“I playoff rimangono un sogno o un obiettivo? No, no, un obiettivo”. Il 25 febbraio scorso, Luigi Zucca rispondeva così ai nostri microfoni. Sorrideva affermandolo, forse conscio che la classifica ma soprattutto l’andamento della squadra permettesse che quanto solo vagamente immaginato a inizio stagione potesse diventare qualcosa di concreto. A poco più di tre mesi di distanza, per l’Esperia Olimpia Cagliari la post-season si è trasformata in realtà, ma soprattutto in una porta che ha aperto la strada verso una Serie B che nel sud dell’Isola mancava dal 2018.
Passato recente
“Ho sempre avuto poche idee, ma in compenso fisse” disse una volta durante un suo concerto a Roma Fabrizio De André. Ed è forse un concetto preso in prestito a Monte Mixi, sin dal 2016, quando Olimpia ed Esperia da avversarie si sono trasformate in una cosa sola, unendo due storie differenti e importanti, decidendo di tramutare le parole nel comune obiettivo di crescere insieme. Partendo dai più giovani per poi inserire elementi di esperienza e profili che dovevano dimostrare di poter giocare a livelli più alti. Con la carta della costanza dalla propria parte, senza nessuna fretta, pesando ogni passo che poi ha portato negli ultimi due anni a due promozioni consecutive. Passando specialmente per la scelta rivelatasi fondamentale di puntare su un prodotto che univa le due casate, cresciuto nel campo esperino ma che con la maglia dell’Olimpia aveva giocato l’ultimo suo anno in Serie B, quel Federico Manca prima scelto come responsabile del settore giovanile, poi come capo allenatore di una Esperia che nei momenti fondamentali nelle ultime due stagioni non ha mai sbagliato. Sia nella finale di C Silver contro l’Antonianum utile a conquistare la C Gold, poi nel turno unico dei playoff della C laziale contro la San Paolo Ostiense, sfatando definitivamente un tabù trasferta spesso rimasto irrisolto durante l’annata in gara 1 e prendendosi la promozione con una rimonta d’orgoglio in gara 2.
Cammino
Da matricola terribile solo tra le mura amiche a squadra solida. Dall’idea di sviluppare il gioco su aggressività, intensità e transizione fino a saper giocare anche con pazienza contro la zona schierata dagli avversari per bloccare le proprie scorribande. Dal subire parziali importanti senza saper risalire la china, al riuscire a scoprire la naturalezza della reazione. Quello dei granata è stato un processo di crescita lungo una stagione che non è stata tutta in discesa e che forse per questo si è trasformata in vincente. È servita pazienza, sia quando gli infortuni hanno bussato alla porta, che quando in trasferta i risultati non sembravano mai arrivare malgrado il margine con gli avversari lontano dall’Isola sia andato assottigliandosi nel corso del tempo. La sconfitta può diventare un tarlo, ma forse è nei momenti difficili che i cagliaritani hanno saputo trovare le forze per andare oltre quanto si poteva pronosticare. Sfruttando soprattutto la conoscenza costruita dentro le mura dello spogliatoio, in una squadra in cui a inizio annata sono stati aggiunti solo tre tasselli rispetto alla precedente stagione (Garello, Perez e Locci, scelte rivelatesi più che giuste) e in cui a diversi elementi che avevano potuto solo assaggiare i campionati nazionali negli anni addietro, da Picciau a Floridia passando per Cabriolu, e alla prima esperienza in un campionato nazionale, come Sanna e Nicola Manca, si chiedeva il coraggio di prendere responsabilità importanti. A corollario, uno zoccolo duro capace di infondere sicurezze, a partire da Fabio Villani e capitan Stefano Chessa. Un esperimento riuscito, con il tabellino di gara 2 contro San Paolo Ostiense a dimostrarlo. Perché con Garello limitato e senza Perez, a prendere la squadra in mano offensivamente sono stati Picciau, Floridia, Nicola Manca e Sanna. Giocatori cresciuti cestisticamente a qualche chilometro da Monte Mixi, ma diventati figli di un progetto dimostratosi stabile e accogliente.
Futuro
Un progetto che è stato capace di riaccendere la passione dei cagliaritani, come evidenziato da un palazzetto diventato l’uomo in più sul parquet. Con una voglia che può diventare un punto di partenza e uno stimolo ancora più forte per il futuro, per cui già la società durante l’anno si è messa al lavoro annunciando le nuove operazioni di impiantistica e conquistando la partnership di nuovi sponsor. La B Interregionale sarà un campionato difficile, al di là di quelle che possono essere le opinioni sulla modifica dei campionati imposti dalla Fip, in cui oltre alle difficoltà sul parquet si uniranno probabilmente quelle di trasferte più complesse per tutta la parte meridionale della Penisola. Tuttavia, a piccoli passi e con poche idee, ma forti e fisse, l’avvenire potrà riservare ancora positive sorprese.
Matteo Cardia