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Il curioso caso del Cagliari: l’identità è diventata un peso?

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Il totale dei tifosi delle squadre di Serie A al termine della passata stagione era pari a 25 milioni circa. Un studio delle due società di analisi StageUp e Ipsos lo ha delineato qualche mese or sono, il campione rappresentativo intervistato era tra i 14 e i 64 anni.

Vincere per convincere – I tifosi del Cagliari secondo questa analisi sono oltre cinquecentomila, ottavo posto tra le compagini della Serie A. Sui livelli di Fiorentina e Lazio che precedono i rossoblù e appena sopra il Torino. Un dato non da poco, anche se la distanza con le grandi squadre è importante. D’altronde anche in Sardegna tanti seguono le compagini più importanti, come ad esempio la Juventus che domina la speciale classifica nazionale (quasi 9 milioni), ma anche Inter ( 3.8 milioni) e Milan (3.6). L’identità è importante, ma vincere attira anche di più. Soprattutto quando il tifo si forma, prima di quei 14 anni dai quali parte il campione statistico. Il Cagliari, con i suoi campionati anonimi di A, la Serie B e anche la Serie C disputate dagli anni ’80 in avanti, paga anche nella propria regione il non essere una società vincente. L’essere un’isola, il puntare sull’identità, la forte emigrazione sono componenti che compensano, ma che da soli – ovvero senza successi sul campo – possono fare poco.

Alternative – Non è facile sia chiaro. L’aspetto economico fa la sua parte, ed è una parte importante. D’altro canto il marketing prova a spingere sull’aspetto identitario, sulla fierezza, sulla squadra che rappresenta un popolo. Popolo che però è eterogeneo, non tutti si sentono rappresentati dal Cagliari, anzi. Per questo il concetto di identità andrebbe rafforzato oltre le parole. Ripetere fin troppo spesso il mantra della squadra che rappresenta un popolo non diventa verità con il tempo, ma solo con i risultati. Oppure puntando su una combinazione che possa toccare anche altre corde che non siano solo quelle sportive. Il Barcellona ha abbinato sì la forte componente territoriale, ma ha anche messo in campo la parte linguistica. Més que un club, il catalano, l’unione di aspetto politico a quello sportivo, anzi lo sport come chiave per creare l’identità e non solo sfruttarla o subirla. O l’Athletic Bilbao, che da sempre utilizza solo giocatori baschi o naturalizzati tali, dando un’importante spinta dal basso alla squadra attraverso l’utilizzo di calciatori del luogo.

Una terra, unu pòpulu, un’iscuadra  – Il Cagliari attuale non ha né l’uno – l’utilizzo costante e forte della propria lingua – né l’altro – la spinta identitaria attraverso i giocatori che lo compongono. Con questo tipo di mancanze va da sé che resta solo l’aspetto sportivo, le vittorie che possono giustificare il peso della maglia. Una maglia, quella rossoblù, che invece è lo spirito di un’isola e di un popolo solo sulla carta, perché anche lo slogan in italiano manca dello spirito che si vorrebbe mettere in mostra. Non ci sono calciatori cresciuti in casa e quelli che potrebbero avere l’opportunità sono spesso, se non sempre, spediti altrove a farsi eternamente le ossa. “Credo che questa squadra, che rappresenta un popolo, fa sì che i giocatori quando sono qui sentono il peso della maglia più che da altre parti”. Tommaso Giulini ha trovato in questo concetto la chiave di lettura della crisi del Cagliari attuale. Una maglia che pesa, ma la verità sono i tanti giocatori di passaggio e una società che al momento rappresenta più se stessa che un’intera isola. Una giustificazione curiosa, che potrebbe valere un domani, ma che oggi sembra solo una frase buttata lì senza tanta convinzione.

L’identità è importante, ma non è l’unica cosa che conta. Anzi, è difficile crearla senza basi solide, che siano esse linguistiche, di settore giovanile o di vittorie. Non basta uno scudetto lontano cinquant’anni e non bastano i suoi eroi, non bastano nemmeno i racconti di chi c’era e di chi lo ha vinto. Può valere per l’orgoglio del momento, ma non attiri le nuove generazioni. La maglia del Cagliari deve tornare a pesare e lo può fare solo con la solidità dei risultati o con l’attenzione ai dettagli. Al contrario il rappresentare un popolo sarà sempre più un concetto solo composto da parole, in italiano, ma non suffragato dai fatti.

Matteo Zizola

 
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