Hatzidiakos, Obert e Veroli – anche al netto delle valutazioni del tecnico piemontese – il reparto arretrato, almeno dal punto di vista numerico, è al completo. Sugli esterni i rossoblù avevano la necessità di coprire la casella lasciata libera dall’addio di Nández in direzione Arabia Saudita e l’obiettivo fin da subito è stato puntato su Zortea. E nel gioco d’incastri il ds Bonato ha cercato la chiave per prendere i classici due piccioni con una fava. Discorso aperto con l’Atalanta e subito allargato per una quadra che permettesse al Cagliari di chiudere altre partite aperte. Zortea per Nández, ma non solo insomma. Assieme al laterale l’anno passato in prestito al Frosinone è entrato nella discussione Piccoli, centravanti già nelle passate stagioni nel mirino rossoblù e finalmente pronto ad atterrare in Sardegna. E a coprire l’altra priorità del mercato iniziale, quella dell’attaccante che sostituisca i partenti Shomurodov e Petagna non riscattati. Nel tetris che coinvolge Atalanta e Cagliari i bergamaschi hanno messo sul tavolo della trattativa la richiesta per Sulemana, aprendo un altro buco ipotetico nella rosa di Nicola. E mettendo i rossoblù di fronte a un nuovo incastro da trovare, perché l’addio del ghanese non può che portare a un nuovo innesto in mediana. Uno scambio tira l’altro e alla fine ecco spuntare Adopo, vecchio pallino rossoblù fin dai tempi della sua esperienza al Torino prima di accettare la corte di Gasperini. Zortea definitivo in Sardegna per una cifra tra i 4 e i 5 milioni di euro, Sulemana definitivo a Bergamo per circa 9 milioni, Piccoli e Adopo in prestito con diritto di riscatto e pronti a vestire la maglia del Cagliari. In un centrocampo presumibilmente a cinque che ha visto arrivare anche il giovane Felici dalla Feralpisalò e che, dal punti di vista numerico – aspettando il destino di Marin, ma anche quello di Delpupo e Kourfalidis – appare come la difesa al completo. Anzi, con un traffico da gestire almeno sugli esterni, con Di Pardo, Zappa e Azzi che cercheranno di guadagnarsi la conferma o, al contrario, vedranno i loro nomi sul tavolo delle trattative in uscita.
Fase due
Resta il rebus attacco, perché Piccoli non può essere e non sarà l’unico innesto per un reparto che ha faticato oltremodo in termini numerici con Ranieri. Il rinnovo di Pavoletti è stato il primo passo ancora prima che aprisse ufficialmente il mercato, mentre sulla trequarti è pronto e ormai soltanto da annunciare ufficialmente il nuovo contratto annuale di Viola. Ma con Oristanio non riscattato e finito a Venezia e Mancosu che ha chiuso la sua seconda esperienza rossoblù, resta sempre come priorità un nuovo numero dieci. Il nome in cima alla lista è quello di Gaetano e del suo ritorno, ma contrariamente ai nuovi tempi del mercato del Cagliari in questo caso il coltello resta in mano al Napoli. Che, nella persona di Antonio Conte, dovrà decidere se trattenere il classe 2000 o se dare il via libera a una sua cessione, temporanea o più probabilmente definitiva. Ci sono poi da risolvere i due nodi Lapadula e Pereiro, con il primo che il Cagliari vorrebbe cedere in cadetteria – ma al momento nessun passo concreto da parte delle squadre che hanno chiesto informazioni, con Lapadula in vacanza post Coppa America – e il secondo che ha il contratto in scadenza nel 2025 e per il quale si cerca l’addio definitivo dopo i prestiti delle ultime due stagioni. Gli ingaggi del centravanti e del Tonga sono di quelli importanti, per questo il Cagliari cerca una sistemazione che liberi nuova liquidità e permetta di affondare per uno degli obiettivi per il reparto avanzato. Lasciando dunque le ultime due settimane, dopo le prime prove del campo tra Coppa Italia e campionato, come rettilineo finale non per la struttura portante della rosa, ma piuttosto come spazio temporale per le cosiddette ciliegine sulla torta. Una torta che sembrerebbe poter essere pronta ben prima di quanto avvenuto nelle ultime stagioni, ma il cui sapore si potrà scoprire soltanto con le risposte date dalle prime amichevoli e, soprattutto, dai primi impegni ufficiali.
Matteo Zizola