50 anni e non sentirli. La Legabasket spegne oggi 50 candeline: era infatti il lontano 27 maggio 1970 quando presso la sede di via Procaccini a Milano veniva messa nero su bianco la nascita della Lega del massimo campionato della palla a spicchi italiana.
Sotto la spinta soprattutto del presidente della Virtus Bologna, l’avvocato Gianluigi Porelli, veniva messa per iscritto la bozza del nuovo Statuto dove la neonata Lega si poneva subito alcuni punti di sviluppo tra cui fondamentale la costituzione di un fondo comune tra le società grazie alla tassa di iscrizione e le quote associativa. A sottoscrivere l’atto Gianluigi Porelli (Virtus Bologna), Adalberto Tedeschi (Pallacanestro Varese), Pietro Lucchini (Fortitudo Bologna) , Giuseppe Rigola (Biella) , Rino Snaidero (Udine), Aldo Allievi (Cantù) e Giuseppe Milanaccio (All’Onestà Milano), presidenti delle piazze storiche della pallacanestro nazionale. Soltanto due anni dopo ecco l’ingresso della prima squadra sarda nella massima divisione con l’approdo della mitica Brill Cagliari che si può fregiare di un 5° posto nel 1976-1977, prima che iniziasse il suo declino: ancora meglio nell’Isola ha fatto la Dinamo Sassari, realtà più che consolidata a livello nazionale sin dal 2010, anno della sua promozione in A1 conquistata ai playoff contro Veroli. Per i biancoblù, oltre al leggendario triplete del 2014-2015, anche una Coppa Italia e l’ultima Supercoppa conquistata a Bari dai ragazzi di Gianmarco Pozzecco.
Per celebrare il 50° compleanno della Legabasket, abbiamo deciso di creare un “All Star Game” ideale con la sfida dei migliori quintetti degli stranieri e quello degli italiani: per la scelta ci siamo fatti aiutare da “La Giornata Tipo”, pagina social nata per divertimento ma che ormai è diventata una vera e propria istituzione sul mondo della pallacanestro italiana, internazionale e americana. Sono tanti i giocatori di livello assoluto che hanno calcato i parquet dei nostri palazzetti lungo questi 50 anni ed inevitabilmente sono rimaste fuori delle vere leggende del basket come i vari D’Antoni, Oscar, Danilovic, Bodiroga o Pozzecco, giusto per citarne alcuni. La scelta è ricaduta su questi quintetti:
Top 5 stranieri: Due maglie delle V Nere caratterizzano gli esterni del quintetto della squadra straniera: in cabina di regia il francese Antoine Rigaudeau, bandiera e punto di riferimento di una straordinaria Virtus che conquistò tutto (comprese due Eurolega a cavallo tra i ’90 e i primissimi del 2000) prima di varcare l’oceano per una sfortunata esperienza in NBA con i Dallas Mavericks. Tutt’altro che negativi gli anni in Texas del “Narigon” Manu Ginobili, cresciuto esponenzialmente sotto l’ala protettrice del transalpino prima della chiamata negli Spurs con cui ha vinto 4 anelli. Il ragazzo di Bahia Blanca è diventato grande proprio nel nostro campionato tra Reggio Calabria e Bologna. Il suo nome è riemerso nel grande pubblico recentemente dopo il successo di Last Dance: c’era anche Tony Kukoc tra quei Chicago Bulls di sua maestà Michael Jordan. L’Airone di Spalato fece la sua prima esperienza internazionale con la Benetton Treviso, vincendo lo Scudetto del 1991-1992 e la Coppa Italia del 1993 prima di volare nell’Illnois. Scarpette rosse per i lunghi del nostro quintetto, entrambi con un passato in NBA abbastanza importante: il centro Joe Barry Carroll nel suo unico anno a Milano vinse uno Scudetto e una Coppa Korac, prima di passare un’ideale testimone al mitico Bob McAdoo che sollevò due coppe dei campioni, due titoli e una Coppa Italia con la maglia della Phillips per poi giocare a fine carriera anche con Forlì e Fabriano.
Top 5 Italia: Gli unici due titoli europei conquistati dall’Italia, entrambi conquistati in terra francese, accomunano gli esterni del nostro quintetto: nel 1983 era la bandiera di Cantù Pierluigi Marzorati a “portare palla” e smazzare assist ai compagni di Nazionale, ma soprattutto davanti a un pubblico unico in Italia come quello di Cantù che festeggiò due Scudetti e due coppe dei campioni con l’ingegnere volante in quintetto. Giocatore dalle caratteristiche diverse è stato invece Carlton Myers, colui che detiene ancora il record di punti in una partita professionistica italiana con 87 mattoncini nella vittoria di Rimini contro Udine. L’epoca d’oro l’istrionica guardia la visse alla Fortitudo, maglia con la quale conquistò lo Scudetto nel 1999-2000; per lui una chiamata in NBA dai New York Knick non raccolta nel 1994. Campionato americano di cui è ormai un habitué Marco Belinelli, unico italiano a vincere un anello con i San Antonio Spurs e una gara di tiro da 3 all’All Star Game. Nove le maglie vestite nel suo periodo in America per il ragazzo di San Giovanni in Persiceto che in gioventù è passato da una sponda bolognese all’altra. L’ala forte è un’altra realtà tricolore in NBA, Danilo Gallinari: figlio d’arte, al Gallo sono bastate appena due stagioni da giovanissimo all’Olimpia Milano per guadagnarsi la chiamata al draft. Il centro italiano non poteva che essere Dino Meneghin, leggenda del basket italiano e padre di quell’Andrea che ha conquistato un magico titolo col “Poz” in quella pazza Varese, nonché l’oro agli Europei del 1999. Papà Dino è stato senza dubbio il miglior centro italiano di sempre, autentica roccia nel pitturato e dotato di una buona tecnica: quattro decadi nell’eccellenza della pallacanestro italiana fino al ritiro nel 1994 in maglia Olimpia Milano, quella con cui ha raccolto insieme a quella di Varese i suoi titoli più importanti.
Matteo Porcu