Dietro le quinte di un successo ci sono anche loro, chi sta fianco a fianco con i campioni, lavorando non solo a livello di trattamenti e terapie, ma anche chi ci mette sempre carica, la giusta parola da dire al momento giusto e la passione. E di passione per l’atletica, Matteo Pusceddu, fisioterapista della Nazionale Italiana, ne ha tanta. Basti pensare che dopo una notte dove si è (giustamente) festeggiato la fine di uno straordinario Europeo per gli Azzurri, appena atterrato nella sua Sardegna è corso al Santa Sofia di Arbus per allenare i bambini della società di cui è presidente, l’Atletica Arbus.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Matteo, che cura da anni il settore velocità e staffette, per farci raccontare emozioni e segreti di chi vive a stretto contatto con gli atleti azzurri, all’indomani della chiusura degli Europei di Roma: “È stata un’edizione semplicemente spettacolare e non solo dal punto di vista dei risultati. Avevamo raggiunto già nei primissimi giorni il record italiano di Spalato 1990 di 12 medaglie. Tutti i ragazzi si sono dimostrati dei combattenti dal primo all’ultimo momento. Ci siamo detti, che era un segno del destino questo 20-24 dell’anno di questa edizione: finché non saremmo arrivati a 24 medaglie non saremmo stati contenti, e 24 è il numero finale dei podi azzurri. Essere a una manifestazione così importante a casa tua, a Roma, è stato davvero qualcosa di incredibile. L’atmosfera è stata fantastica sin dal primo momento. L’Olimpico è uno scenario pazzesco, c’era qualche timore all’inizio per le caratteristiche della pista, ma il pubblico ha spinto alla grande i ragazzi, convinti e affiatati tra di loro”
24 le medaglie azzurre, ovvero quanto la somma delle medaglie vinte nelle tre edizioni precedenti (7 ad Amsterdam 2016, 6 a Berlino 2018, 11 a Monaco 2022), per una manifestazione che si è aperta e chiusa con un oro, quello di Antonella Palmisano nella 20 km di Marcia e quello della staffetta 4×100 nella serata di martedì alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella: “Staff e gli altri atleti non impegnati in gara hanno sostenuto l’Italia dall’inizio alla fine- racconta il fisio azzurro-. Per la marcia il circuito era all’esterno dallo Stadio dei Marmi dove c’era la nostra zona Warm-up, noi eravamo là e abbiamo sostenuto i nostri compagni di nazionale (medaglia anche nella 20 km maschile con il bronzo di Fortunato ndr). Tante gare spettacolari, tra quelle che mi hanno colpito particolarmente quella di Luca Sito, anche se non è stata medaglia nei 400 metri piani è arrivato un record italiano corso sotto i 45″. Alla sua età è davvero tantissima roba, ha affrontato la gara con sfrontatezza. Che dire poi di Tamberi, eccezionale e spettacolare. Ci regala sempre emozioni”.
Il settore velocità e staffette è il settore curato da anni ormai da Matteo Pusceddu, un settore legato a doppio (se non triplo) filo alla Sardegna, non solo per la terra di origine di 3 su 8 dei componenti delle staffette veloci azzurre maschili e femminili: “Non so se sia un caso, ma tutti e quattro i medagliati azzurri sono venuti ad Arbus recentemente, ospiti della nostra struttura, Da Jacobs a Melluzzo, per arrivare ovviamente a Tortu e Patta. Mi occupo dei trattamenti di Lorenzo ad Arbus: anche quest’anno ha avuto un problemino fisico prima del grande appuntamento, ormai porta bene (ride ndr). Prima di Tokyo 2020 si fa male e vinciamo l’oro, succede anche prima di Budapest e vinciamo l’argento, ci siamo detti che non c’era due senza tre… Lo abbiamo recuperato dopo il meeting di Savona, ed è arrivato l’oro anche a Roma. Un grande risultato che parla da solo, lui è davvero una specialista della staffetta. Si adatta a ogni situazione di cambio, poi dipinge la curva, si appoggia e va velocissimo. Non a caso anche in telecronaca a Sky lo hanno definito come il Re dei Cambi”.
Rapporto speciale anche con Filippo Tortu, con cui Pusceddu ha lavorato a stretto contatto tra fine maggio e inizio giugno in vista di Roma: “Filippo voleva una rivincita dopo il mancato oro dei 200 metri che senz’altro avrebbe meritato e che aveva come obiettivo. Peccato si sia dovuto accontentare dell’argento, ma i 200 piani sono davvero una specialità in cui tutto deve andare perfettamente. Abbiamo lavorato a Olbia per l’obiettivo con lui e il padre Salvino (a cui ha dedicato la medaglia d’oro della staffetta ndr). Filippo è una persona davvero fantastica, oserei dire di altri tempi”.
Uno dei pochissimi lati negativi della spedizione azzurra è stato l‘infortunio di Dalia Kaddari nella staffetta 4×100: “Dalia è stata semplicemente eroica, non tutti sarebbero arrivati alla fine della propria frazione dopo un problema fisico. Ha stretto i denti ed è arrivata in zona cambio, dove è stata brava Anna Bongiorni, l’ha aspettata e non sono andate fuori settore. Ovviamente si è perso un po’ di tempo e slancio, ma nonostante tutto le ragazze sono andate vicinissime alla qualificazione alla finale. Ora un po’ di riposo poi lavoreremo con Dalia per recuperare in vista di Parigi”.
Già Parigi 2024, l’obiettivo a cinque cerchi che ogni atleta spera di raggiungere almeno una volta nella vita: “Il 21 si riparte per il raduno pre-olimpico a Roma al Centro di Preparazione Olimpica. L’Olimpiade è un appuntamento fantastico, in cui ogni atleta mette sul piatto quattro anni di sacrifici e duri allenamenti per ben figurare. L’ambiente poi del villaggio olimpico, vivendo a stretto contatto con gli atleti di tutti gli altri sport, è irripetibile. Sarà la mia terza Olimpiade dopo Londra e Tokyo, per vedere una replica dell’edizione del 2021 ci metterei la firma”. Anche noi, caro Matteo, anche noi.
Matteo Porcu