“Sono il signor Pavoletti, risolvo problemi“. Una stretta di mano con Claudio Ranieri, il tabellone che si alza con il numero 30 colorato di verde, e poi i gol. Se Quentin Tarantino avesse l’idea di dare nuovamente vita a Pulp Fiction avrebbe nell’Unipol Domus di Cagliari un luogo in cui girare le scene con protagonista un nuovo Mr. Wolf. Stavolta senza smoking addosso, ma con una maglia rossoblù da spazzolare al momento giusto. Basterebbero pochi minuti, quelli del recupero, per avere le scene richieste. Perché come accaduto a Mr.Wolf, anche per Pavoletti il tempo è qualcosa che si può controllare.
Dati
Quello del capitano dei rossoblù è un patto con il tempo, precisamente con il 90’ minuto. Con un cronometro nascosto in soffitta fermo a quel minutaggio che potrebbe confermarlo. Forse è questo il trucco del livornese, l’uomo dei gol pesanti per il Cagliari quando le lancette cominciano a muoversi in maniera più incessante per gli altri, ma non per lui che anche contro il Sassuolo ha messo la firma su tre punti che rilanciano gli isolani nella lotta salvezza. “Sì, ho i piedi al contrario, ma negli ultimi minuti divento Van Basten”. Forse in un’altra vita il Cigno di Utrecht e l’attaccante rossoblù sono stati vicini in qualche modo. Anche se per Claudio Ranieri il nome giusto da richiamare è quello di José Altafini, che nella fase conclusiva della sua carriera alla Juventus fu capace di far registrare 13 reti da subentrato. Al di là del potere di strappare più di un sorriso, i paragoni lasciano però presto spazio ai dati. E quelli di Pavoletti parlano chiaro. Solo in Serie A i gol oltre il 90’ sono 6 dalla stagione 2017-2018 secondo quanto registrato dal sito Transfermarkt, che ne fanno il quarto marcatore della speciale classifica dietro a Immobile (12 reti), El Shaarawy (8) e Dybala (7). La metà sono arrivati in questo campionato tra la doppietta con il Frosinone e quello del 2-1 contro la squadra di Dionisi. Tutti segnati in maniera diversa l’uno dall’altro, con la rovesciata dell’ultimo turno che non sembrava essere nelle corde del capitano degli isolani, ma che nasce dalla capacità di prendere posizione e tempo al difensore mai scomparsa dall’arsenale a disposizione. Diventano quattro le reti siglate nel recupero se si considera solo il 2023, con il conteggio che include la rete promozione di Bari al 94’, quando nessuno si aspettava più un epilogo che si traducesse nella promozione in Serie A. Una storia che racconta come le gambe e la reattività non sembrano essere più quelle di una volta, ma anche come il passare del tempo venga colmato dalla voglia di incidere che sembra trasformarsi in qualcosa di più quando c’è da ribaltare un risultato. Sentimenti che trovano spiegazione in altri numeri, quelli della media gol per minuti giocati: 242 i minuti giocati, con il calcolo seguente che dice un gol ogni 81 minuti passati sul manto erboso. Meglio hanno fatto solo Henry e Simy, che però hanno giocato 68′ e 60′ totali, con Pavoletti che resta davanti a giocatori come Lautaro Martinez, Vlahovic, Osimhen ma anche al compagno di reparto Gianluca Lapadula, con il primo gol che per l’italo-peruviano è arrivato dopo 178′ sul campo.
Voglia
Tre gol che hanno regalato sei punti contro dirette concorrenti per la salvezza, senza tralasciare quella sfiorata all’Olimpico di Roma contro la Lazio che solo una gran parata di Ivan Provvedel ha evitato. Reti che si trasformano in risposte che Ranieri attendeva da un reparto offensivo che funziona ancora a corrente alternata, complice le difficoltà sul piano fisico di alcuni elementi, da Petagna a Shomurodov, a scelte tattiche che sono state indirizzate verso la costruzione di un Cagliari camaleontico. Decisioni che però hanno portato Pavoletti a diventare una delle armi tattiche preferite dal tecnico romano, che ha scelto il numero 30 a partita iniziata per nove volte nelle quindici gare giocate. Ma le tre reti diventano però la fotografia perfetta di una squadra che ha il carattere per provarci e che ha ricostruito un rapporto con il pubblico che quando la partita è finita crede comunque che tutto resti aperto sino al fischio finale. Con Pavoletti che è il filo che collega i due telefoni, resistente agli urti delle libecciate e delle paure di un ambiente ancora scosso da quanto accaduto nel passato, ma che comincia a fare affidamento su un cuore di un gruppo che l’attaccante livornese ha definito “immortale” nel post partita. Ora sullo sfondo resta però la sfida di normalizzare il battito, di costruire senza aver bisogno di vedere le macerie per far scattare qualcosa e riprendere le gare che sembrano perse. Quattro i giorni per recuperare le energie e per prepararsi mentalmente allo scontro con il Napoli di Mazzarri di sabato 16 dicembre al San Paolo. Una sfida in cui il passato per Pavoletti bussa alla porta, tra la breve esperienza sotto il Vesuvio nella stagione 2016/2017 e il cammino in Sardegna insieme al tecnico toscano che rimanda al brutto ricordo dell’ultima retrocessione. Un’occasione per cominciare a fare quei punti con le grandi della Serie A che ancora mancano, ma anche per stringere ancora più forte il rapporto tra la squadra e l’ambiente che lungo il percorso può diventare ancora più fondamentale.
Matteo Cardia














