L’analisi tattica di Cagliari-Frosinone per iniziare la settimana che porta a Roma-Cagliari | A cura di Matteo Zizola
Il Cagliari di Maran ha scritto la parola fine sull’obiettivo salvezza e dopo la vittoria contro il Frosinone assapora il decimo posto. A cinque partite dalla fine, con un calendario sulla carta non tra i più favorevoli, i rossoblù cercheranno di mantenere una posizione di prestigio che solo qualche settimana fa appariva pura utopia. La gara vinta di misura contro i ciociari ha confermato la sensazione di un Cagliari maturo, capace di controllare le partite e di saperle gestire al meglio. Dal punto di vista tattico la partita ha dato segnali che suonano come conferme, nel bene e nel male, di quanto già visto nell’arco di tutto il campionato.
Fra gli aspetti positivi, oltre quello mentale, va annoverato senza dubbio l’ottimo momento di Artur Ionita, ancora una volta decisivo per le sorti del gioco offensivo rossoblù. Con il moldavo liberato da meri compiti di rottura, ogni qual volta la sua spinta verticale risulta efficace automaticamente arrivano le occasioni. Il rigore ottenuto da lui stesso e poi realizzato da Joao Pedro ne è un esempio: attacco della seconda palla sulla respinta della difesa, inserimento deciso a prendere il tempo dell’ avversario
Nel secondo tempo il Cagliari ha avuto tre volte la possibilità di raddoppiare: il colpo di testa di Pavoletti nato da un recupero di Ionita sull’uscita degli avversari, la conclusione debole di Joao Pedro ancora una volta arrivata dopo una percussione verticale del moldavo e, ancora prima di queste due situazioni, il colpo di testa sempre di Ionita terminato alto sulla traversa. Anche in questo caso il pericolo per Sportiello arriva su un inserimento verticale a riempire l’area avversaria e a sfruttare lo spazio lasciato da una difesa impegnata nella marcatura di Joao Pedro e Pavoletti.
Per raggiungere il decimo posto, obiettivo ormai dichiarato apertamente anche dal presidente Giulini, sarà bene correggere quelle imprecisioni che sembrano ripetersi di partita in partita. Innanzitutto le difficoltà quando gli avversari cambiano gioco, con l’inserimento sul lato opposto degli esterni a chiudere l’azione d’attacco. L’occasione clamorosa di Parigini in apertura di partita evidenzia quanto Maran debba ancora lavorare sulle scalate e sulla comunicazione fra esterni e mezzali. Cross dalla sinistra, difesa tutta schiacciata verso il centro, uomo libero sul lato opposto senza che la mezzala scali o il terzino capisca per tempo da dove arrivi il vero pericolo.
Un altro aspetto da limare è la gestione della linea difensiva in occasione di palle scoperte. Non è la prima volta che con il centrocampista avversario libero di lanciare in verticale, la difesa resta a metà fra il provare a mettere in fuorigioco l’attaccante che attacca lo spazio e il rinculare scivolando verso Cragno. Da un lato la troppa distanza tra i reparti, dall’altro la poca aggressione sul regista avversario: la difesa capisce in ritardo l’evoluzione dell’azione, i centrali non disturbano il movimento di Ciofani, il vento a sfavore è solo una minima componente che non può giustificare tali distrazioni.
Restano dunque cinque partite per provare a terminare sul lato sinistro della classifica, ma l’aver alzato l’asticella non deve portare l’ambiente a considerare come un fallimento il non riuscire a raggiungere questo nuovo obiettivo. Mettere le basi per la prossima stagione passa da un finale di stagione che dimostri la crescita di Maran e dei suoi ragazzi a prescindere dal risultato. Non mollare la presa sarebbe già importante, stupire con prestazioni di livello la ciliegina sulla torta di una stagione in continuo crescendo.
Matteo Zizola