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Affaire Barella, sette mesi di telenovela…

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La telenovela Barella continua a tenere banco. Il Cagliari, l’Inter, la Roma, i milioni di euro e le tante parole scritte e dette mettono all’angolo i tifosi, esausti da continue novità e una conclusione che sembra non arrivare mai.

DA GENNAIO A MAGGIO – Proviamo a fare chiarezza, restando soltanto alle parole dei protagonisti e ricostruendo cronologicamente la vicenda da inizio anno a oggi. A gennaio Barella è stato vicino al Chelsea, come dichiarato da Zola alla Gazzetta dello Sport, ed è stato lo stesso Barella è voler rimanere, Giulini dixit (Videolina). L’accordo con l’Inter già trovato dal giocatore nei primi mesi del 2019 erano solo chiacchiere, mentre c’è stato un interesse concreto del Napoli. La valutazione di 45-50 milioni (magari anche di più) fissata anche in vista del centenario confermata dalle parole sempre del presidente rossoblù (marzo, Corriere dello Sport). Ad aprile, in un’intervista a La Nuova Sardegna, il patron annuncia la necessità di una cessione importante: il primo anno chiuso con il bilancio in rosso porterà il sacrificio di un giocatore, “ma non per forza Barella, anche se non sarebbe giusto trattenerlo nel caso in cui volesse spiccare il volo”. Poco dopo, a inizio maggio, Carli rivela al sito di Gianluca Di Marzio che trattenere il ragazzo è un sogno, forse irrealizzabile, e soprattutto che ci sono due squadre italiane fortemente interessate. Fra queste, come dichiarato ieri da Petrachi, la Roma: prima dell’addio di Monchi e Massara datato marzo, Beltrami avrebbe parlato con i giallorossi, poi con il passaggio di consegne si è perso tempo e si è inserita l’Inter. Altre offerte sono state rifiutate in passato, come ad esempio quella estiva dell’Atletico Madrid.

L’ESTATE DEL SACRIFICIO – A giugno Barella va in nazionale e finalmente parla: parole di circostanza, come le vacanze future a Cagliari “e poi si vedrà” o lasciare alle società la decisione sul suo prezzo di mercato. Nel frattempo Giulini dichiara davanti alle telecamere di Sky che il prossimo potrebbe essere l’anno della consacrazione del suo gioiello in un club che disputerà le coppe europee, ma il tutto dipenderà dall’esistenza di squadre in grado di accontentare il Cagliari e il ragazzo. Siamo al 13 giugno, solo 3 settimane dopo, il 1° luglio, lo stesso Giulini parla di un accordo con l’Inter datato 11 giugno sulla parte fissa, mentre restava aperto il discorso bonus. Da questa data in poi e per venti giorni i nerazzurri spariscono e nel frattempo il Cagliari accetta un’offerta della Roma lasciando la palla a Barella e ribadendo che il giocatore non è mai stato orientato verso nessuna squadra e non ha mai avuto accordi con nessuno, tantomeno con l’Inter. Con l’arrivo di Conte in nerazzurro (fine maggio) arriva però anche la telefonata dell’ex allenatore della nazionale a Barella, come detto da Petrachi: la novità è che l’ultimo rilancio della Roma non arriva per iniziativa della società di Pallotta, ma per quella del Cagliari che vorrebbe dare il giocatore ai giallorossi, ma non può farlo per via della scelta (legittima, dice il DS della capitale) di Barella verso l’Inter che, al contrario della Roma, farà la Champions League.

GLI ULTIMI SVILUPPI – È di oggi, infine, l’intervista di Carli a Cuore Rossoblù, nella quale il DS non solo non esclude la cessione, ma praticamente la conferma: “Non sarà difficile vendere Nicolò Barella, ma sarà doloroso”. Escluse altre cessioni, le parole del presidente ad Aprile sulla necessità di lasciar andare un pezzo pregiato, sommate a queste, sono una sentenza. Certo, c’è anche quanto scritto sempre oggi su L’Unione Sarda, ovvero la possibilità di una conferma di Barella con adeguamento del contratto e clausola di rescissione a 50 milioni, ma dalla bocca dei protagonisti nulla trapela in merito. Le conclusioni e i giudizi le lasciamo ai lettori: la speranza comune è che questa telenovela finisca presto, in un modo (Inter) o negli altri (permanenza in rossoblù o terza via giallorossa). C’è una stagione da preparare, un mercato da portare avanti: questo stallo non fa bene a nessuno.

Matteo Zizola