Un pomeriggio di speranza e ripresa per circa una ventina di ragazzi ucraini accolti da alcune settimane a Cagliari e dal Cagliari calcio. Un allenamento, il secondo in assoluto per i giovani ragazzi scappati dalla guerra dopo le visite mediche e l’inizio delle scuole medie, nel centro sportivo “Monte Claro”. I classe 2009 sono stati inseriti all’interno del settore giovanile rossoblù nell’ambito di un progetto sportivo-sociale del Cagliari Calcio in collaborazione con la Caritas diocesana di Cagliari e i Salesiani Don Bosco di Selargius.
Sul campo di Monte Claro ha assistito all’allenamento dei ragazzi ed è intervenuto anche il presidente Tommaso Giulini, che ha parlato dell’iniziativa, del lavoro nel sociale e con i giovani del club e del momento dei rossoblù in campionato:
“Mi fa molto piacere essere qui oggi perché sia Don Marco Lai della Caritas che i Salesiani ci hanno aiutato a ospitare questi diciannove bambini e a ridare loro un po’ di normalità. I bambini stanno imparando la lingua, hanno questa opportunità oltre che giocare a pallone. Arrivavano comunque da una società di serie A ucraina quindi il livello è simile a quello dei nostri ragazzi. Vederli qui giocare insieme ai nostri ragazzi è un grande piacere. E speriamo di farlo anche con altri ragazzi, sarebbe bello aumentare il numero dei bambini perché temiamo che questa guerra sia lunga e che ci sarà bisogno di supporto per diversi mesi non solo in questo momento in cui l’emotività è più alta. In realtà sarà un problema di integrazione, di supporto, che andrà gestito per tanti mesi, quindi speriamo di fare la nostra parte come la stanno facendo altri club di Serie A. Oggi è presente qui il presidente della Lega Serie A Casini, sia come Lega che come club tutti stanno cercando di aiutare la popolazione ucraina in questo momento“.
Solidarietà e legame con il territorio
“Il calcio il modo di parlare tra i bambini? Sì, poi magari non solo attraverso due passaggi ma magari più avanti attraverso l’apprendimento della nostra lingua che spero i bambini si porteranno dietro come bagaglio culturale per tutta la vita. Ci auguriamo che questa realtà drammatica che stiamo vivendo possa diventare per loro un’opportunità culturale per imparare la lingua e apprezzare anche la cultura sarda. Riteniamo che il calcio sia prima di tutto un’attività sociale, è fondamentale coinvolgere il territorio. Oggi siamo arrivati a quarantadue academy sul territorio con quattro centri di formazione. Attraverso lo sport è doveroso coinvolgere il territorio e abbiamo cercato di farlo sin dall’inizio. In questo caso si trattava di dare una mano a chi sta vivendo una guerra sconvolgente cercando di dare un po’ di tranquillità a questi ragazzi che non possono più farlo a casa loro”.
Settore Giovanile e Primavera
“Ci abbiamo sempre tenuto sin dal primo giorno a migliorare il nostro settore giovanile. Questo si fa partendo dalle basi, perché poi i ragazzi si vanno a cercare nei paesi, nelle scuole calcio, il motivo di così tante academy è quello di cercare di dare supporto nei diversi paesi, ma anche convogliare i migliori talenti a livello sportivo nel settore giovanile del Cagliari. Quest’ultimo è un anno particolarmente positivo. Stiamo raccogliendo i frutti con l’under 15 e con l’under 16: la seconda si potrà giocare sicuramente le finali nazionali e speriamo possano farlo anche gli under 15 perché entrambe sono arrivate nelle prime posizioni di classifica. Con la Primavera abbiamo uno scontro diretto a Roma, domenica primo maggio, che ci permetterebbe di rimanere nei primi tre posti in classifica, con la speranza di andare a giocare le finali nazionali: sarebbe un grande traguardo, anche perché ci eravamo praticamente riusciti nell’anno del lockdown poi purtroppo il campionato si era fermato. Quest’anno siamo riusciti a portare tanti giovani in prima squadra, Desogus, Kourfalidis, Obert che ormai è parte integrante della prima squadra, Cavuoti che ha fatto un ottimo ritiro e speriamo di portarne di più l’anno prossimo“.
Il ringiovanimento della prima squadra
“Da questo punto di vista penso si possa leggere un po’ anche l’andamento della prima squadra: da gennaio la squadra si è nettamente ringiovanita. Alla prima del girone di ritorno eravamo a Genova ultimi con dieci punti: abbiamo fatto un girone d’andata disastroso, nel girone di ritorno anche grazie ai giovani abbiamo fatto una grande rimonta. Un po’ vanificata dalle ultime giornate, adesso abbiamo ancora la fortuna di essere quart’ultimi a tre punti sulla zona rossa: abbiamo fatto 15 punti in queste quattordici giornate, ora il girone di ritorno ci dà le carte per provare a salvarci dopo un girone d’andata che lo faceva sembrare impossibile. Chiaro che ora dobbiamo fare una grande gara con il Verona, come quella che abbiamo fatto con il Sassuolo: ormai le giornate sono sempre meno, se non vinciamo domenica la strada rischia di essere assolutamente in salita“.
Sulla gara di Genova
“Dopo un primo tempo molto equilibrato a Genova, l’inerzia era finita dalla nostra parte, con occasioni abbastanza clamorose, dal palo di Joao Pedro, all’azione di Keita e Rog. In nessuno di questi tre casi siamo riusciti ad andare in vantaggio e come è successo altre volte quest’anno c’è stata poi la beffa finale: sull’occasione di Keita secondo me era un rigore abbastanza solare, è vero che lui riesce a calciare ma dopo il tiro viene tranciato. Non me ne ero accorto, tanto che avevo fatto i complimenti a Valeri a fine partita, anche perché il giocatore si è rialzato immediatamente. Riguardando le immagini però chi era al VAR doveva accorgersi di quanto accaduto. Peccato perché in quel momento la partita poteva girare in modo diverso“.
Sul finale di stagione
“Le scelte arbitrali possono condizionare la corsa salvezza? Ho sempre pensato, e penso che sia la fotografia di tutte queste ultime stagioni, che a fine anno ti meriti sempre quello che alla fine dovevi ottenere. Penso che la retrocessione della prima stagione, nonostante da terz’ultimi e con circostanze ambientali strane in un certo momento, ce la fossimo meritata. Così come penso che tutte le salvezze che sono arrivate nei sei anni successivi ce le siamo tutte meritate fino in fondo. Accadrà quello che ci meriteremo sul campo: in queste prossime quattro partite dovremo cercare di salvarci. Abbiamo fatto un campionato di alti e bassi, momenti molto bassi e momenti molto alti. Ora siamo in un momento complesso, fatta eccezione della vittoria con il Sassuolo. La prossime quattro prestazioni dei giocatori, perché alla fine sono loro a scendere in campo e li abbiamo recuperati tutti quindi non ci saranno più alibi, saranno quelle che decideranno se resteremo in A o scenderemo in B, non le scelte degli arbitri“.
La Redazione