Interpretazione sbagliata, malinteso, errore venuto dallo scambiare fra loro cose o persone simili. È la definizione di equivoco come da vocabolario, forse eccessivo da associare al protagonista di questa storia in salsa rossoblù. O forse no, perché in fondo un equivoco può portare anche a risposte positive dopo un viaggio fatto di aspettative e crescita che poi diventa delusione e panchine, fino all’espressione di un nuovo profilo quasi inatteso, ma che non cancella del tutto l’idea iniziale e le premesse. In fondo tutto nasce da un semplice lancio che come un lampo ha illuminato la Unipol Domus stregando il presidente del Cagliari Tommaso Giulini, dando l’idea di un giocatore se non completamente diverso, sicuramente con lati che solo ora vengono scoperti. Insomma, Matteo Prati non è solo geometrie e verticalità, anzi. Il classe 2003 ravennate è di più, è soprattutto equilibrio e intelligenza difensiva.
Mediano
Ci si aspetta un nuovo lampo, salvo poi rimanere delusi. Giocatore a tratti timido, altre volte eccessivamente rapido nel pallone verticale a tutti i costi, altre ancora poco cercato tanto da non essere nel vivo del gioco come si vorrebbe da un play con le stimmate del campioncino in erba. E quindi la sensazione che sì, il giocatore forse si farà, ma alla fine quell’investimento estivo per strapparlo alla concorrenza, per quasi vincere una battaglia di principio non sia stato esattamente l’affare del secolo e nemmeno tanto vicino. Prati centrale nell’Under 21 di Carmine Nunziata, Prati che sparisce dal campo nel Cagliari di Davide Nicola dopo un inizio da titolare indiscusso prima dell’infortunio di Lecce. Tornando all’improvviso una sera in casa contro il Bologna, per poi rientrare nei ranghi delle riserve con poco o nessuno spazio. Alla fine, però, succede che dal dimenticatoio – forse anche grazie proprio alla maglia degli azzurrini – rispunta nuovamente in mezzo al campo, titolare a Roma contro il suo mentore Claudio Ranieri che ne aveva approvato l’acquisto dalla Spal un anno e mezzo prima. Dopo aver raccolto minuti una settimana prima contro il Genoa, una mezz’ora o poco più recupero incluso che andava oltre il cameo andato in scena sempre a Roma, ma contro la Lazio, in mezzo al nulla di mesi di panchine. E succede che i rossoblù escono dall’Olimpico con una sconfitta per 1-0 perfino immeritata, tanto da convincere l’allenatore piemontese a confermarlo nella gara da vincere a tutti i costi contro il Monza. Risultato la vittoria per 3-0 e tre punti salvezza fondamentali, fino all’ultima giornata, ancora nei primi undici, ancora per la seconda volta consecutiva un clean sheet per Caprile dopo lo 0-0 di Empoli. Una storia che unendo i puntini dà una sentenza. Da Prati si cercano geometrie e velocità di pensiero, l’opposto del suo compagno di dualismo Makoumbou, ma alla fine si trovano presenza difensiva ed equilibrio. Già, perché i conti tornano. Tolta la gara da titolare estemporanea contro il Bologna a ottobre (unica in ventitrè giornate tra fine settembre e inizio marzo) con il centrocampista ravennate in campo dall’inizio il Cagliari ha mantenuto la porta inviolata in tre occasioni sulle cinque totali e subito appena tre reti in sei gare che diventano cinque in sette considerando anche quella contro i felsinei. Una media di mezzo gol a partita quando Prati ha avuto continuità, comunque di meno di una a gara anche con il Bologna dentro la statistica. Mentre senza il classe 2003 nell’undici iniziale il dato cambia nettamente, passando a 1,62 a gara (sempre Bologna escluso).
Nuova sfida
Nel pareggio balneare contro l’Empoli, classica sfida della paura per i toscani e del rispetto per i timori altrui per il Cagliari, Prati non ha rubato l’occhio. E, se si vuole, nemmeno contro il Monza è stato trascendentale nella fase di possesso. Qualche apertura, la richiesta del pallone da giocare alternata a un nascondino intermittente, ma nulla di clamoroso. Per chi però ha occhio per i particolari non è sfuggito tutto il resto delle sue gare. Un tempo la sofferenza nel centrocampo a due, meglio sicuramente da centrale basso in una mediana a tre. Oggi a proprio agio anche in coppia con Adopo, muscoli e cervello che si compensano a vicenda, ma soprattutto letture di posizione e intelligenza tattica a bilanciare l’esuberanza del compagno francese. Non è un caso, al netto degli avversari, che con Prati a dirigere la fase difensiva più che l’orchestra offensiva il Cagliari subisca poco o nulla. Non è un caso che ciò sia avvenuto sia con Caprile a difendere i pali che a inizio anno con Scuffet in porta, o ancora che sia stato con la difesa a tre o a quattro, con compagni diversi intorno o meno. Ed ecco dunque la risposta all’equivoco, quello di un giocatore che ha sì doti di regia, ha sì pensiero rapido e verticalità anche forzata – come a Empoli, con lanci a volte nel vuoto frutto della poca pazienza – ma ha soprattutto qualità nel posizionamento difensivo delle quali beneficia il collettivo. Prati non è un Pirlo e forse mai lo sarà, questo appunto l’equivoco. Un regista sì, ma con aspettative andate oltre le sue qualità principali. Quelle del classico calciatore che magari si vede poco quando c’è, semplice spesso e volentieri nel suo gioco e con margini di miglioramento nella gestione di tempi e modi dietro la macchina da presa in mezzo al campo. Ma che si nota e tanto quando non c’è, dimostrando di poter essere l’architrave che regge l’edificio tattico in entrambe le fasi, l’equilibratore dal quale si attende la giocata da applausi e che, invece, è più efficace e utile che bello. Con tecnica e visione, sì, ma senza che siano le skills da mettere in cima al curriculum. Con un ultimo aspetto da non sottovalutare, la capacità di aver saputo aspettare il proprio momento a lungo, nonostante l’etichetta del prezzo che mostrava milioni di euro apparentemente in eccesso per un ragazzo di una squadra retrocessa in Serie C. Un peso nato da un solo lancio in maglia Spal, davanti alla persona giusta al momento giusto. Un equivoco, sì, ma con un futuro lungo e tutto da scrivere per confermare le impressioni date da un lampo, con basi solide che non possono più passare inosservate. Si aspettavano palloni millimetrici e verticali perfette, sono arrivate costanza e intelligenza prima di ogni altra cosa. E, finalmente, anche Nicola si è convinto. Ripartire da Prati, magari con un ultimo passaggio da compiere nel cancellare il dualismo con Makoumbou. Insieme si può.
Matteo Zizola