Un abbraccio, spesso, vale più di mille parole. Il Cagliari torna da Carbonia godendosi il calore di una piazza che ha riempito le tribune del “Carlo Zoboli”, nel momento in cui forse ne sentiva più il bisogno. Per ricordarsi di un affetto che resiste, nonostante l’assenza di risultati, e che può trasformarsi nello stimolo più forte per provare a rialzarsi dopo una prima fase di campionato più che complessa.
Alternativa
È chiaro che la gara e il risultato finale, 1-4 in favore dei rossoblù contro un Carbonia che nonostante le difficoltà estive oggi prova a dire la sua in Eccellenza, non possano dare diverse indicazioni. Alcune, tuttavia, sono comunque arrivate. La prima a livello tattico, con il Cagliari che è tornato a rispolverare il 4-3-3 dopo diverso tempo. Petagna al centro, supportato da Shomurodov e Jankto, prima dell’ingresso di Jacopo Desogus, nel primo tempo a comporre il tridente. Nel secondo ancora il numero 38, con Gaston Pereiro sulla destra e Pavoletti ad agire da centravanti. Con una seconda metà di gara che ha fatto vedere più pericolosità, anche se non troppa concretezza nonostante il risultato rotondo del finale. Vero è che il Cagliari è arrivato a Carbonia piuttosto rivisitato, con quindici solo giocatori di movimento e diversi esperimenti in campo, ma solo il tempo potrà dire se si tratterà di una scelta che si potrà trasformare in alternativa. Perché il 4-3-3 potenzialmente potrebbe favorire non solo il reinserimento di Pereiro e l’entrata vera e propria di Desogus tra le rotazioni del tecnico degli isolani, ma soprattutto far risaltare le potenzialità di Zito Luvumbo. Una possibilità che potrebbe prendere forza, soprattutto in attesa del ritorno di Gianluca Lapadula.
Segnali
Se a livello di sistema di gioco rimangono più sensazioni che dati certi, sul piano dei singoli le risposte sono state più limpide. Quella con i minerari è stata la prima partita stagionale per Jacopo Desogus agli ordini di Ranieri. L’ingresso a metà del primo tempo, più di un’ora di gioco in cui l’ex numero 10 della Primavera ha provato a mettersi in mostra. Diverse le accelerazioni e le sterzate da componente del tridente sull’out sinistro, per rientrare sul piede forte e giocare maggiormente per i compagni più che per se stesso. Minuti in cui c’è stato spazio anche per un piccolo spavento a fine prima frazione, un allarme poi fortunatamente rientrato. Consentendo così al talento di Gergei di presentare la sua candidatura a dare una mano alla squadra e trovare quei minuti in Serie A che ancora mancano. A tornare in campo è stato però anche un Gaston Pereiro che è sembrato avere un piglio diverso. Intenzionato, forse, a mettere in difficoltà Ranieri come chiesto dal tecnico durante la conferenza stampa che aveva anticipato la sfida con la Fiorentina. Un’attitudine non scontata e che ora però dovrà trovare conferma nella settimana di lavoro che accompagnerà i rossoblù verso la sfida con la Salernitana. Ma il tecnico degli isolani ha avuto segnali importanti anche da Viola e Jankto. Il primo ha sempre cercato di dare il proprio imprinting alla gestione dei ritmi della squadra, tentando sempre di trovare lo spazio giusto per farsi dare il pallone dai compagni. Il secondo ha giocato per tutti i 90’ e soprattutto nel primo tempo ha provato a trascinare la squadra sotto il profilo dell’intensità, anche in maniera veemente.
Testa
Sfumature positive di un pomeriggio che ha messo comunque in mostra però ancora le difficoltà di uno Shomurodov alla ricerca della fiducia in sé stesso. Diversi gli errori anche solo di lettura dell’uzbeko, che spesso però non ha azzardato nemmeno una giocata che potesse portarlo a rendersi pericoloso. Una situazione che non è lontana però da quella del resto di un reparto offensivo che ha faticato a trovare la via del gol, almeno fino all’ultima parte della gara amichevole giocata. Per questione di concretezza, ma soprattutto di tranquillità mentale, al di là di un gol nella partita che soprattutto per Petagna potrebbe significare qualcosa in più. Resta così l’aspetto psicologico quello su cui Ranieri dovrà lavorare maggiormente, in attesa del ritorno dei nazionali. L’affetto del pubblico di Carbonia è stato il miglior alleato possibile al momento. Per sentire un sostegno che a volte ci si può dimenticare di avere e che deve essere la spinta per trovare, almeno sul piano dell’atteggiamento, la direzione giusta in un percorso finora apparso dissestato. Il resto dovrà farlo un gruppo squadra che dovrà dimostrare di sapersi orientare tutta insieme verso la strada migliore possibile.
Matteo Cardia














