«Credo che il Cagliari, in queste due gare, abbia riaperto la questione salvezza e ha un organico troppo più forte delle altre». È fiducioso Massimo Rastelli, allenatore del Cagliari dal 2015 al 2017, sulla salvezza dei rossoblù in questo finale di stagione. Il tecnico, ora alla SPAL in Serie B, è intervenuto a “Il Cagliari in diretta” su Radiolina e Videolina.
Presente
Rastelli parla del suo presente e della soddisfazione per essere tornato in panchina, alla SPAL: «Molto felice. Ho avuto la possibilità di venire a lavorare in un grandissimo club, di grandissima tradizione. Ha fatto negli ultimi anni un percorso straordinario, purtroppo la retrocessione dell’anno scorso è stata molto pesante e si è pagato. Ho avuto la possibilità di ritornare a lavorare, è una società seria. Poi, dopo tanti mesi fuori, c’era tanta voglia di rientrare e di lavorare. Sicuramente la SPAL era una di quelle società che speravo in Serie B potessero chiamarmi: così è stato e sono molto contento, qua per un allenatore c’è tutto per lavorare nel miglior modo possibile».
La Serie B è ferma per smaltire i recuperi, poi inizierà il rush finale. Rastelli commenta cosa si aspetta: «Naturalmente l’obiettivo è quello di tornare in Serie A. Ma, soprattutto, in questo momento l’obiettivo è blindare i play-off e giocarli al meglio. Sono arrivato quando la squadra aveva perso convinzione, nelle prime partite del girone di ritorno aveva fatto pochi punti. L’inizio è stato buono, peccato per la battuta d’arresto di venerdì inaspettata (con l’Ascoli, ndr). Ci sta però, quando dai molto nelle precedenti partite».
Passato
Rastelli passa al Cagliari e alla lotta salvezza: «Queste ultime due vittorie hanno riaperto i giochi. È un punto ancora a favore del Cagliari, che comunque fra le squadre che cercano di salvare la categoria ha un organico molto più forte delle altre. Queste due vittorie hanno permesso di avvicinare le altre, rimesso in gioco tante squadre che pensavano di essere tranquille. Quando arrivi di rincorsa, anche sotto l’aspetto psicologico, hai tanto da guadagnare. Toccando tutto quello che si può toccare il Cagliari ha le possibilità di fare questa grandissima impresa: oltre all’organico ha anche i risultati dalla sua parte».
Sulle difficoltà del Cagliari Rastelli ha qualche perplessità: «È sempre difficile, dall’esterno, riuscire a dare dei giudizi. In questi mesi, quando ero a casa, ho risposto a tantissime domande sul Cagliari e anche io sono rimasto molto sorpreso dalle difficoltà di questa squadra. Molte dovute anche al COVID-19: il Cagliari, dopo un’inizio dove ha cercato di capire la sua identità, aveva trovato risultati e sembrava in rampa di lancio. Poi ci sono state delle problematiche e ha perso i giocatori nel momento cruciale della stagione: lì, oltre ai risultati, ha perso fiducia. Quando entri in quel meccanismo contorto e psicologico dove vai in difficoltà purtroppo Di Francesco non è riuscito a trovare la chiave giusta per uscirne. Di questo mi dispiace molto, perché è un allenatore molto preparato e credevo che a Cagliari potesse fare un ottimo lavoro».
Obiettivo
Da Rastelli arriva un avviso: «Il pericolo è quando sei costruito per un obiettivo diverso e ti trovi impelagato in zone della classifica dove non pensavi di stare. Però questi sono comunque calciatori fortissimi, che nella loro carriera hanno sudato e lottato. Sono giocatori di grandissima personalità, l’hanno fatto vedere nelle prime tre partite di Semplici e in queste ultime gare. Si vede che ci credono, non vogliono assolutamente retrocedere e danno l’anima».
