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Gol, cambi e rimonte: ma perché al Cagliari serve sempre uno schiaffo?

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“Perché abbiamo bisogno di prendere uno schiaffo prima di reagire? Siamo masochisti (ride, ndr). In realtà non ho nulla da rimproverare ai miei perché hanno fatto tutto quello che ho chiesto loro. Poi nel secondo tempo abbiamo fatto qualcosa in più e sono contento”. Così Claudio Ranieri ha risposto alla domanda del nostro Roberto Pinna nella conferenza stampa al termine del pareggio del Cagliari contro l’Hellas Verona.

Rimonte

Un tema, quello degli schiaffi presi per risvegliarsi, che torna ciclicamente in questa stagione in cui i rossoblù – salvo alcuni sporadici episodi, come la sfida di ritorno contro la Salernitana – non hanno finora dato l’impressione di essere in grado di gestire una partita e di esserne padroni. Non c’è bisogno di scomodare monsieur Jacques de La Palice per ricordare quanto la Serie A sia una categoria diversa dalla Serie B, in cui gli uomini di Ranieri avevano invece sviluppato questa capacità, soprattutto nell’ultima parte della stagione scorsa. Gli aggiustamenti sul mercato invernale hanno dato nuova linfa a un gruppo unito e compatto, tanto da dare il meglio di sé quando la situazione si fa difficile. Una sorta di ossimoro: questo Cagliari per fare bene deve prima ricevere uno schiaffo. E lo dicono in maniera chiara i numeri: su 27 punti fin qui accumulati da Deiola e soci, ben 13 sono frutto di una rimonta andata a buon fine. Un 48,15 per cento del totale che fa riflettere. Tre vittorie interne, contro Frosinone (4-3 a ribaltare l’iniziale 0-3), Sassuolo e Bologna (2-1, entrambe dallo 0-1) che si sommano ai quattro pareggi per 1-1 contro Lecce, Udinese, Napoli e Verona. Tranne la sfida contro i partenopei, in cui i rossoblù hanno trovato il pareggio in extremis con Luvumbo ma, per quanto prodotto avrebbero meritato il successo, nelle altre gare sostanzialmente il canovaccio è stato sempre lo stesso. Primo tempo a inseguire, ripresa a mettere in campo cuore e corsa per rimettere in piedi la gara. E anche contro l’Hellas è andata così: nei primi 45 minuti il Cagliari si è visto dalle parti di Montipò soltanto in un’occasione, quando Shomurodov ha messo fuori l’ottimo assist da destra di Nández. Poi il gol di Bonazzoli alla mezz’ora è stato il fatidico schiaffo, cui è seguita l’ennesima strigliata ai suoi di Ranieri nell’intervallo per dare la scossa o un elettroshock in miniatura, mutuando la terminologia usata dal tecnico romano dopo l’1-3 con la Lazio. Spinto dalla carica dei 16mila dell’Unipol Domus il Cagliari ha alzato il baricentro, creando – finalmente – azioni pericolose in area gialloblù.

Cifre

Il gol di Sulemana al 74′ ha fruttato, come detto, il tredicesimo punto frutto di rimonte, valso ai rossoblù il quinto risultato utile nelle ultime cinque gare ma senza poter dilatare la distanza con le ultime tre della classifica. Anche perché il momentaneo 0-1 firmato Bonazzoli è stata la rete numero 16 subita dal Cagliari nella prima mezz’ora di gioco: solo Frosinone e Salernitana hanno saputo fare peggio degli uomini di Ranieri. Un dato che certifica la difficoltà a restare attenti e concentrati nella lettura dei momenti del match, specialmente a inizio gara. E intanto i gol presi in campionato salgono a 51, alla non certo invidiabile media di 1,7 a partita. Se è vero che gli isolani hanno dimostrato in 7 occasioni di saper ribaltare il risultato a proprio favore, fanno da contraltare le 5 rimonte subite da una situazione di iniziale vantaggio. Contro Salernitana (2-2) e Monza (1-1) Pavoletti e compagni hanno messo un punto in tasca, mentre nelle sfide con Bologna (2-1), Milan (1-3) e Frosinone (3-1) sono arrivate altrettante sconfitte. In una sola occasione fin qui i rossoblù non hanno completato la rimonta in grado di portare frutto: è accaduto il 16 dicembre a Napoli contro gli azzurri allora allenati dall’ex Mazzarri, con il gol di Pavoletti a pareggiare momentaneamente il vantaggio di Osimhen, abile poi a fornire l’assist per il definitivo 2-1 di Kvaratskhelia. Ma perché il Cagliari ha così tanto bisogno di una scossa? Perché così tanti primi tempi regalati all’avversario di turno? È una domanda probabilmente destinata a restare senza una risposta precisa. Quella di Ranieri è una squadra che ha dato dimostrazione di compattezza in più di un’occasione, ma evidentemente non riesce ancora a essere continua dal punto di vista dell’attenzione. Una difficoltà che l’Hellas Verona, giusto per citare l’ultimo avversario affrontato dal Cagliari, non ha mostrato. Anzi, i gialloblù di Baroni sono sembrati solo lontani parenti – in positivo, sia chiaro – della squadra sconclusionata (e fortunata) vista all’andata al Bentegodi: gli scaligeri hanno giocato una gara con cattiveria e attenzione, con un’intensità da rimarcare e pronti a sfruttare ogni errore dei padroni di casa, che devono ringraziare Scuffet autore di almeno due parate decisive.

Schiaffo e cambi

In questa stagione è capitato spesso che, dopo aver regalato la prima frazione, nei secondi tempi Ranieri abbia avuto risposte migliori dai suoi giocatori, con più di un terzo dei gol segnati (11 sui 30 totali) da elementi subentrati a gara in corso. Tre a testa per Pavoletti e Viola, due per Shomurodov, uno per Zappa, Oristanio e Sulemana. Il tecnico romano ha sottolineato più volte l’importanza dei cinque cambi e della panchina lunga come arma a disposizione ma, come dimostrano i numeri, la maggior parte delle volte il ricorso alla sostituzione è stato figlio della necessità di dover rincorrere e raramente per gestire. Una tendenza che continua a non convincere tifosi e osservatori, ma cui Ranieri fa buon viso a cattivo gioco, consapevole più di tutti di avere una rosa costretta – da indole e classifica – a dover affrontare soltanto una partita per volta, senza fare calcoli. Difficile cambiare percorso a otto gare dal termine: perché questo Cagliari tira fuori il meglio di sé sempre e solo quando è chiamato a reagire. La speranza è che l’approccio molle visto fin troppe volte in stagione venga definitivamente messo da parte. Perché in gioco c’è la permanenza in Serie A, un valore più alto di ogni altra cosa per tutto l’ambiente rossoblù.

Francesco Aresu

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