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Cagliari, talismano Lapadula: ogni sua rete porta punti

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No Lapadula no party è il titolo dell’opera italo-peruviana del cinema Cagliari. Quando il centravanti ha messo il suo nome nel tabellino dei marcatori, infatti, i rossoblù non hanno mai perso. Nove reti suddivise su nove partite per un totale di diciannove punti conquistati quando il numero nove ha messo il pallone alle spalle del portiere avversario. Facendo i conti della serva, con i gol di Lapadula sono arrivati quasi il 55% dei punti in classifica totali, una sentenza.

Fattore

Nove vittorie in campionato per il Cagliari, cinque con Liverani in panchina, una con Pisacane e tre con Ranieri. Cinque di queste arrivate con Lapadula tra i marcatori, più della metà. E se si esclude la gara contro il Brescia, vinta per due a uno e con il numero nove in panchina per tutti i novanta minuti, la percentuale tra presenze e vittorie sale ancora di più. Dal Benevento – primo gol in campionato con la maglia rossoblù e prima e unica vittoria in trasferta della stagione – al Benevento, con la zuccata su angolo di Millico che ha dato tre punti fondamentali peraltro in inferiorità numerica. Prima le difficoltà del post Covid che ne hanno rallentato il raggiungimento della forma migliore e il rigore sbagliato a Ferrara che ha tolto le possibilità di un pareggio, in mezzo altre sette reti in ogni modo possibile. Con un unico comune denominatore, i sedici metri, regno incontrastato del Bambino delle Ande. Lui nato a Torino ma di sangue sudamericano, la sua pista da ballo l’area di rigore dove mette in mostra la sua danza mortifera per i portieri. “E allora mambo, attento al tempo, se no m’inciampo“, sulle note di Vinicio Capossela che i Murazzi e i suoi club sotto la mole li ha cantati, di destro, di sinistro, di testa, per Lapadula l’unica cosa che conta è essere vicino alla porta e il gol arriverà. Di destro, di sinistro, di testa, per Lapadula l’unica cosa che conta è essere vicino alla porta e il gol arriverà. L’importanza di quello dell’ex – il terzo della stagione dopo quello all’andata sempre contro il Benevento e quello di Frosinone – talmente chiara che non è mancata l’esultanza nonostante di fronte avesse le Streghe amiche. Un segnale per un giocatore che cerca un’altra promozione in Serie A, che sia attraverso i playoff o il sogno di quella diretta con il Genoa nel mirino.

Leader

Dal dualismo con Pavoletti a una spalla intorno alla quale girare per arrivare più vicino alla porta, ovvero dalla gestione di chi l’ha voluto in Sardegna a quella di chi se lo coccola e lo ha messo al centro del progetto risalita. Da Liverani a Ranieri, con l’ultima ciliegina della fascia di capitano indossata contro il Benevento: “Ha fatto una grande gara, non solo per il gol ma anche per lo spirito di abnegazione e sacrificio. È un esempio per i compagni di reparto e per la squadra”, le parole del tecnico rossoblù dopo i tre punti contro gli uomini di Stellone. Un leader riconosciuto non solo da Ranieri, ma anche se non soprattutto da compagni, tanto che “i ragazzi hanno fatto una votazione e hanno scelto lui come capitano, io l’avrei data a Mancosu“, da una parte l’ammissione e dall’altra l’endorsment del gruppo reso pubblico per sottolineare l’importanza del centravanti. Pescara da capocannoniere, Lecce e infine quella sfiorata proprio con la maglia del Benevento lo scorso campionato, Lapadula insegue la terza promozione in Serie A con la terza maglia diversa. “Io decisivo? Non ci sono eroi” le parole del numero nove dopo la vittoria contro la Spal. Ora come il suo Cagliari l’italo-peruviano cerca la svolta in trasferta, con quel gol che manca dal 27 novembre allo Stirpe di Frosinone e la vittoria di squadra ormai da oltre cinque mesi, il 10 settembre in quel di Benevento. Bari e Venezia l’occasione per esultare lontano dalla Unipol Domus, poi il Genoa per timbrare contro un’altra ex e sperare di accorciare sul secondo posto occupato dai liguri. Perché Lapadula non vuole essere un eroe, ma il Cagliari non può che affidarsi a lui per vincere le battaglie.

Matteo Zizola

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