Stalin spirava, l’Europa timidamente iniziava ad aprirsi, liberalizzando il mercato del carbone, i Paesi Bassi, oggi maestri nel controllo del livello del mare vennero sommersi dall’acqua subendo 2000 vittime, Tito si prendeva la scena nei Balcani e la Luna si guardava ancora dal basso. Fotogrammi di un tardo inverno di 70 anni fa: un altro mondo. Possono quindi i due principali eventi sportivi, dei due sport più seguiti all’epoca, avere il loro epilogo nello stesso medesimo impianto senza alcuna volontà e senza nessuno che fosse a conoscenza di ciò? Ovviamente no, ma questa è una storia dell’altro mondo.
La storia
Fine febbraio 1953. Il Vecchio Continente si sta faticosamente riprendendo dagli strascichi della Seconda guerra mondiale e in Italia c’è fervore per la ricostruzione, abbondantemente foraggiata a stelle e strisce dall’European Recovery Program, che passò alla storia come Piano Marshall, clic fondamentale per dare il via al boom economico.
E la Sardegna? Come spesso accadde fu lasciata qualche passo indietro nella Storia. Proprio in quei giorni cadeva il primo decennale dei bombardamenti su Cagliari e il suo capoluogo era ancora devastato dalle ferite, gli americani erano sì arrivati ma principalmente per installare le prime basi NATO. Ci si apprestava alle seconde elezioni regionali dell’era autonomistica, segnate già dai primi malcontenti per le diverse promesse disattese da parte del governo a Roma, si iniziava a parlare di Piani di Rinascita, ma nel mentre a tanti sardi non rimase che avviare la grande migrazione verso la Germania e il Nord Europa.
Come spesso accade però è lo sport che permette di tirare una riga, regalare emozioni e far dimenticare i tempi bui, e ciò avvenne nell’Isola. Fu così che il 22 febbraio 1953 tutto era pronto per una grande giornata di grande sport. Ciclismo e calcio si dividevano le prime pagine dei quotidiani dell’epoca, con le due ruote che furono egemoni nei primi anni del Novecento e il pallone che da hobby d’Oltremanica diventava sempre più lo sport delle masse.
Da cinque anni la Sardegna ciclistica ospitava la Sassari-Cagliari. La corsa in linea che, prendendo slancio nella discesa di Scala di Giocca, affrontava l’erta di Campeda per poi fiondarsi in pianura verso il capoluogo meridionale, era già diventata la Classica d’apertura del calendario internazionale e la crescente importanza portò poi cinque anni dopo ad aggiungere il Giro di Sardegna, appuntamento a tappe fondamentale per la preparazione alla Milano-Sanremo. Alla partenza nella città turritana, fissata alle ore 11, a dimostrazione di quanto importante era la corsa, il favorito era Fiorenzo Magni, già vincitore di due Giri d’Italia, sebbene tutti gli occhi e gli applausi erano per il seppur maturo mito Gino Bartali.
Se però le ruote giravano, il pallone sardo non stava certo fermo e a farla da padrona fu il Cagliari. I rossoblù si rilanciarono velocemente dal fallimento del ’35 e le ambizioni crescevano. Nel 1951 la squadra lasciò via Pola per trasferirsi nel più funzionale Stadio Amsicora e al primo colpo vinse il campionato di Serie C, il suo primo titolo nazionale. Nel 1952-53 si presenta in Serie B certamente non coi favori del pronostico, ma la prima parte di stagione, grazie a quella macchina da gol di Erminio Bercarich, ha un andamento inimmaginabile. La squadra di mister Allasio vince, convince e in quel pomeriggio carnevalesco si presenta al primo posto. In Sardegna arriva il Genoa, squadra invece costruita per dominare quel campionato e che è infatti seconda a due punti dalla vetta. È un vero e proprio “big match”, La Stampa di allora titola “Mezza promozione in palio a Cagliari” e i tifosi allo stadio portano cartelloni con la scritta Serie A, quella massima serie mai raggiunta e sentita solo nelle radio dell’epoca.
