Ci sono momenti della nostra vita in cui la realtà presenta inesorabile il suo conto. Quella volta che guardando nostra madre parlare l’abbiamo trovata invecchiata di botto. La prima volta che nostro figlio ci ha battuto a braccio di ferro. O più semplicemente quando guardandoci allo specchio abbiamo trovato ridicolo il taglio di capelli portato per anni e anni. Sono piccolissimi istanti che cambiano per sempre la nostra percezione delle cose. Questo è un po’ quello che sta succedendo al Cagliari in queste ore. Che la stagione rossoblù fosse già compromessa non serviva l’ennesima sconfitta contro l’Udinese per capirlo. Ma i tre punti portati via dai bianconeri alla Sardegna Arena presentano in maniera inesorabile un conto salatissimo per le ambizioni e le certezze della squadra. Con ancora due sfide da giocare, con Juventus e Milan, per il Cagliari ora è difficile sfuggire dalla realtà dei fatti. Non ci sono obiettivi, neppure minimi, per sfuggire alla parola fallimento.
Ridimensionamenti
La sconfitta del Cagliari contro l’Udinese ha fatto scivolare ulteriormente in classifica i rossoblù allenati da Walter Zenga, ora al quattordicesimo posto insieme ai bianconeri, ma dietro per via degli scontri diretti persi, e con il fiato sul collo della Sampdoria e del Torino. L’ottavo posto è ormai una chimera, il Sassuolo è distante sei lunghezze, quattro i punti dal gruppo tra il nono e l’undicesimo posto (Verona, Bologna e Parma), un solco che con due partite al termine appare difficile da colmare. Il Cagliari, in questa ripresa della Serie A, dopo aver accarezzato la presunzione di poter ancora rientrate nel gruppo delle prime 7-8, ha fissato l’obiettivo del decimo posto. Considerato dallo stesso Giulini come uno scudetto. I risultati della prima parte di stagione però avevano fatto presagire a nuove ambizioni europee, poi ridotte con il passare dei mesi. Prima la parte sinistra della classifica e poi il superamento dei 47 punti raccolti da Rastelli nel 2017 e tuttora record della gestione Giulini. Record lontano 5 punti e difficilmente eguagliabile considerando anche Juventus e Milan come prossime avversarie.
Investimenti importanti
Per quello che appare un vero e proprio fallimento alla voce risultati le responsabilità sembrano condivise tra società, allenatori e giocatori, anche se guardando ai dati economici non si può non sottolineare che il presidente Giulini, per l’anno del centenario, non ha lesinato gli investimenti e che le cause di un campionato deludente risiedono altrove. Il Cagliari è infatti al nono posto in Serie A per monte ingaggi, 44 milioni totali secondo i dati forniti ogni anno a inizio stagione dalla Gazzetta dello Sport, dietro Juventus, Inter, Roma, Milan Napoli, Lazio, Torino e Fiorentina e davanti, tra le altre, ad Atalanta e Verona. Non solo, ma guardando al bilancio del mercato della scorsa estate (dati Transfermarkt) la società rossoblù è al sesto posto per saldo negativo tra entrate e uscite. I 24,6 milioni di euro di “rosso” dimostrano che Giulini ha provato a costruire una squadra che potesse sicuramente dare di più rispetto alla classifica attuale, e di fatto ragionando con i meri numeri economici il Cagliari dovrebbe stare sette posizioni più su e quindi al settimo posto. L’unico dato che rispecchia il tredicesimo posto è quello relativo alle spese per il mercato senza contare le entrate arrivate dalle cessioni, con 42,4 milioni il Cagliari è esattamente nella stessa posizione in cui staziona in Serie A e la curiosità è che questa speciale classifica rispecchia a grandi linee quella del campionato per tutte le società.
Il nodo ingaggi
Appena preso in mano il Cagliari da Cellino, Giulini ha, anno dopo anno, aumentato gli investimenti. E il monte ingaggi delle diverse stagioni conferma questo aspetto: partendo dal 2014-15 quando il totale era pari a 16 milioni (diciottesimo in Serie A), passando ai 21 del 2016-17 e della stagione successiva (rispettivamente quindicesimo e diciassettesimo) e arrivando ai 29 dello scorso campionato (dodicesimo sul totale delle società). Una crescita esponenziale delle spese per gli stipendi, anche tenendo conto dell’ingaggio della stella assoluta Radja Nainggolan la posizione in graduatoria non cambierebbe, mentre un ragionamento va fatto sulla qualità degli investimenti che hanno fatto raggiungere i 44 milioni di totale. Da Pavoletti e il suo milione e 800 mila euro (prima del rinnovo con relativa spalmatura) ai vari Cerri, Klavan e Ceppitelli tutti con uno stipendio da un milione a stagione, fino agli 800mila di Ionita e Castro, le prestazioni sul campo non hanno rispecchiato quanto investito.
La maledizione Rastelli
Ci sono anche le responsabilità di Maran e Zenga, lapalissiane, ma come dice un vecchio adagio non sono i soldi a scendere in campo e pur se le spese parlano di una rosa di livello, la costruzione della stessa evidenzia dei buchi tecnici e tattici che non possono essere lasciati da parte. Il Verona, ad esempio, con meno spese ha dato a Juric un parco giocatori che seguiva il suo credo tattico con due opzioni per ogni ruolo, mentre a Cagliari l’eterno problema terzini, i ricambi che mancano in attacco e gli investimenti concentrati sul centrocampo, hanno prodotto una rosa sbilanciata e senza quella profondità che i meri numeri raccontano. Pensare che Rastelli aveva in mano una squadra dal monte ingaggi inferiore alla metà di quello attuale dà il peso del fallimento nel non raggiungere, probabilmente, la quota 47 punti e il decimo posto che l’allenatore campano mancò per un soffio. Il penultimo posto come rendimento nelle ultime 21 partite per i rossoblù è uno specchio del crollo verticale da dicembre in poi. I soli 4 punti su 18 disponibili contro le 3 neopromosse – senza nessuna vittoria – la conferma che pur se limitate, anche le colpe dei due condottieri non vanno sottovalutate. Insomma, la realtà all’indomani della cocente sconfitta con l’Udinese ha presentato un conto prevedibile ma comunque difficile da mandare giù. E la domanda che molti a Cagliari si pongono in questo momento è solo una: come ripartire dopo una stagione così deficitaria?
Roberto Pinna-Matteo Zizola