Dal 2015 al 2017 in rossoblù, Rastelli è tuttora il miglior allenatore per media punti della presidenza di Tommaso Giulini. Nonostante ciò fu esonerato a ottobre 2017: «Il rimpianto c’è sempre, perché credo che il terzo anno potesse essere quello in cui la squadra poteva crescere e migliorare nelle cose che erano funzionate meno, pur raggiungendo un grandissimo undicesimo posto nella stagione precedente. Però i programmi erano ridimensionati, abbiamo avuto un po’ di difficoltà e la società decise per l’esonero dopo otto giornate. Si poteva avere un po’ più di pazienza, continuare e fare quegli accorgimenti che potevano permettere alla squadra di potersi salvare. C’è stata sicuramente una possibilità di tornare più avanti, non so in che percentuale ma c’è stata. L’esonero? Nessun sassolino dalle scarpe. Sicuramente hanno fatto delle valutazioni diverse, ma questo fa parte poi di un normale pensare quando le cose non vanno bene. In quel momento ero convinto di quelli che erano i programmi, di quello che si doveva portare avanti. Poi siamo giudicati dai risultati: quando non arrivano i primi a pagare sono gli allenatori».
Rastelli ha un giudizio sempre positivo sulla Sardegna: «Cosa mi manca? Tutto. Ho conservato tanti amici, quest’estate sono stato quasi un mese in vacanza e me la sono girata tutta. L’ho sempre detto, non è un modo di dire ma lo sento dentro: è una regione che sento come una seconda casa. Ora sto scoprendo una città, Ferrara, straordinaria per storia, architettura e tranquillità. È la città delle biciclette, sono uscito pochissimo ma ci sono state delle circostanze in cui sono andato in giro con i miei collaboratori ed è un posto bellissimo. Ho avuto la fortuna, sia da calciatore sia da allenatore, di conoscere tante bellissime città della nostra Italia. È tutto un bagaglio che mi porto dietro, con la mia famiglia».
Rispondendo alle domande degli ascoltatori, Rastelli passa alla questione tattica: «Il miglior modulo è quello più efficace, quello che ti permette di fare risultati e punti. Io credo che il Cagliari abbia gli uomini per fare, sicuramente, anche un sistema di gioco diverso. Però credo che il 3-5-2 possa essere il vestito giusto per ottenere risultati: ti permette di rischiare il minimo indispensabile e, all’occorrenza, di utilizzare le mezzali e i quinti per essere più offensivo. È un sistema di gioco completo. La corsa salvezza? È normale che le squadre che in questo momento hanno dei punti di vantaggio hanno sicuramente qualche piccolissima chance in più. Ma tre punti sono un’inezia, una partita. Avendo trovato unità d’intenti e convinzione di poter fare l’impresa nulla è escluso. Tutte quelle davanti, fino a trentuno-trentatré punti, devono guardarsi alle spalle dal Cagliari, che può raggiungerle».
Ricordi
Nel suo biennio a Cagliari, Rastelli ha ricevuto diverse critiche dall’ambiente. Ma va avanti: «So perfettamente qual è il mio ruolo, l’ho vissuto con grande serenità. Nei momenti dove le cose non giravano cercavo di leggere ed essere condizionato il meno possibile, cercando di capire dove intervenire. Non ho mai vissuto le critiche con particolare fastidio, so solo quanto impegno e quanto lavoro è stato messo ogni giorno. Abbiamo ottenuto dei risultati straordinari: comunque il Cagliari per la prima volta nella sua storia ha vinto il campionato di Serie B: e l’anno che siamo stati promossi siamo arrivati undicesimi. L’unica cosa che mi ha sempre dato fastidio è che si è sempre messo l’accento sulle goleade, non sul fatto che abbia fatto sessanta gol, vinto quattordici partite e se abbia sempre provato a giocarsela in tutte le partite. Una cosa che forse molti avranno dimenticato è il girone d’andata. Chiudemmo con ventitré punti, senza João Pedro e Ioniță infortunati e con Dessena e Melchiorri che venivano da gravi infortuni. Il girone di ritorno ventiquattro punti, migliorando l’andata, a dimostrazione del gran lavoro non solo mio ma di tutte le componenti. Invece venivano messe in risalto le goleade subite».
