“Della sua breve vita il ricordo, Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome”. Dici 4 marzo e dici Lucio Dalla, ma mai verso della musica italiana si sposerebbe meglio al periodo Brill Cagliari, “appena” sei stagioni nella massima serie della pallacanestro italiana ma che hanno gonfiato di ricordi ed emozioni il cuore degli appassionati sardi. La data del 4 marzo 1973 segna un passo indimenticabile per il basket del capoluogo e della Sardegna intera: il Brill batté i campioni d’Europa dell’Ignis Varese 76-75 regalando a tifosi e non, un’emozione non da poco.
L’Olimpia Cagliari (sponsorizzato da Brill, azienda di prodotti per la casa) aveva conquistato la promozione in Serie A nel 1968-1969 quando superò nello spareggio di Napoli il Brindisi: l’avventura dei biancorossi in massima serie durò solo un anno dopo una stagione difficoltosa, con l’abbandono anche del primo americano del basket sardo, Greg Howard. La risalita ai piani alti non si fece attendere: un altro spareggio regalò nuovamente la promozione alla squadra del livornese Otello Formigli, che avrebbe giocato di lì in avanti per cinque stagioni nella massima serie. L’annata 1972-1973 si concluse con un 11° posto e il quarto in Coppa Italia, ma è da tutti ricordata per quel 4 marzo 1973 in cui la Ignis Varese, che poi avrebbe vinto Coppa dei Campioni, Coppa Italia e sarebbe diventata campione d’Italia, superando nello spareggio l’Olimpia Milano, cadde in un gremito Pala Rockefeller.
I biancorossi in quella serata diedero fondo a tutte le energie regalando agli oltre 4000 presenti al palazzetto quello che fin lì sarebbe stato il punto più alto del basket sardo. Contro i “Galacticos” del leggendario Aza Nikolic (probabilmente ora li chiamerebbero così) fu una battaglia aspra ed entusiasmante: nonostante i 32 punti del mitologico Bob Morse, i cagliaritani la spuntarono alla fine pur privi dell’americano Holcomb (autore di 27 punti) fuori per 5 falli. L’americano, l’argentino Ferello e Sandro Spinetti raggiunsero la doppia cifra a referto, ma l’immagine dell’incontro è firmata dall’indimenticato Mario Vascellari: fu lui a stoppare Polzot lanciato a canestro nel finale con una stoppata, simbolo di una squadra mai doma e difficilmente arrendevole che quel giorno scrisse la storia del basket sardo.
Matteo Porcu