Pastori sardi contro il ribasso del prezzo del latte: la nostra lettura della vicenda.
La fermentazione è il processo attraverso il quale degli organismi, in assenza di ossigeno, trasformano la sostanza in cui son contenuti in un’altra, sprigionando energia. Poniamo il caso che questi organismi si chiamino pastori sardi e riescano a trasformare la società in cui sono immersi, liberando energie per fare davvero uno scatto in avanti. Potremmo chiamare questo processo “fermentazione sarda”.
Il processo è ormai avviato, e lo si vede dal ribollimento emozionale, suscitato da un’ottima campagna comunicativa, spontanea, di massa, coinvolgente ma che ha bisogno di un concreto seguito per non rimanere un buon fenomeno mediatico fine a sé stesso. Fondamentale è prendere in mano i processi, governarli, determinando un cambiamento che non sia frutto della sola confusione o del sensazionalismo.
Il rischio è quello di abbandonarsi ad un nuovo urlo di dolore – che oggi è il latte rovesciato, ieri il caschetto battuto sui sampietrini – buono per elemosinare le briciole frutto di una sempiterna dipendenza, che non si riesce a picconare dalla base.
In uno scenario che cambia (anzi, è già cambiato) in fretta – a livello produttivo, ma anche sociale, politico ed economico -, assistere a trattative sul centesimo con lo stato centrale appare grottesco, un errore enorme e reiterato. Tutto questo mentre ogni altro settore economico fa i conti con dinamiche opposte: l’ostinata competizione sul mercato, il networking, l’inventare e l’inventarsi.
Ecco allora che la sfida del settore pastorale, se davvero la si vorrà affrontare, sarà quella di puntare a prendere in mano tutta la filiera, accorciandola e puntando su qualità, cooperazione, diversificazione e valorizzazione di un prodotto che possa stare sul mercato. Sarà necessario raccogliere le forze residue presenti nel tessuto sociale e professionale sardo ed invitarle (o addirittura costringerle) a cooperare, inaugurando così una nuova era fondata sulla tutela dell’interesse della Sardegna intera, prima che dei singoli attori economici, che come noto, sono guidati in primis dalle leggi dell’egoismo imprenditoriale e del “si salvi chi può”. Per questo serve uno scatto che arrivi dall’isola e dai primi anelli della catena. Perché quelli più grandi hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo “ricattatore-mendicante”.
I pastori sanno bene che la fermentazione è un processo delicato, che ha bisogno di temperature stabili, così ogni (anche minima) oscillazione può compromettere il prodotto finale. Il mondo pastorale può iniziare a puntare a emanciparsi, una volta per tutte, e trascinare con sé una intera popolazione che si merita più di quel che da decenni riesce a stento a raccogliere. Dunque, termometro alla mano, pastori! Avanti con pazienza e intelligenza: nessuno verrà a salvarvi se non voi con i sardi stessi.
Stefano Lecca