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Bcl | Dinamo Sassari, tra delusione e insegnamenti per il futuro

Brandon Jefferson durante Gara 3 di Bcl tra Cholet e Dinamo Sassari
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La partita è stata difficile perché loro avevano più energia di noi”. Le parole del coach della Dinamo Sassari Piero Bucchi all’inizio dell’ultima conferenza stampa europea dell’annata, spiegano più di ogni altra la serata vissuta a Cholet dai biancoblù. Ma forse anche il momento e tutta la stagione di Bcl di una squadra sassarese che è stata capace di buttare il cuore oltre l’ostacolo in alcune situazioni, senza però riuscire a nascondere le fatiche vissute in più d’una occasione. Il 93-77 finale in favore della squadra di Vila nell’ultimo appello per accedere al Round of 16 diventa così l’esempio base per capire quanto fatto e cosa serve per far meglio, nel Vecchio continente ma non solo.

Aspetti

Energia e intensità sono due concetti che vanno di pari passo. Alla coppia spesso si aggiunge la parola qualità, non senza motivo. Tre aspetti quasi dogmatici che possono essere rappresentativi di quanto accaduto a Cholet, dove Sassari ha faticato a mostrare un basket qualitativamente positivo perché messa sotto pressione dall’intensità avversaria, dalle sue energie fisiche e mentali. Ci sono più elementi degli ultimi 40’ che lo lasciano intendere. Se Randall è rimasto un rebus comprensibilmente irrisolvibile, il resto non si può dire sul lavoro collettivo difettoso sotto i tabelloni (12 rimbalzi offensivi concessi, 38-30 il computo totale a fine gara) e sulla mancata attenzione e durezza durante i propri possessi (55 punti francesi arrivano da palle perse biancoblù e contropiedi). Cholet è stata astuta nel portare subito la gara dalla sua parte anche mettendo la contesa sul piano psicologico, mostrando i muscoli, sfruttando il pubblico e convincendosi di essere sulla strada giusta nonostante i tanti errori del primo tempo. Sassari ha invece poche volte dato la percezione di poter ribaltare tutto, complice il gran lavoro difensivo della squadra avversaria che ha limitato Jefferson e il gioco interno, complicando ulteriormente i piani allungando gli attacchi sassaresi e rendendo spesso impossibile la transizione. La bilancia si è così spostata dal lato transalpino, che attraverso i duelli individuali e la propria panchina ha fatto sì che il proprio attacco decollasse punendo ogni scelta sassarese, a partire dal contenimento sul pick&roll. Con il senno del poi, è stato evidente che oltre alla preparazione di una Cholet che ha meritatamente guadagnato il Round of 16, la Dinamo ha pagato lo scotto di un calendario denso, che per quanto preannunciato sulle gambe qualche problema lo può creare. Senza lasciar da parte un momento dei singoli, a partire da Diop, in cui l’altalenanza delle prestazioni è un chiaro segno di una condizione non perfetta.

Lezioni

Dopo la prima parte di stagione era difficile immaginare la Dinamo oltre il proprio girone. Ed è forse questa consapevolezza che nel prosieguo della conferenza stampa ha fatto sì che Bucchi si dicesse “soddisfatto” del percorso fatto. Sassari ha giocato sottotono e ha buttato via partite in Europa complicandosi la vita, basti pensare alle sfide interne con Aek e Ludwigsburg. Ma nella massima competizione Fiba ha trovato anche il modo di riassaporare il gusto della vittoria quando in Serie A era sconosciuto, trovando il passaggio alla fase successiva che ai gironi mancava da tre stagioni. Non è, insomma, tutto da buttare via, anzi. Questo non significa però che possa bastare, perché per Sassari essere realisti non significa non essere ambiziosi. Malgrado la gara 2 dei play-in sia la sfida a cui il Banco deve guardare come motivo per non aver proseguito la sua avventura europea, per il presente sarà importante trasformare la serata in una lezione. Un modo per far capire ulteriormente a un gruppo che negli approcci è stato spesso difettoso, quanto essere continui nei 40’ sia fondamentale per essere competitivi. In Italia e in Europa l’aspetto non cambia, motivo per cui quanto fatto pagare dalla Bcl dovrà essere reso in un campionato che ha mostrato le sue asprezze. Mentre guardando al futuro, se la qualificazione arriverà sul campo, l’obiettivo primario dovrebbe essere quello di far dimenticare a parte dell’ambiente la sensazione che la Coppa sia qualcosa di cui liberarsi al più presto per concentrarsi sul campionato. Far capire così ancor di più cosa significhi giocare in un palcoscenico europeo e cosa implichi nelle successive stagioni, in termini di giocatori da poter mettere sotto contratto, di introiti economici e quanto entusiasmo in realtà possa liberare. Giocare una competizione continentale non è scontato, ma per riportare affezione a un’avventura che vada oltre i confini della Serie A, Sassari dovrà trovare il modo di essere più consistente e convincente. Per riuscirci servirà anche un pizzico di fortuna in più a inizio annata e soprattutto riuscire a tradurre la delusione vissuta in Europa meno di ventiquattro ore fa in stimolo da sfruttare immediatamente in campionato.

Matteo Cardia

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