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Nainggolan, linea difensiva e mentalità: da dove riparte il Cagliari?

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“Non esiste difendersi solo alti, non va bene come siano andati facilmente al tiro. Si deve difendere diversamente”. In queste parole c’è forse il percorso a ostacoli del Cagliari negli ultimi due mesi, da quel 31 ottobre giorno della sconfitta di Bologna. Di Francesco nel post partita del Dall’Ara non lasciò spazio a dubbi, bene davanti e male dietro, il lavoro da quel momento in poi si sarebbe dovuto concentrare sui trenta metri davanti a Cragno più che su un attacco che funzionava e divertiva.

Fuori i secondi

“Bisogna organizzare la difesa in modo che resti alta e mentalizzare gli attaccanti, convincendoli che è un vantaggio iniziare a difendere già dal reparto offensivo”. A parlare non è Di Francesco, ma il suo secondo Francesco Calzona. In un’intervista concessa nel novembre 2019 a Gianluca Di Marzio l’ex vice di Maurizio Sarri al Napoli (e non solo) descriveva così la sua visione di calcio. Difesa alta, reparto avanzato a fare da primo muro, squadra corta che significa meno fatica per tutti. Il Cagliari della prima parte di stagione, quello fino a Bologna per intenderci, sembrava aver preso proprio la strada indicata da Calzona, la sconfitta contro gli uomini di Mihajlovic e il modo in cui arrivò ha probabilmente portato Di Francesco a cercare un compromesso tra due filosofie nemmeno così lontane.

Ritrovarsi

Infortuni, covid, carenze strutturali della rosa. È vero, alcuni aspetti non hanno aiutato il percorso di crescita, motivi detti e ridetti come anche l’assenza di un precampionato classico che sta influenzando tutte le squadre che hanno cambiato guida tecnica rispetto alla passata stagione. La gara di Bologna però sembra essere uno spartiacque, riavvolgendo il nastro del campionato è in quella sconfitta che qualcosa ha fatto scegliere a Di Francesco di cambiare leggermente strada. Contro il Napoli, al netto della debacle nel risultato e nei numeri, il tecnico rossoblù ha provato a tratti a tornare a quei concetti di difesa alta e di attaccanti che fungono da primi difensori. Anche le scelte, per quanto obbligate, sono andate verso quest’idea.

Mentalità

“In questo momento la squadra ha delle idee, ma non ha ancora un’identità”. È sempre Di Francesco a parlare, ma questa volta alla vigilia della sfida contro il Benevento di domani alla Sardegna Arena. Una questione di collettivo più che di singoli, di carattere più che di tecnica e tattica. I numeri degli schemi lasciano il tempo che trovano, ciò che manca sembra essere il carattere come ammesso dallo stesso allenatore. Ecco perché a prescindere dalle scelte – Nainggolan dall’inizio o meno, 4-2-3-1 o provare un’altra via – è la presa di coscienza del gruppo che può fare la differenza. Ultima spiaggia è un concetto forse prematuro quando ci si prepara per la sedicesima sfida del campionato, ma proprio dal punto di vista mentale quella contro il Benevento rappresenta la classica gara che può cambiare la stagione. Una sorta di Bologna al contrario perché, parafrasando Guccini, la squadra di Di Francesco sa quel che conta e che vale e sa stare in piedi per quanto colpita.

Matteo Zizola

 
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