I ciclisti viaggiano forte, molto forte, come Cagliari e Genoa in stagione, e una volta scavalcato Campeda è una rincorsa fatta di scatti e controscatti per cercare la fuga vincente ed evitare la volata dove Magni è il più accreditato. Ed è qui che i 39 km orari di media, al tempo un ritmo invidiabile, generano l’assurdo. La linea d’arrivo è fissata proprio sulla pista d’atletica del polivalente Stadio Amsicora, sulla quale il gruppo deve pure compiere un giro completo prima della fine, ma gli organizzatori evidentemente si aspettavano un arrivo decisamente più ritardato, a incontro di calcio terminato. C’è confusione, gli inservienti iniziano a chiedersi come risolvere l’ingorgo sportivo e c’è fermento a bordo campo.
Nel mentre, nel primo pomeriggio le due compagini rossoblù scendono in campo, con i padroni di casa che cedono l’onore dei colori sociali agli ospiti e immediatamente all’imponderabile si aggiunge l’assurdo. Non lo sapremo mai, ma ci piace pensare che anche i sardi, furono i primi ad essere distratti dalla situazione, fatto sta che pronti via e dal calcio d’inizio passarono 15 secondi nel quale i giocatori in maglia bianca e pantaloncini blu letteralmente non toccarono palla e Cassani con un destro poco dentro l’area di rigore sbloccò il punteggio. Da lì in poi le cronache raccontano di un Genoa rintanato con addirittura 6 difensori e un Cagliari arrembante alla ricerca del gol, che arrivò al dodicesimo del secondo tempo grazie a un colpo di testa ravvicinato di Pison.
L’epilogo
In tutto questo Magni si è voluto prendere il sicuro e alle porte di Cagliari decide di andarsene, ma gli sta dietro Giuseppe Minardi. Dietro faticano, son nervosi e a Sant’Avendrace Gino Bartali casca, mandando in fumo i sogni di gloria del pubblico. La vittoria ormai è una cosa a due, ma c’è la partita!
Gli organizzatori si arrabattano e decidono di spostare materialmente lo striscione d’arrivo arretrandolo nella stradina d’ingresso dell’impianto, ma è un ciclismo d’altri tempi, senza radioline e poche comunicazioni. Alle 16:33 con la partita di calcio in pieno svolgimento Magni e Minardi entrano nell’anello dell’Amsicora e si apprestano ad effettuare la volata. Il pubblico sulle gradinate in legno d’un tratto si dimentica di assistere a un appuntamento calcistico e si inebria per la corsa. Il finale è thrilling: Magni, che comunque attraversò per primo la “nuova” linea d’arrivo, prima urta e fa cadere Minardi e poi va a vincere facendo scattare in piedi gli spettatori, con buona pace dei 22 nel campo in terra battuta (Amsicora funzionale sì, ma siamo pur sempre in una storia di un altro mondo) che cercavano la spallata alla promozione. Alla fine anche il restante gruppo a un minuto completò l’anello e fu festa sportiva, nonostante qualche polemica per il caos, con Minardi che rinunciò a eventuali reclami con un popolo felice che potè per un pomeriggio dimenticare i problemi del tempo.
Nel mentre terminò anche la partita: il Cagliari si accontentò del pareggio e rimase in testa sognando ancora la promozione, ma da marzo in poi ci fu il crollo che relegò la squadra al quarto posto, mentre il Genoa riuscì in dieci giornate a mantenere le promesse arrivando primo e tornando in A. Il Cagliari invece dovette attendere altri 10 anni, con l’erba naturale finalmente sul campo e con un ragazzo arrivato da Leggiuno.
Di tutto ciò ci rimane una Sardegna ancora in difficoltà, presa da promesse inattese e nuove emigrazioni. Di ciclismo non se ne fa più e tolti gli ultimi episodi “one shot” come la Settimana Ciclistica e il Giro Donne, o il fallito revamping del Giro di Sardegna, i pedali di alto livello sono al momento una chimera. Rimane il calcio, il Cagliari e la rincorsa a quella Serie A, in un campionato però se vogliamo opposto a quello del 1953. Quella squadra distratta in difesa, quasi di “liveraniana” memoria, è stata sostituita da un undici accorto e che invece di difendere il primo posto punta alla concretezza e alla rimonta in classifica. Claudio Ranieri ieri in conferenza stampa ha ribadito l’esistenza di un progetto per la risalita, se non quest’anno l’anno prossimo, un vero Piano di Rinascita. Quello politico degli anni 1950 fallì, ma spesso lo sport in Sardegna segue una linea storica diversa.
Una cosa è certa: stasera arriva il Grifone e per fortuna piste intorno al campo non ce ne sono più.
Alessandro Frongia














