Si scrive stadio, si legge diamante. E come ogni bel diamante che si rispetti ci sono tante belle facce, ognuna che cerca di essere più brillante del lato che ha di fianco. Scusando il gioco di parole, forse nemmeno troppo riuscito, sembra essere questa la sintesi corretta per le ultime settimane, o mesi o anni (decidete voi), relative al destino della nuova casa del Cagliari Calcio.
Cambio
Di queste ore è l’idea, già anticipata qualche settimana fa dal presidente di Regione Solinas e ribadita ora, di progettare il nuovo stadio del Cagliari nella zona di Su Stangioni. Come riporta l’Unione Sarda ci sarebbe già una simulazione dell’opera al computer, con il piano di costruzioni che potrebbe prevedere oltre alla struttura per le partite di calcio e i relativi e necessari parcheggi anche la fiera e altri impianti da legare al mondo dello sport. Un colpo di scena forse più atteso del previsto per quello che è diventato un vero e proprio braccio di ferro politico (con Regione da una parte e amministrazione cagliaritana dall’altra, anche se tutti staranno attenti a pesare i commenti per giusti e ovvi equilibri politici), oltre che un bisogno della prima squadra della città. Con lo stesso Solinas che qualche giorno fa aveva anticipato la volontà di apprezzare la costruzione di un ospedale nel luogo dove ogni giorno peggiorano le condizioni delle vecchie rovine del fu Sant’Elia. L’impressione è che tutti vogliano segnare il gol decisivo che metta fine alla partita stadio. Anche se il rischio di tornare indietro al portiere con il pallone a un passo dalla linea di porta avversaria, ora come ora, c’è.
Tira e molla
Ci sono alcuni aspetti curiosi dell’idea di spostare lo stadio a Su Stangioni. E sia chiaro, questo vuole essere un articolo che si basa su dubbi e impressioni e che porrà quesiti invece che dare risposte, in attesa che la politica, prima ancora che i giornalisti, metta le certezze nero su bianco al di là delle belle rappresentazioni al computer. Innanzitutto va detto che la zona, ampia e compresa attorno all’attuale motorizzazione civile, è in parte privata. E che negli ultimi anni tanti progetti, anche privati e non solo pubblici, si sono arenati sullo scoglio del rischio idrogeologico della zona. Inoltre l’area non è inserita solo nel comune di Cagliari ma è confinante anche in quello di Selargius. Un aspetto magari marginale, ma comunque simbolicamente e politicamente che può essere di rilievo.
Iter
Lo spostamento del progetto stadio a livello geografico porterebbe poi a un calcio all’indietro all’iter burocratico, durato anni, del piano Sant’Elia. Curiosamente a un passo dall’approvazione del bando di gara. Manca però l’assist fondamentale, quei 50 milioni di finanziamento pubblico che sono fondamentali per tenere in piedi il castello di carte per la nuova casa del Cagliari e che solo la Regione può mettere. Pare evidente dunque chi abbia in questo momento il possesso di palla. E il braccio di ferro di queste settimane, fatto di interviste, mezze frasi, conferme e poi inversioni a U con nuove idee, rientra in questa logica. Chi ha la palla vuole fare gol con il proprio schema di gioco, chi non lo ha, ma ha costruito gran parte dell’azione, vorrebbe esultare comunque sotto la telecamera. Giochi particolari, intanto però manca una settimana alla scadenza per la presentazione della candidatura di Cagliari come città ospitante dell’eventuale Europeo in Italia nel 2032. E senza certezze il treno passerà senza che nessuno salga a bordo. L’area di Su Stangioni con uno stadio nuovo di zecca potrebbe rappresentare un’occasione di crescita per un’area meno sfruttata di Cagliari, potrà obiettare qualcuno. Vero, ma è anche vero che la Regione non ha avuto problemi a finanziare e presentare un nuovo palazzetto sportivo a due passi dal vecchio e nell’area adiacente praticamente al Sant’Elia, dove ora si trovano i parcheggi. Rosicchiando anche qualche metratura a quello che doveva essere lo spazio del nuovo stadio rossoblù. Segnali. La domanda ora è: la Regione può costruire da zero un progetto (con tutto il suo lungo iter) per spostare lo stadio del Cagliari? La risposta è sì, se si assumesse gran parte delle responsabilità, trovando poi gli accordi con le realtà private e pubbliche per la costruzione. E soprattutto in accordo con il Comune di competenza. Vi ricordate della nota su Selargius? L’altra domanda da porsi è: perché la Regione ha approvato sino a un passo dal gol ogni tappa del progetto Sant’Elia, e con esso lo stadio contenuto, salvo ora voler costruire nuovamente dal basso? Nuove domande, ma non vi avevamo promesso risposte. Intanto però la questione stadio del Cagliari resta un rebus intricato, un diamante appunto, dai tanti lati lucenti, anche se agli occhi di qualche tifoso forse quella luce fatta di belle parole e di progetti su carta velina inizia a brillare meno.
Roberto Pinna