Rastelli parla del suo rapporto con Stefano Capozucca: «Con lui abbiamo un ottimo rapporto. Anche in questi anni ci siamo sentiti, confrontati e abbiamo ricordato i vecchi tempi. Senza nulla togliere a Pierluigi Carta, però la mossa Capozucca nel momento di difficoltà è la scelta migliore che potesse fare. Era l’uomo che poteva unire dirigenza e calciatori: chi meglio della sua esperienza poteva essere la figura giusta in quel momento di grandissima difficoltà? Sono contento che la società abbia deciso di riportare Capozucca a Cagliari, anche perché dopo due anni di grandi successi inaspettatamente le strade si divisero».
Ora alla SPAL, Rastelli conosce molto bene Leonardo Semplici che fino a un anno fa era sulla sua attuale panchina: «C’è un allenatore molto preparato, che ha fatto la storia qui a Ferrara. È un allenatore molto bravo, garbato nel lavoro coi propri giocatori. Credo che questa unione Semplici-Capozucca dia a lui più forza, perché è bravo a capire le dinamiche dei giocatori. Cerca di capire le soluzioni e dare una mano. Possibilità di tornare in futuro? Sono molto sincero. Si sa quanto sia legato a Cagliari, ma adesso sono proiettato sul presente che si chiama SPAL. Ho avuto la fortuna di avere una chiamata importante in questa società: sono proiettato sul blindare i play-off e cercare la promozione in Serie A. Poi quello che sarà il futuro è difficile: sono un professionista, vado dove sono conosciute le mie competenze. Il Cagliari è stata una parte splendida della mia carriera, vediamo in futuro».
Rastelli torna su cosa vuole fare nel finale di stagione alla SPAL: «La cosa importante ora è blindare i play-off, cercare di scacciare le squadre che stanno dietro. Eventualmente guadagnare qualche altra posizione su quelle che ci stanno davanti. Poi, nel momento in cui finirà la stagione regolare, ci saranno i play-off dove si azzera tutto: se la squadra dovesse continuare questo percorso sarà rognosa per tutte, perché ha valori tecnici e morali. I ragazzi sono splendidi, lo staff sta facendo un ottimo lavoro. Intanto entriamo ai play-off, poi vediamo di giocarcela».
Inevitabile anche un riscontro sul pubblico, visto che da più di un anno ci sono gli stadi chiusi: «Tantissimo, come in tantissime altre piazze. Cagliari ti dà tanto, è un catino lo stadio con le tribune tutte vicine. Ci sono degli stadi e delle tifoserie, la Sardegna Arena come a Ferrara, che avere lo stadio pieno con quindicimila persone che ti spingono e ti portano ai tre punti. Questa è una stagione atipica, anomala, dove ci sono tante vittorie fuori casa proprio perché non c’è il pubblico: fa la differenza. A Cagliari ho sempre sentito l’affetto di tantissime persone, che hanno riconosciuto innanzitutto una persona rispettosa e un lavoratore. Poi io non posso piacere a tutti, e il ruolo di allenatore è di prendere decisioni. Però, il tempo, poi ha fatto vedere quello che uno ha fatto e come ha ottenuto i risultati: per me è un motivo di grandissimo orgoglio e soddisfazione».
Salvezza
Rastelli chiude sulle possibilità di salvezza: «Io credo che il Cagliari, facendo tutti gli scongiuri, abbia ancora tante possibilità di salvarsi. Io sono ancora ottimista. Specialista in promozioni? Ho avuto la possibilità di fare la gavetta, iniziando dalla C2 e vincendo il campionato. Ho avuto un’esperienza sfortunata a Brindisi, al Portogruaro abbiamo fatto un campionato strepitoso, poi due campionati con l’Avellino salendo dalla C1 alla B e sfiorando la A, quindi il Cagliari. Ho avuto sia squadre per vincere sia per salvarsi: un allenatore dev’essere completo, bravo a gestire la rosa a disposizione. Dall’esterno è difficile riuscire a giudicare cosa non abbia funzionato, e che un gruppo così qualitativo, di esperienza e con giocatori di carattere abbia avuto un percorso negativo. Bisognerebbe essere dentro lo spogliatoio, per capire perché questa squadra ha dato così poco rispetto al suo potenziale».
La Redazione