Crac. Al termine della sconfitta per 2-1 contro l’Ascoli al Vanni Sanna, la terza di fila in campionato per gli uomini di Alfonso Greco e la quarta consecutiva se si considera anche la Coppa Italia di Serie C per i rossoblù, nel caos e nel vociare dell’Acquedotto si è sentito inequivocabilmente il rumore della rottura tra la Torres in campo e gran parte dei suoi tifosi sugli spalti.
Scelte
Ci sono tanti modi di affrontare una crisi, c’è chi sceglie una rivoluzione e chi invece la via del silenzio sperando che torni il sole. La Torres ha intrapreso una strada coraggiosa: quella della difesa compatta delle proprie scelte e del proprio allenatore. Mettendoci la faccia non solo come società, ma anche come spogliatoio. Fatto non così consueto nel mondo del calcio, dove ai primi scricchiolii spesso i calciatori mandano avanti la figura dell’allenatore per salvarsi dalle critiche. La Torres invece ha deciso di prendere di petto contestazioni e malumori della propria gente e di andare contro a quello che è il sentimento comune in citta dopo un novembre nero che ha portato appena 4 punti a Scotto e compagni in classifica. Scelta giusta o scelta sbagliata? La risposta non può stare tra le righe di una ripresa giornalistica all’indomani di un’ennesima sconfitta in casa, ma sarà solo il campo a dire se il club ha fatto bene o meno a chiudersi a riccio andando in conflitto in qualche modo con la pancia dei propri tifosi. Che chiariamoci non per forza devono essere la bibbia di una società nella presa delle decisioni, anche perché tra la passione e la razionalità il confine è evidente e spesso la rabbia dei risultati toglie lucidità alle scelte da fare con la testa e meno con il cuore gonfio di voglia di rivalsa. Detto questo pare evidente, anche a chi di calcio ne capisce meno come chi vi scrive, che per ambire a un traguardo importante debba esserci un’unione forte e solida tra una città e la propria squadra. E non è un caso che al termine del match con l’Ascoli in sala stampa il capitano Gigi Scotto abbia utilizzato la parola “insieme” più di ogni altra, lui che da sassarese e ragazzo simbolo della città a livello sportivo ha in mano il battito del tifoso medio.
Serenità
Quello che è certo è che se un vice capitano come Antonelli arriva a fare un brutto gesto ai tifosi durante la gara o se il direttore sportivo al termine della sfida chiede ai tifosi di “sostenere” perché i fischi sono inutili, il momento tra l’ambiente e questa Torres è ai minimi storici. E a onore del vero va ricordato che il Vanni Sanna ha contestato apertamente la squadra solo al termine della partita, all’intervallo nonostante il risultato negativo tutto lo stadio si è alzato in piedi ad applaudire una formazione vogliosa ma sfortunata negli episodi. Che Sassari debba tornare a crescere a livello di cultura sportiva dopo anni più complessi lo si è detto più volte anche in queste pagine, però non è con la presa di petto e lo scontro faccia a faccia che si crea un legame sano con il proprio tifo. Anzi, proprio l’assenza di lucidità e l’eccessiva foga sono uno dei problemi principali che sta mostrando la squadra di Greco in campo. Alla rabbia non si risponde con la forza, altrimenti il dialogo da costruttivo diventa distruttivo. E ritrovare la serenità dovrà essere un po’ il mantra di uno spogliatoio che ha dimostrato di avere gli attributi ma che deve saper convivere con le pressioni. Che la città, dopo il secondo posto dell’anno scorso, quest’anno ambisse alla vittoria del campionato era ampiamente preventivabile, e non può sorprendere. Anche perché lo stesso club tra campagna abbonamenti e scelte legate al marketing ha cavalcato una grande ambizione e l’ennesimo innalzamento dell’asticella. Tirarsi indietro alle prime difficoltà usando lo scudo dell’episodio, degli investimenti delle altre squadre o di un percorso ancora in divenire ora ha meno senso. Che la Torres debba ancora fare degli step di crescita è sotto gli occhi di tutti, soprattutto a livello organizzativo e di strutture. Però finché c’è stata la possibilità le ambizioni da vertice facevano piacere e ora non si possono trasformare in pressioni insostenibili della piazza. Perché il tifoso spesso è poco riflessivo, ma ha il vizio di avere la memoria lunga, soprattutto se le cose non vanno come sperato.
Ripartire
Quelli descritti sono due lati della stessa medaglia, da una parte il club e dall’altra la città. Tra due anime che devono tornare a spingere nella stessa direzione. Quello che sembra certo è che questo ultimo mese ha delineato probabilmente quello che sarà l’esame definitivo per questa squadra per riuscire ad alzare l’asticella anche alla voce mentalità. Perché una società che vuole ambire, prima o poi, al salto di categoria dovrà imparare anche a convivere con pressioni e aspettative che sono normali e naturali in determinati contesti. Uscire forte da questi momenti può anche rappresentare un insegnamento decisivo per questa Torres in vista del futuro.
Roberto Pinna