I cinici, prima di diventare l’aggettivo per chi agisce con freddezza, erano dei filosofi greci. Senza riprendere in mano il libro del Liceo Classico, la parola cinismo ha da sempre un’accezione leggermente negativa poiché nasce da una corrente di pensiero che andava in contrasto con i costumi e le usanze tradizionali.
Un Cagliari solido: Anche il Cagliari di Maran ha deciso di svoltare dopo una stagione in chiaroscuro cambiando filosofia in campo. Certo il mercato estivo ha aiutato, ma è evidente la crescita dei rossoblù a livello psicologico e in netto contrasto con l’atteggiamento mentale della passata stagione. Il Cagliari ha rinnegato se stesso, ora si parla di grinta e la squadra in campo è solida e difficile da affrontare per tutti, come dimostrano le partite a Napoli e Roma. Certo a volte non è spettacolare ma intanto riesce a tenere in mano il risultato in maniera completamente opposta rispetto all’anno scorso. Il Cagliari fin qui è andato in vantaggio per primo sei volte, di fatto sempre escluse le due sconfitte iniziali, e non ha mai perso. Se segna per primo o vince o pareggia.
Un Cagliari cinico: La differenza la sta facendo il cinismo sotto porta. I rossoblù di Maran trasformano in gol il 19% dei tiri effettuati. Meglio fanno solo Parma (19,1%), Sassuolo (19,7%) e Inter (20,7%). Il Cagliari è una squadra cinica che se ha un’occasione è molto probabile che riesca a trasformarla in gol. Emblematica la sfida al Parma: con tre gol realizzati con tre tiri in porta.
Un Cagliari blindato: Oltre all’attacco i rossoblù hanno cambiato approccio anche in difesa. Gli uomini sono di fatto gli stessi, con l’aggiunta di Olsen che sta sorprendendo per continuità, ma è la mentalità ad essere cambiata rispetto al passato. Non a caso nelle ultime quattro partite il Cagliari ha subito solo due gol. Una rarità questi numeri se paragonati a quelli della passata stagione. Riuscirà il Cagliari a restare solido dietro e implacabile davanti, o il cinismo finirà per essere un amore passeggero per i rossoblù? Un po’ come quando al liceo alla prima lettura di un testo di Seneca ci innamoravamo del suo modo di descrivere il mondo, salvo poi abbandonare in qualche mensola i libri dell’autore romano passata l’interrogazione.
Roberto Pinna