Simone Aresti, portiere del Cagliari, è intervenuto in collegamento con “Il Cagliari in diretta” su Radiolina. L’estremo difensore rossoblù racconta i passaggi decisivi della salvezza.
«Abbiamo fatto un pranzo sardo per festeggiare questa salvezza», racconta Aresti sulla festa che si è svolta oggi ad Asseminello. «Non poteva mancare il maialetto, a mister Semplici non è dispiaciuto e ha fatto il bis. Siamo andati sul classico, a partire dai malloreddus: non ci siamo fatti mancare niente. Chi potrebbe avere la cittadinanza sarda? João Pedro è da tanti anni, come Pavoletti e Ceppitelli: ce ne sono tanti legati a doppio filo a Cagliari e alla Sardegna».
Aresti racconta come il Cagliari ha ribaltato una storia che sembrava segnata: «Abbiamo passato momenti veramente difficili, forse tragici, dove si cercava a tutti i costi una soluzione che sembrava non esserci. La squadra era forte, sapevamo di essere forti, però poi quando si scendeva in campo per un motivo o per l’altro non portavi a casa i tre punti. L’arrivo di mister Leonardo Semplici è servito perché ha dato una svolta alla squadra, così come Capozucca ha portato serenità e quello sdrammatizzare che, in quel momento, era determinante per non abbattersi. Poi sono arrivate le prime vittorie, da lì siamo riusciti a fare quella svolta che cercavamo da tempo. Nei momenti di grande difficoltà serve una squadra, perché devi cercare qualcosa per toglierti pressioni. In questo Capozucca è un fenomeno».
Per Aresti non ci sono dubbi sulla svolta: «È facile, Cagliari-Parma e il gol di Cerri al 95′. È stata un’emozione incredibile, ho perso dieci anni di vita. Quel gol ha dato fiducia a tutti, perché solitamente quelle partite così incredibili rappresentano la vera svolta. Quel gol di Alberto è stata una cosa fuori di testa. Quale canzone dare alla salvezza? “Sei fantastica”, di Max Pezzali, ma nello spogliatoio si sente di più il reggaeton. Una salvezza arrivata con una rimonta del genere ti toglie tantissime energie fisiche e mentali, è giusto anche staccare un po’ e poi riprendere la prossima. Pereiro? È stato determinante contro il Parma, ma anche in altre occasioni: purtroppo la sfortuna ha voluto che nel suo momento migliore, dove davvero si vedeva il giocatore di grande qualità, il Covid lo ha colpito di nuovo. Ora è tornato dopo 21 giorni e l’ho abbracciato, personalmente gli sarò sempre riconoscente: non so se riuscirà a esserci sabato, ma gran parte del merito della salvezza è anche suo. Domenica io in campo? Se mi chiamano dovrò essere presente (ride, ndr). Sicuramente è una partita che bisogna cercare di vincere, anche perché è l’ultima in casa e sarebbe bello concludere bene. Ci teniamo a far bene. Dedica per la salvezza? A tutti coloro che come noi hanno sofferto in maniera spropositata, soprattutto per i tifosi che non sono potuti venire allo stadio: ci godiamo tutti insieme una salvezza miracolosa che vale come uno scudetto».
Aresti parla dei tecnici che ha avuto in carriera: «Un allenatore deve far stare bene il gruppo. Un esempio era Allegri, che non si inventava tanto ma ti faceva star bene quelle quattro-cinque cose di schemi provati in allenamento, molto semplici. Poi si vedevano i risultati in campo. Ringrazio anche Ninni Corda, che mi ha dato una fiducia sconsiderata nella carriera. Suazo? Se rimane qualche anno lì a Carbonia gli mando un messaggio per lavorare con lui (ride, ndr)».
La Redazione