“Mi risulta difficile pensare agli anni come qualcosa di delimitato, con un inizio il primo gennaio e una fine 365 giorni più tardi. I tifosi di calcio parlano in questo modo: i nostri anni, le nostre unità di tempo vanno da agosto a maggio. Chiedeteci qual è il periodo migliore o peggiore della nostra vita e il più delle volte vi risponderemo con un numero a quattro cifre recante nel mezzo un silenzioso trattino, unica concessione al calendario in uso nel resto del mondo occidentale”.
A parlare è Paul, tifoso dell’Arsenal e personaggio principale di Febbre a 90˚ , romanzo di Nick Hornby diventato poi anche un film di successo. Nel calcio si vive di stagioni, non di anni solari, a parte alcune eccezioni come quegli anni nei quali si celebra una ricorrenza del club. Per il Cagliari il 2020 è uno di questi, il centenario, i 50 anni dal primo e unico scudetto, un anno speciale sotto tanti punti di vista che sia dentro che fuori dal campo ha assunto piano piano i contorni dell’incubo.
Speranze mancate – “Rossoblù, preparatevi a un 2020 speciale per tutti noi”, così il presidente del Cagliari Tommaso Giulini twittava a fine dicembre 2019 quando il Covid non era nemmeno un pensiero e la prima parte del campionato della squadra di Maran aveva fatto sognare in grande. Una speranza rimasta tale, la pandemia ha cancellato le celebrazioni previste alle quali si riferiva Giulini e il campo non ha compensato, anzi. L’illusione del 2019 ha lasciato lo spazio al classico finale di campionato con qualche patema di troppo e a un nuovo progetto ancora in costruzione firmato Eusebio Di Francesco. Un anno con tre allenatori, Maran prima, l’abruzzese in cerca di riscatto ora e in mezzo Walter Zenga, e soprattutto un anno senza particolari gioie o sussulti né nell’immagine completa né con singole partite da ricordare tranne, forse, la vittoria casalinga contro la Juventus.
Legge di Murphy – Niente va mai così male che non possa andare peggio. Il 2020 ormai agli sgoccioli non verrà sicuramente ricordato come un anno di successi. Tante le iniziative fuori dal campo, tanta la voglia da parte della società rossoblù di raccontare una storia importante tra pubblicazioni, documentari e avvenimenti nonostante la pandemia a mettere i bastoni tra le ruote. Come da legge di Murphy, però, non è bastato il Covid e anche i risultati sul campo hanno aggiunto il loro pesante carico. Se è vero che il calcio ragiona per stagioni e non per anni solari è comunque sintomatico guardare a cosa è stato il 2020 sul piano sportivo: un disastro.Il peggiore anno dell’era Giulini – considerando solo quelli in Serie A il peggiore anche da quando ci sono i tre punti a vittoria – si è chiuso con una sconfitta contro la Roma, quella Roma che fu anche l’ultima partita di Maran in panchina e l’ultima prima dell’esplosione anche nel calcio degli effetti della pandemia. Un anno iniziato con la sconfitta per 4 a 0 a Torino contro la Juventus, un anno nel quale il Cagliari ha raccolto 6 vittorie, 12 pareggi e ben 17 sconfitte, ha realizzato 40 reti subendone 60 e soprattutto un totale di 30 punti in 35 partite per una media di 0,86 a gara che in un campionato porterebbe dritti in Serie B.
Il confronto – Tornando indietro con le lancette del tempo e senza considerare l’anno che include la prima metà con Cellino ancora in sella (2014) e i due che comprendono anche l’esperienza in Serie B (2015 e 2016), il 2020 è stato per distacco il peggiore anno per media punti del Cagliari di Giulini. Se nel 2017 i rossoblù raccolsero in 39 partite un totale di 44 punti (1.13 a partita) e nel 2018 – secondo peggiore della classifica – appena sopra il punto a gara (1,03 frutto di 39 punti in 38 partite), il 2020 arriva dopo un 2019 che aveva lasciato presagire ben altri risultati. Lo scorso anno infatti è stato quello dell’incredibile ruolino di marcia del Cagliari di Maran nella prima parte della passata stagione, un anno nel quale i rossoblù hanno totalizzato ben 50 punti in 36 gare per una media di 1.39 a partita. Nel 2020 il crollo con il 0.86 di bottino a gara già anticipato in precedenza. Una disfatta proprio nell’anno più importante della storia del Cagliari, in attesa di un 2021 che verrà salutato con un sospiro di sollievo. Fermo restando la legge di Murphy di cui sopra, Di Francesco, Giulini e soprattutto i tifosi sperano che con il nuovo anno possano arrivare anche nuove emozioni, vengano messi nel dimenticatoio i classici patemi di fine stagione e che, anche se con dodici mesi di ritardo, il Cagliari possa festeggiare il centenario non solo fuori dal campo, ma anche dentro a suon di risultati.
Risultati che sono mancati in tutto il 2020 e che soprattutto mancano ormai dal 7 novembre, data dell’ultima vittoria contro la Sampdoria. Gennaio è l’occasione del riscatto sia fuori – leggasi mercato – sia in campo con ben 6 partite da disputare in campionato più la sfida di Coppa Italia contro l’Atalanta, un riscatto obbligatorio o al contrario diventerà difficile allontanare anche nel 2021 un finale di stagione al cardiopalma.
Matteo Zizola