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Makoumbou, tra croce e delizia: da dove passano gli equilibri del Cagliari

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“No!”. Il grido di disappunto di Claudio Ranieri è percepibile anche per chi non è a Udine. Il microfono al fianco della panchina pesca la lamentela del tecnico del Cagliari verso un Antoine Makoumbou troppo leggero, con un tocco che apre alla ripartenza di un’Udinese in quel momento apparentemente alle corde vista la traversa appena colta da Lapadula. La giocata è il volto della medaglia personale del giocatore, quella che piace di meno perché a volte è sinonimo di poca concretezza. L’altro lato però anche in Friuli ha mostrato i suoi pregi ed è esemplificato dal recupero successivo alla palla persa. Fiato, qualità, equilibrio: dimostrazione di come il congolese resti potenzialmente determinante per i rossoblù.

Equilibri

Una stagione di alti e bassi nell’approccio alla Serie A, terreno calcato per la prima volta dopo l’arrivo in Sardegna nella scorsa stagione. A volte in pieno controllo, a volte in confusione anche per la difficoltà nel contenere il proprio istinto da giocatore che al tocco in più, magari di fino, non vorrebbe mai rinunciare. Dopo la settimana più difficile dall’inizio della stagione, con le dimissioni di Ranieri respinte dallo spogliatoio, contro l’Udinese doveva però arrivare la reazione giusta. E proprio Makoumbou è sembrato riuscire a intercettare meglio quel messaggio lanciato dal tecnico che più di tutti, sin dal suo ritorno in Sardegna, ha puntato su di lui e a provato a stimolarne la crescita. Una prova segnata dalla continuità nei 90′, sì con qualche licenza, ma dando l’impressione, soprattutto nei primi 45′, di aver capito come interpretare una gara in cui ci sarebbe stato bisogno di calma oltre che di un guizzo differente. L’85% di precisione nei passaggi, 21 quelli completati a cercare un compagno metri più avanti e non guardando indietro. In aggiunta 5 recuperi, tra cui la chiusura sul passaggio di Lovric in mezzo all’area al 70′, con il lavoro invisibile di bilanciamento tra i reparti che con il prosieguo della partita è diventato fondamentale e per cui si spiegano i dodici kilometri percorsi. Certo restano anche le leggerezze e a tratti la poca cattiveria, come quando al 91′ su un tre contro due in area di rigore cerca l’assist per Pavoletti in maniera non precisa. Ma quanto visto a Udine è sembrata essere la versione più utile ai rossoblù, a maggior ragione dopo la decisione di lasciar rifiatare Prati.

Esempio

Nel centrocampo a due da interno, da mezzala, i compiti di regia e di interdizione che si mischiano. Il peso di Makoumbou al centro del campo rossoblù è noto, con le assenze che sono solo state dovute alle due squalifiche rimediate per i rossi contro Lazio e Verona. Cartellini pesanti frutto delle ingenuità che il congolese dovrà provare a mettere da parte in un periodo che si farà ancora più delicato dopo il match contro il Napoli. Una gara quella di domenica 25 alle 15, che potrebbe essere il teatro ideale di una conferma della riconoscenza verso il proprio tecnico. Con lo sguardo alla partita d’andata che potrà aiutare a rivedere cosa potrebbe servire al Cagliari. Al Maradona il classe ’98 giocò una delle sue migliori partite, con la palla a tagliare il campo per l’occasione di Nández da a fare da copertina a un capitolo del proprio campionato più che positivo. Un concentrato di pulizia e costruzione che potrà essere determinante per andare contro una squadra partenopea che vorrà dare un ulteriore segno di vita dopo il pari rimediato in Champions contro il Barcellona alla prima in panchina del nuovo tecnico Calzona.

Matteo Cardia

 
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