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Torres, Guiebre: “Difendiamo il terzo posto. I tifosi la nostra arma per i playoff”

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In occasione dell’ultima puntata di Serie C…entotrentuno, rubrica dedicata alla Torres in collaborazione con Footure Lab, ai nostri microfoni è intervenuto l’esterno dei rossoblù Abdoul Razack Guiebre. Una piacevole chiacchierata quella fatta con il numero 19 dei sassaresi, dalla stretta attualità della stagione che vede i ragazzi di Alfonso Greco lottare per difendere il terzo posto in classifica nel girone B della Serie C, passando anche per argomenti più personali. Di seguito un estratto delle sue parole ai nostri microfoni.

Sul momento

“Nell’ultima gara a parte il risultato ho visto un buon spirito in campo, so che non è semplice a livello fisico. La stanchezza inizia a farsi sentire, dobbiamo essere bravi a chiudere al terzo posto che ci porta grossi vantaggi a livello di playoff, poi dobbiamo prepararci al meglio sia a livello mentale che fisico per affrontare al meglio questo periodo che è fatto di partite difficili e strane”. 

Sull’ambientamento a Sassari

“Cerco di chiedere sempre di più a me stesso e prima di giudicare gli altri penso a cosa potevo far meglio. Il mio obiettivo era un altro in questa stagione e ancora non sono riuscito a raggiungerlo, ancora un bilancio non posso darlo perché ancora non è finita l’annata. Alla fine mi siederò e ragionerò su quanto fatto in campionato e tirerò le somme. Chiaro che però è più che positivo rispetto alla scorsa stagione. Sono orgoglioso e fiero di aver fatto parte, e di far ancora parte di questa squadra, ma ancora nulla è finito”.

Allenamento

“Per il mio fisico devo assolutamente allenarmi anche extra-campo, perché più lo faccio e meglio sto. Però devo essere bravo a capire i momenti in cui serve riposo che anche questo è fondamentale. Anche fuori dalla stagione tendo ad allenarmi spesso, anche insieme ai miei amici. Questo è il mio modo di essere e di vivere il lavoro, anche se non lo consiglierei a tutti (ride ndr)”.

Mentalità

“Spesso ho preteso troppo da me stesso, guardando al passato tante volte tendo a chiedere troppo dimenticandomi di chi sono e di ciò che so realmente fare. Penso troppo a fare un qualcosa che non devo fare, invece di farla spontaneamente. Spesso mi soffermo a riflettere troppo, senza andare d’istinto, e perdo un tempo di gioco. Anche perché quando la spontaneità prevale è più difficile anche per l’avversario contrastarti”.

Verso i playoff

“Ci può essere il rischio di avere troppo la testa sui playoff, però dobbiamo ragionare di domenica in domenica, focalizzandoci sempre sul prossimo appuntamento. Poi una volta che ci avvicineremo ai playoff dobbiamo rimanere più sereni possibile. Quale sarà il nostro vantaggio? Ci sono state partite in cui abbiamo mandato grossi segnali, specie nelle vittorie in rimonta. Se riusciamo a ritrovare l’identità di una squadra che non si dà mai per vinta è una marcia in più in particolare nei playoff. Se troviamo in più fiducia nelle nostre qualità, possiamo dire la nostra contro tutti”. 

Playoff

“Quando ero al Monopoli e ho fatto i playoff ciò che ci ha ammazzato è l’aver fatto troppe partite senza i giusti ricambi. Avere una panchina lunga ti aiuta tanto, tant’è che siamo arrivati a Catanzaro ed eravamo a pezzi. Sebbene abbiamo fatto ottimi risultati, vincendo a Cesena 3-0. Avere una panchina lunga aiuta. Vediamo quest’anno, la squadra c’è, tutto dipende da noi. Dobbiamo arrivare nelle migliori condizioni e giocarcela contro tutti. Non abbiamo niente da perdere”. 

Sul rendimento dell’Entella

Non so se ci sono le giuste gerarchie, l’Entella è stata brava a non sbagliare nelle partite cruciali, noi sì invece. Sono meglio di noi? Non te lo so dire. Hanno fatto meglio di noi? Si. Gli faccio i complimenti perché hanno lavorato tanto e se lo meritano di essere in cima. Però più che all’Entella, penso più a quanto abbiamo sbagliato noi”.

Sulla sua carriera

“Ho sempre vissuto la mia carriera con leggerezza, perché questo è il lavoro che amo fare. A volte è andata bene, altre meno. Ciò che fa la differenza nella vita personale si riflette su quella di campo. In questi anni, girando varie piazze, impari tanto. C’è chi è più professionale e chi meno. Devi essere bravo a tenere per te le cose utili, come se fossero insegnamenti di vita. Poi in giocare in nazionale è bellissimo, giochi con giocatori fortissimo. Meglio di quello non c’è. Quando entri in campo il peso della maglia è differente da quello di un club, anche perché rappresenti la tua nazione. Però se ami il tuo lavoro la pressione non la senti neanche”. 

Origini calcistiche

“Non ho mai giocato nel mio Paese. Sono cresciuto in Italia, anche quando stavo in Eccellenza andavo a giocare al parco il giorno prima della gara. Secondo me è questo che mi ha portato di avere un qualcosa di più rispetto agli altri. Sono cresciuto per strada calcisticamente e questo mi ha reso più imprevedibile per lunghi tratti. Questo mi ha aiutato a diventare professionista, il mio errore è stato quello di cercare di diventare più un giocatore regolare. Mentre spesso devo far più di testa mia, sbagliando, ma questo per me è una caratteristica fondamentale”. 

Sul rapporto con Greco

Mi trovo bene con il mister, c’è rispetto reciproco e parliamo chiaramente. In campo a livello offensivo non mi ha mai detto nulla, a parte di crossare ogni tanto (ride ndr). Però dà tanta fiducia perché mi fa giocare tanto. Però queste sono chiacchiere perché se non si fa bene viene difficile trovare spazio. Giocare a destra? Mi trovo bene a sinistra, solo a calcetto gioco a destra. Poi vediamo cosa riserva il futuro, però sin da piccolo ho giocato a sinistra”.

Tempo libero

“Sto con la mia famiglia, vado in palestra e ogni tanto esco con Varela e Zambataro e andiamo a mangiare fuori. Nulla di straordinario. Cucina preferita? Quella africana, una volta sono andato a Parigi per mangiare africano (ride ndr)”.

Sui tifosi 

“Con i tifosi mi sono sempre trovato bene in qualsiasi piazza. Non ho mai avuto problemi, anche quando mi mettono pressione a me dà tanta carica. Penso a chi lavora 8 ore al giorno per venire a supportarci e questo mi dà carica. I tifosi che cantano ti trascinano e ti permette di dare tutto e anche di più”.

La Redazione

TAG:  Serie C Torres
 
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