Venezia, città famosa per canali, gondole e carnevale. La maschera da leone pronta, un ultimo ballo prima del probabile addio. Con la speranza che il ricordo non sia una retrocessione dolorosa, per il Cagliari e per Nahitan Nández, finalmente attore protagonista dopo un 2022 passato prevalentemente dietro le quinte.
Annus horribilis
Meglio tardi che mai, così si potrebbe titolare la presenza del centrocampista di Punta del Este al Penzo. Una stagione tormentata sotto tutti i punti di vista, da un girone di andata non ai livelli attesi né individualmente né per il suo Cagliari, passando per i problemi personali, arrivando agli infortuni che lo hanno accompagnato in questo 2022. Come dimenticare poi le ormai classiche valigie pronte e poi riposte, con la querelle estiva del passaggio all’Inter naufragato – e il conseguente ammutinamento per l’amichevole contro il Maiorca – e un gennaio con le sirene di Napoli, Torino e Juventus lasciate cantare e non davvero inseguite. Il peggio sarebbe passato, non fosse per una situazione di classifica che richiede un miracolo. La vittoria di Venezia, il passo falso della Salernitana, un Nández ai suoi livelli. Quelli, per intendersi, dei suoi primi sei mesi con la maglia rossoblù, quando anche grazie a lui la squadra di Maran viaggiava in zona Europa e tutto sembrava andare per il verso giusto.
Bandiera bianca, anzi no
La stagione del Léon sembrava ormai finita con il secondo tempo contro il Verona. L’ingresso al primo minuto della ripresa, il tutore a mostrare un recupero non del tutto completo dal problema al ginocchio che lo ha tenuto fuori tre mesi, dalla gara di Coppa Italia contro il Sassuolo a gennaio fino a quella contro i gialloblù di metà aprile. Come se non bastasse ecco arrivare un altro infortunio, questa volta alla coscia, forse figlio di un rientro affrettato sull’altare della salvezza da conquistare, come già successo quando prima della gara contro la Lazio arrivò la ricaduta del problema al ginocchio forzando in allenamento. Niente Salernitana, ma stagione che però non è terminata con quei 45 minuti zoppicanti contro l’Hellas. Perché Nández ha deciso di sua spontanea volontà la strada delle cure alternative, viaggio in Serbia dalla dottoressa Kovacevic e guarigione lampo con tanto di ingresso in campo nell’ultima mezz’ora contro l’Inter. Un León diverso, apparso non al 100% ma nemmeno così lontano dalla migliore condizione. E così il miraggio chiamato Venezia è diventato improvvisamente una solida realtà.
Obiettivi
Un ultimo ballo, probabilmente non a correre avanti e indietro sulla fascia destra – ormai proprietà di Bellanova – ma a dare polmoni e gambe alla mediana rossoblù. In quel ruolo da interno di destra nel quale ha fatto vedere la sua versione migliore nella prima stagione in Sardegna. L’occasione di dare una mano per il miracolo salvezza, per cancellare polemiche e continui sali scendi dal treno del mercato che lo hanno fatto diventare da possibile idolo della piazza a quasi indesiderato. Magari con quel gol mancato in questo campionato, per evitare non solo la prima retrocessione della propria carriera, ma anche la prima stagione senza mettere mai la firma nel tabellino dei marcatori. Poi sarà una nuova estate di voci e offerte, questa volta probabilmente l’ultima. Che sia retrocessione o salvezza, con una valutazione lontana da quei 36 milioni della clausola di rescissione e anche inferiore a quanto messo sul tavolo per strapparlo al Boca Juniors nel 2019. Ma questa è un’altra storia, prima c’è da conquistare quella Venezia che, per dirla con Francesco Guccini, è anche un sogno di quelli che puoi comperare, però non ti puoi risvegliare con l’acqua alla gola e un dolore al livello del mare.
Matteo Zizola